2010 al Top II
Secondo ed ultimo post dedicato al caldissimo 2010, dopo quello dedicato alle ricostruzioni satellitari.
Moltissimo è già stato detto e scritto sui record effettivi e i quasi-record dello scorso anno (vedi per es. qui per un ottimo riassunto). In dipendenza del dataset e delle relative modalità di ricostruzione (associate a copertura, interpolazioni, medie di riferimento), il 2010 appare come un anno vicinissimo al record strumentale (HadCRU), o a sua volta l'anno più caldo a pari con il 2005 (NCDC/NOAA) o da solo (GISS/NASA) ma di una briciola.
Non mi interessa molto la classifica sul rush finale, non penso sia così importante; quel che importa - imho - è il fatto che lo scorso sia stato l'ennesimo anno di una lunga serie sempre e costantemente sopramedia. Inerzia termica? Stabilità? I trend trentennali (quelli statisticamente significativi) non supportano il mito diffuso della leggera diminuzione termica, tantomeno quello della stabilità. Ma nemmeno quelli del solo decennio dei 2000, come si vede in crescita sia nella ricostruzione della NASA sia in quella coi "buchi". Semmai gli anni 2000 (chiusi dal 2010) sembrano avere un rateo di crescita termica globale leggermente più contenuto rispetto agli anni 90. Un decennio, come già scritto molte volte, è comunque un lasso di tempo nel quale a dominare è soprattutto la variabilità naturale.
Anyway: in questo e questo di tamino risp. in un post della lavagna bianca vengono spiegati bene tendenze, riscontri, paragoni, significatività statistica dell'andamento termico superficiale globale, andamento che il 2010 non fa che corroborare. Interessanti, per es. questo grafico che mostra una comparazione fra GISS e NCDC (due medie di riferimento diverse), a seguire una comparazione dei 5 dataset (i 3 sopra più i 2 satellitari di cui si è parlato qui) con i trend degli ultimi 30 anni in versione medium-size qui e in versione extra-large qui (vedi anche figura a lato). Infine un occhio di riguardo per questo grafico interessante che mostra l'andamento annuo dei 5 dataset a cui sono stati rimossi i contributi stimati di fattori esterni come 'ENSO, le eruzioni vulcaniche e la variabilità solare così come il ciclo annuale residuale, in modo da evidenziare solo il trend di fondo ed ogni variazione naturali rimanente (come spiegato qui).
D'accordo la variabilità interannuale (metà anno sotto influenza del Nino, metà della forte Nina, con la troposfera tropicale a "sentire" per prima e in modo più massiccio e a reagire di conseguenza a queste sollecitazioni interne inrerannuali), d'accordo però anche il protratto minimo solare, d'accordo la variabilità oceanica multidecennale dell'Atlantico (AMO) ancora in fase positiva e però quella del Pacifico (PDO) in fase già negativa, d'accordo l'amplificazione artica al super-lavoro, d'accordo questo e altro.
Tuttavia essere al top (primo o secondo posto che sia) mostra - se ce ne fosse ancora bisogno - che il GW è più in forma che mai e che apparentemente non ha alcuna intenzione di comportarsi come i fautori del GC imperante e/o imminente (dal1995, 1998, 2002, 2007, 2010...to be continued) vorrebbero far credere ai polli che lo facesse, strombazzando dalle varie centraline della disinformazione e del terracavismo.
Continuiamo ad attendere impazienti.
Intanto registriamo il fatto che _l'evento_ termico del 2010 (a prescindere da quello a sua volta molto molto estremo di fine 2010/inizio 2011 fra l'Artico canadese e la Groenlandia, su cui ci torneremo...), cioè la terribile heatwave estiva dell'Europa orientale e della Russia europea, è stato studiato e messo in paragone con l'estate europea del 2003, risultando un evento senza precedenti su scala continentale negli ultimi 5 secoli almeno (come già scrivevo qui e qui).
Riassunto dello studio:
. Russia europea colpita nell'estate 2010 più di ogni altra regione: elevatissime T giornaliere e anche notturne, insieme a siccità, hanno prodotto incendi su un'area di 1 milione di ettari causando circa il 25% di perdite agricole (soprattutto grano) e con danni totali per circa 15 miliardi di USD.
. Record stracciati per deviazione dalla media ed estensione spaziale, T (a seconda del lasso di tempo considerato) fra 6.7ºC e 13.3ºC sopra la media. Heatwave che ha coperto circa 2 milioni di km^2, un'area 50 volte la superficie della Svizzera.
