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Visualizzazione dei post da ottobre, 2017

Boschi in fiamme

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“Chiederemo lo stato d’emergenza nazionale”. L’allarme dell’assessora alla Protezione civile della Lombardia dà la misura della gravità degli incendi di boschi che hanno colpito le province di Varese, Como, Sondrio. Situazione difficile anche in Piemonte , dove le fiamme hanno devastato finora oltre 6mila ettari (60 km quadrati) di boschi pinete e pascoli. Qui i più gravi incendi degli ultimi 50 anni sono stati favoriti dall’autunno peggiore di sempre per caldo fuori norma e siccità, +2.6 gradi a ottobre e un deficit di piogge del 35% negli ultimi quattro mesi. Il rapporto pubblicato dalla Società Meteorologica Italiana fondata nell’Ottocento, consegna un evento storico che è una misura di come il cambiamento climatico colpisca anche le Alpi. Solo nel 1921 a Torino era piovuto meno a ottobre, nella serie storica che parte dal 1802. La zona più critica è la Valle di Susa, dove mezzo migliaio di persone di varie borgate sono state sfollate. Vento e siccità stanno rendendo difficil

A prova di imbrogli

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La stazione di monitoraggio dello Jungfraujoch, sede di numerosi progetti di ricerca,  si trova nelle Alpi bernesi, a circa 3'500 metri di altitudine sopra il mare. Degli scienziati svizzeri che registrano le emissioni di gas a effetto serra sulla stazione alpina dello Jungfraujoch si stanno dando da fare affinché i loro dati siano riconosciuti dai controllori dell'attuazione dell'accordo sul clima di Parigi. Ciò soprattutto perché a volte hanno registrato emissioni più elevate di quelle indicate dai singoli paesi. Tra questi anche l'Italia. Un nuovo studio è atteso per la fine del 2017 . La stazione di monitoraggio svizzera , situata sul punto più alto d'Europa raggiungibile in treno (vedi questo video , dal minuto 32' al minuto 39'), è una delle uniche tre a livello mondiale in grado di misurare i gas a effetto serra in diversi paesi . Le altre due stazioni si trovano in Irlanda e in Australia. Stefan Reimann è uno degli scienziati del

Frane et al.

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La mattina del 23 agosto, una bella giornata, verso le 9.30 abbiamo visto un gran polverone alzarsi nella valle. Sembrava nebbia, o un’enorme nuvola di fumo, invece era la montagna che scivolava a valle. Chi ha vissuto da vicino è ancora esterrefatto, a quasi due mesi dall’accaduto , nei giorni del parziale rientro a casa degli sfollati. È il racconto di una signora di Soglio, il villaggio che sta di fronte a Bondo, in alto, in Val Bregaglia. Sul pizzo Cengalo la montagna è andata in frantumi, ha invaso il fiume Bondasca ed è rotolata a valle trasformandosi in frana, colata, flusso di detriti, di roccia, acqua, ghiaccio e terra, che tutto assieme ha colpito case e fabbricati, coperto la nuova strada cantonale e lambito la frazione di Spino. Otto dispersi, escursionisti sorpresi sulle pendici dei monti, e il villaggio di Bondo evacuato e divenuto un paese fantasma, isolato, come se fosse protetto da un cordone sanitario. 4 milioni di metri cubi, mi hanno spiegato che questa cas

Tout va bien...

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Tutti hanno gli occhi puntati su Ophelia , che sta proponendo una situazione meteorologica mai vista in passato, un uragano che è salito fino alla categoria H3, nel nostro Oceano Atlantico, a noi così vicino*. Dopo aver fortunatamente sfiorato le Azzorre punta dritto sull’Irlanda . Molto probabilmente è destinato a perdere vigore e arriverà sulle coste “solo” come una violenta tempesta, per non definirla tropicale visto che i tropici sono altrove. I venti associati e le mareggiate daranno comunque del filo da torcere, ma le coste irlandesi sono in grado di sostenerli, anche se solitamente hanno matrice diversa. I media in generale hanno nuovamente giocato la carta dell’allarmismo nel definire Ophelia, ma solo pochi si sono chiesti cosa ci faccia un uragano nell’Atlantico settentrionale, che fa rotta verso l’Irlanda. Istoriato delle traiettorie degli uragani per il mese di ottobre, dal 1842 ad oggi. In legenda: per TS, TD e H1-H5 vedi immagine sotto; ET = cicloni extra-tropical

