Guest post di F. Sergent
«Aiutatemi a fare uscire una fumata bianca», implora Abdullah ben Hamad al-Attiyah, il dignitario del Qatar cui è toccata la presidenza della diciottesima conferenza Onu sui cambiamenti climatici. È singolare, fino ad apparire come segno di autentico smarrimento, il fatto che il presidente musulmano ricorra a una metafora così cattolica.
Siamo a Doha, dopo una settimana di negoziati e un’interminabile notte di affannose consultazioni fra delegati morti di sonno finalmente ecco la fumata. Ma non è affatto bianca, tende piuttosto al grigio, assomiglia maledettamente a quel fumo nero che i combustibili fossili continuano a immettere nella nostra povera atmosfera. L’accordo che conclude un’intensissima settimana di negoziati nella capitale del Qatar è davvero poca cosa. Non tanto rispetto alle aspettative, che erano realisticamente modeste, quanto in relazione alla gravità del problema che le centonovantaquattro delegazioni riunite a Doha erano chiamate a risolvere…