. Percezione generale in Europa centro-occidentale di un'estate meno calda qui rispetto a quella del 2003 (nonostante molti problemi dovuti al gran caldo anche l'anno scorso). Comunque sull'intera Europa la scorsa estate è stata mediamente di 0.2ºC più calda rispetto a quella del 2003 (ovviamente a causa dell'anomalia molto estrema sull'est e anomalie comunque positive anche più ad ovest, mentre per es. il 2003 fu assai meno caldo sull'Europa nordorientale). Il motivo della percezione diversa è quindi spiegabile con il fatto che la heatwave del 2003 colpì duramente l'ovest del continente e inoltre quella ondata di caldo eccezionale ebbe durata maggiore rispetto a quella dell'anno scorso.
. Cause del tutto naturali, dovute ad anomali e persistenti blocchi ad omega della circolazione atmosferica (vasti e protratti sistemi di alta pressione associati ad aree di bassa pressione ad ovest e ad est di essi). Nel 2003 tale cella stazionò per settimane sul centro-ovest del continente, l'anno scorso sulla Russia e la bassa pressione orientale fu parzialmente responsabile delle precipitazioni estreme e delle relative inondazioni che colpirono il Pakistan (come spiegai qui su MS in questo e in questo post). Poca pioggia e prematura fusione della neve - essiccando i suoli già a fine primavera - contribuirono ad amplificare la straordinaria anomalia termica nel cuore della scorsa estate russa. Precondizioni che, in parte, erano presenti anche da noi prima della canicola del 2003.
. Simili strutture bloccate in estate (come quelle del 2003 e del 2010) sono eventi rari, ma possono comunque succedere nell'ambito della variabilità naturale: interessante è però la prospettiva temporale. In questo senso, le misure strumentali e le ricostruzioni mediante campionamenti di dati proxy e di archivi naturali e di documenti storici permettono di dire che simili eventi sono del tutto assenti in un contesto plurisecolare. Estati come quelle del 2003 e del 2010 non ci sono mai state da 500 anni su mezza Europa (vedi anche qui; la prima, in area alpina, è una novità probabilmente da più di un millennio). Periodi con un relativo aumento di frequenza delle estati calde (ma lontani da quello recente per intensità e numero) sono la seconda metà del 1700 e quello fra gli anni 40 e i primi anni 50 del XX secolo.
. Ovviamente non possiamo attribuire eventi isolati e abbastanza puntuali come questi due al cambiamento climatico. Tuttavia spicca il fatto che - in un contesto plurisecolare - queste due e le successive altre tre estati molto calde (2009, 2006, 2002) siano tutte concentrate nell'ultimo decennio. Il clustering delle estati con heatwaves da record all'interno di un singolo decennio è già di per sé strano, il fatto che sia l'ultimo desta ancora più sospetti.
. Scenari futuri con focus temporale la fine del XXI secolo mostrano che estati estreme come quella del 2010 potrebbero verificarsi in media ogni otto anni, mentre estati come quelle del 2003 potrebbero diventare la norma e verificarsi ogni due anni. Il mutamento di frequenza dipende molto dai modelli utilizzati, ma tutti concordano su maggior frequenza, intensità e durata delle heatwaves future.
Moltissimo è già stato detto e scritto sui record effettivi e i quasi-record dello scorso anno (vedi per es. qui per un ottimo riassunto). In dipendenza del dataset e delle relative modalità di ricostruzione (associate a copertura, interpolazioni, medie di riferimento), il 2010 appare come un anno vicinissimo al record strumentale (HadCRU), o a sua volta l'anno più caldo a pari con il 2005 (NCDC/NOAA) o da solo (GISS/NASA) ma di una briciola.
Non mi interessa molto la classifica sul rush finale, non penso sia così importante; quel che importa - imho - è il fatto che lo scorso sia stato l'ennesimo anno di una lunga serie sempre e costantemente sopramedia. Inerzia termica? Stabilità? I trend trentennali (quelli statisticamente significativi) non supportano il mito diffuso della leggera diminuzione termica, tantomeno quello della stabilità. Ma nemmeno quelli del solo decennio dei 2000, come si vede in crescita sia nella ricostruzione della NASA sia in quella coi "buchi". Semmai gli anni 2000 (chiusi dal 2010) sembrano avere un rateo di crescita termica globale leggermente più contenuto rispetto agli anni 90. Un decennio, come già scritto molte volte, è comunque un lasso di tempo nel quale a dominare è soprattutto la variabilità naturale.
Anyway: in questo e questo di tamino risp. in un post della lavagna bianca vengono spiegati bene tendenze, riscontri, paragoni, significatività statistica dell'andamento termico superficiale globale, andamento che il 2010 non fa che corroborare. Interessanti, per es. questo grafico che mostra una comparazione fra GISS e NCDC (due medie di riferimento diverse), a seguire una comparazione dei 5 dataset (i 3 sopra più i 2 satellitari di cui si è parlato qui) con i trend degli ultimi 30 anni in versione medium-size qui e in versione extra-large qui (vedi anche figura a lato). Infine un occhio di riguardo per questo grafico interessante che mostra l'andamento annuo dei 5 dataset a cui sono stati rimossi i contributi stimati di fattori esterni come 'ENSO, le eruzioni vulcaniche e la variabilità solare così come il ciclo annuale residuale, in modo da evidenziare solo il trend di fondo ed ogni variazione naturali rimanente (come spiegato qui).