Il metronomo forzato

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Anche se si riuscisse a contenere l'aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi C rispetto al periodo pre-industriale, come prevede l'obiettivo più ambizioso dell'accordo di Parigi, nel corso dei prossimi decenni gli eventi estremi del fenomeno di El Niño saranno comunque più frequenti. Lo prevede questo studio . La frequenza degli eventi di Niño estremo, secondo lo studio, aumenterebbe linearmente con l'aumento delle temperature medie globali fino ad un raddoppio della stessa frequenza con 1,5 ° C in più di riscaldamento globale, da 5 eventi al secolo oggi a 10 nel 2050. Sostenuta da un approfondimento del termoclino oceanico che favorisce un più rapido riscaldamento nel Pacifico equatoriale orientale rispetto alla regione extra-equatoriale, questa crescente frequenza degli eventi di Niño estremo continuerebbe fino ad un secolo dopo che la temperatura media globale si sarebbe stabilizzata. Questo risultato è piuttosto inatteso, e indica che le generazioni

Verso il punto di non ritorno

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Interessanti riflessioni sul clima attraverso questa intervista a Giovanni Kappenberger . Glaciologo di formazione, nato il 27 ottobre del 1948, Kappenberger è stato uno dei volti più noti della meteorologia della Svizzera italiana. Per 30 anni è stato a servizio a Meteosvizzera, da 40 si occupa ( ancora oggi! ) di rilevare sul posto i bilanci di massa di alcuni ghiacciai delle Alpi svizzere (prima il Clariden , dal 1992 il Basodino ). Vive a San Bernardino (1600 mslm) in una baita costruita nel 1946 dal nonno Rodolfo Gansser (papà anche di Augusto, il  noto geologo ), da cui ha ereditato la sua grande passione per la montagna e la natura.   I ghiacciai stanno sparendo, le montagne si sbriciolano… Certo, e occhio a questo grafico . Indica la concentrazione di parti per milione (ppm) di CO2 sulla Terra da 800mila anni a oggi. Prima d’ora non era mai successo che salisse sopra i 300 ppm. Oggi siamo a oltre 400. Colpa dell’uomo? Senza dubbio. I valori registrati negli ulti

Fluttuazioni nel trend artico

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Ottava estensione più bassa da inizio serie satellitare per la bachisa artica al minimo annuale , questo settembre. "Solo" ottava (si fa per dire: siamo sempre abbondantemente sotto la mediana e sotto anche il range interdecile) grazie soprattutto alle favorevoli condizioni estive dell'Artico; ennesima annata nelle top10 grazie al trend di fondo (9 dei 10 minimi estivi più bassi sono tutti appartenenti all'ultimo decennio).  Rank dal record in su : 1)  2012: 3,39 mio kmq 2)  2019: 4,14 mio kmq 3)  2007: 4,16 mio kmq 4)  2016: 4,17 mio kmq 5)  2011: 4,34 mio kmq 6)  2015: 4,43 mio kmq 7)  2008: 4,59 mio kmq 8)  2018: 4,59 mio kmq 9)  2010: 4,62 mio kmq 10)  2018: 4,66 mio kmq 11)  2017: 4,67 mio kmq 12) 2014: 5,03 mio kmq 13) 2013: 5,05 mio kmq 14) 2009: 5,12 mio kmq Volume totale dei ghiacci marini artici , peraltro, ai minimi storici. E quindi spessore sempre più sottile (stimati circa 1 m e 20 cm in meno in tre