D'accordo la variabilità interannuale (metà anno sotto influenza del Nino, metà della forte Nina, con la troposfera tropicale a "sentire" per prima e in modo più massiccio e a reagire di conseguenza a queste sollecitazioni interne inrerannuali), d'accordo però anche il protratto minimo solare, d'accordo la variabilità oceanica multidecennale dell'Atlantico (AMO) ancora in fase positiva e però quella del Pacifico (PDO) in fase già negativa, d'accordo l'amplificazione artica al super-lavoro, d'accordo questo e altro.
Tuttavia essere al top (primo o secondo posto che sia) mostra - se ce ne fosse ancora bisogno - che il GW è più in forma che mai e che apparentemente non ha alcuna intenzione di comportarsi come i fautori del GC imperante e/o imminente (dal
Continuiamo ad attendere impazienti.
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Intanto registriamo il fatto che _l'evento_ termico del 2010 (a prescindere da quello a sua volta molto molto estremo di fine 2010/inizio 2011 fra l'Artico canadese e la Groenlandia, su cui ci torneremo...), cioè la terribile heatwave estiva dell'Europa orientale e della Russia europea, è stato studiato e messo in paragone con l'estate europea del 2003, risultando un evento senza precedenti su scala continentale negli ultimi 5 secoli almeno (come già scrivevo qui e qui).
Riassunto dello studio:
. Russia europea colpita nell'estate 2010 più di ogni altra regione: elevatissime T giornaliere e anche notturne, insieme a siccità, hanno prodotto incendi su un'area di 1 milione di ettari causando circa il 25% di perdite agricole (soprattutto grano) e con danni totali per circa 15 miliardi di USD.
. Record stracciati per deviazione dalla media ed estensione spaziale, T (a seconda del lasso di tempo considerato) fra 6.7ºC e 13.3ºC sopra la media. Heatwave che ha coperto circa 2 milioni di km^2, un'area 50 volte la superficie della Svizzera.
. Percezione generale in Europa centro-occidentale di un'estate meno calda qui rispetto a quella del 2003 (nonostante molti problemi dovuti al gran caldo anche l'anno scorso). Comunque sull'intera Europa la scorsa estate è stata mediamente di 0.2ºC più calda rispetto a quella del 2003 (ovviamente a causa dell'anomalia molto estrema sull'est e anomalie comunque positive anche più ad ovest, mentre per es. il 2003 fu assai meno caldo sull'Europa nordorientale). Il motivo della percezione diversa è quindi spiegabile con il fatto che la heatwave del 2003 colpì duramente l'ovest del continente e inoltre quella ondata di caldo eccezionale ebbe durata maggiore rispetto a quella dell'anno scorso.
. Cause del tutto naturali, dovute ad anomali e persistenti blocchi ad omega della circolazione atmosferica (vasti e protratti sistemi di alta pressione associati ad aree di bassa pressione ad ovest e ad est di essi). Nel 2003 tale cella stazionò per settimane sul centro-ovest del continente, l'anno scorso sulla Russia e la bassa pressione orientale fu parzialmente responsabile delle precipitazioni estreme e delle relative inondazioni che colpirono il Pakistan (come spiegai qui su MS in questo e in questo post). Poca pioggia e prematura fusione della neve - essiccando i suoli già a fine primavera - contribuirono ad amplificare la straordinaria anomalia termica nel cuore della scorsa estate russa. Precondizioni che, in parte, erano presenti anche da noi prima della canicola del 2003.
. Simili strutture bloccate in estate (come quelle del 2003 e del 2010) sono eventi rari, ma possono comunque succedere nell'ambito della variabilità naturale: interessante è però la prospettiva temporale. In questo senso, le misure strumentali e le ricostruzioni mediante campionamenti di dati proxy e di archivi naturali e di documenti storici permettono di dire che simili eventi sono del tutto assenti in un contesto plurisecolare. Estati come quelle del 2003 e del 2010 non ci sono mai state da 500 anni su mezza Europa (vedi anche qui; la prima, in area alpina, è una novità probabilmente da più di un millennio). Periodi con un relativo aumento di frequenza delle estati calde (ma lontani da quello recente per intensità e numero) sono la seconda metà del 1700 e quello fra gli anni 40 e i primi anni 50 del XX secolo.
. Ovviamente non possiamo attribuire eventi isolati e abbastanza puntuali come questi due al cambiamento climatico. Tuttavia spicca il fatto che - in un contesto plurisecolare - queste due e le successive altre tre estati molto calde (2009, 2006, 2002) siano tutte concentrate nell'ultimo decennio. Il clustering delle estati con heatwaves da record all'interno di un singolo decennio è già di per sé strano, il fatto che sia l'ultimo desta ancora più sospetti.
. Scenari futuri con focus temporale la fine del XXI secolo mostrano che estati estreme come quella del 2010 potrebbero verificarsi in media ogni otto anni, mentre estati come quelle del 2003 potrebbero diventare la norma e verificarsi ogni due anni. Il mutamento di frequenza dipende molto dai modelli utilizzati, ma tutti concordano su maggior frequenza, intensità e durata delle heatwaves future.
Scusa Steph ma penso di non aver bene compreso il significato dei grafici nella Whiteboard: vedo (quasi) solo dei no-trend per gli anni post-2000 ma allora ? Si tratta di grafici non corretti ?
RispondiEliminaPerchè se avessi interpretato bene (ma sicuramente mi sarò confuso) la scienza potrebbe continuare a utilizzare ed a ritenere validi solo trend statistici significativi su base trentennale che comprovano (già ora) pienamente gli studi AGW ma i "sognatori dilettanti" - come quelli che hanno commentato (a vario titolo) il post su Climalteranti - potrebbero ben sperare che ora o tra 10 anni ci sia uno step effimero (5-10-15 anni ?) che momentaneamente blocchi almeno in parte la progressione verso il caldo.
Considerata la lungimiranza della razza umana che proprio nel paese che più ha sofferto la catastrofe nucleare costruisce centrali atomiche a 30 metri dal mare ... e visto che non si vive in eterno ... io come tanti altri esseri umani che in questo momento abitano il pianeta speriamo che "i sogni" si avverino. Almeno avremo un attimo di respiro prima dell'inferno (se questo scenario sarà inevitabile)
Buona serata
Telegraph Cove
Ti ringrazio dl commento.
RispondiEliminaGrafici di Whiteboard: in questo post del forum di MNW, elz lo ha spiegato molto bene:
http://forum.meteonetwork.it/meteorologia/124946-national-oceanic-and-atmospheric-admnistration-agenzia-federale-statunitense-studia-situazione-oceanica-atmosferica-nelle-varie-parti-pianeta-2010-lanno-caldo-dal-1880-a-11.html#post1058591990
Ho letto l'intervento di Elz su MNW e mi convinco ancora di più che nel breve periodo ci sta (anche) la possibilità di una stasi/incremento più lento.
RispondiEliminaE' ovvio che sempre nel breve periodo si potrebbe verificare, al contrario, un aumento improvviso delle T globali paragonabile o superiore al 1998.
In astratto quindi "sperare"in una stasi (momentanea) forse non è così assurdo anche se assai improbabile. Perchè dunque la scienza del clima è così avversa ad ammettere ipotesi di questo tipo (il dado è truccato ma qualche faccia fredda sarà rimasta); perchè non lasciare sognare chi di sogni vuole continuare a vivere ?
Mi sono convinto che l'atteggiamento assai rude degli scienziati del clima nasce dalla necessità di combattere (con ogni mezzo ?) le insinuanti e pericolose idee propagandate dalla lobbies dell'energia
che negando l'esistenza di ogni cambiamento climatico perpetuano l'uso sfrenato dei combustibili fossili.
Gli scienziati del clima quindi come bandiera di una brutta, sgradevole e cruda verità contro le lobbies che invogliano le popolazioni a sognare mondi migliori!
Che brutto ruolo ha la scienza del clima in questa storia, non si potrebbe cambiare ?
Telegraph Cove
Potrebbe ache essere come dici tu. Difficoltà di divulgazione (mica sono tutti del Sagan o degli Schneider, 'sti scienziati del clima ;-) e reazione ad hoc, ma va anche detto che comunque ipotesi su periodi transitori di stasi o di raffreddamento climatico sono tutt'altro che rare e la scienza del clima non è avversa ad ammetterle.
RispondiEliminaTe ne linko 3 che, negli ultimi anni, hanno fatto parecchio discutere, la terza molto molto citata soprattutto per l'uso esasperato del quote mining da parte dei soliti.
http://www.skepticalscience.com/Is-the-climate-warming-or-cooling.html
http://journals.ametsoc.org/doi/abs/10.1175/2009BAMS2778.1
http://www.nature.com/nature/journal/v453/n7191/abs/nature06921.html
e relativa "bolla":
http://climateprogress.org/2009/10/01/interview-with-dr-mojib-latif-global-cooling-revkin-morano-george-will/