CH2018 | Nuovi scenari climatici per la Svizzera

Presentato martedì all'ETH di Zurigo il rapporto CH2018 che descrive cosa sta accadendo nella regione alpina e le possibili evoluzioni entro la fine del secolo.

Estati torride e asciutte. Inverni miti e piovosi. Limite delle nevicate in rialzo e diminuzione delle nevicate a media e bassa quota.
Questo è il clima futuro in Svizzera, verso il quale siamo incamminati. È quanto emerge dai nuovi scenari climatici per la Svizzera, denominati CH2018, presentati martedì al Politecnico federale di Zurigo (qui il rapporto tecnico completo). Scenari che aggiornano quelli elaborati nel 2011 e descrivono i cambiamenti attesi nella regione alpina entro la fine del secolo in corso, ipotizzando diverse evoluzioni a livello globale nelle concentrazioni di gas ad effetto serra (vedi immagini qui sotto).


Pur con differenziazioni regionali dovute alle diverse quote oppure alla presenza della catena alpina, le tendenze generali sono chiare e valide per l’intero Paese. In assenza di decisi e coerenti provvedimenti per la protezione del clima a livello globale ci attendono temperature vieppiù elevate in tutte le stagioni e un regime di precipitazioni diverso rispetto a quello odierno.


Continuando a emettere i gas ad effetto serra al ritmo attuale (scenario RCP 8.5), attorno a metà del XXI secolo in estate le temperature medie in Svizzera aumenteranno da 2,5°C a 4,5°C rispetto a oggi e le precipitazioni diminuiranno del 25%. Il periodo estivo asciutto più lungo senza precipitazioni potrà quindi durare quasi tre settimane. Più siccità ma interrotte da precipitazioni più intense, fino al 20% in più (vedi anche qui). In futuro gli eventi con forti precipitazioni saranno quindi più frequenti e anche la loro intensità aumenterà rispetto a oggi.
Aumenteranno sensibilmente anche i giorni di calura (aumento dei giorni tropicali da 3 a 5 volte) e le notti tropicali,  rasentando quelle che oggi si hanno in media in una località come Valencia. Le temperature massime aumenteranno in modo molto più marcato delle temperature medie. Le giornate estive più calde saranno di 2 - 5,5 °C più calde di quelle attuali. Le estati canicolari come quelle da primato degli anni 2003, 2015 e 2018 potranno quindi diventare la norma. Le ondate di caldo diventeranno più frequenti ed estreme. Lo stress da caldo interesserà soprattutto le regioni urbane alle basse quote.
Anche in inverno farà «più caldo», con un aumento da 2°C a 3,5°C. Ciò provocherà un rialzo della quota dell’isoterma di zero gradi da 400 a 650 m (passando dagli attuali 850 m di media ai 1500 m), con la conseguenza che – benché avremo precipitazioni invernali in aumento – a bassa e media quota nevicherà di meno. A basse quote la copertura nevosa si ridurrà di circa la metà rispetto a oggi (dimezzati i giorni con neve nuova). Di conseguenza le regioni della Svizzera ricche di neve si ridurranno considerevolmente. Drastica anche la riduzione dei giorni di gelo (vedi immagini qui sotto).







Se per contro si adotteranno dei coerenti e decisi provvedimenti di protezione del clima a livello globale (scenario RCP 2.6), i benefici saranno notevoli anche in Svizzera. Si potrebbe infatti in tal modo diminuire circa di 2/3 l’impatto dei cambiamenti climatici altrimenti attesi entro la fine del secolo (vedi immagini qui sotto).









Gli scenari climatici CH2018 dimostrano dunque in modo chiaro come la protezione del clima possa funzionare. Ciò nonostante anche nel caso di un deciso cambio di rotta a livello globale dovremo convivere con una serie di cambiamenti che non si possono più arrestare. I gas ad effetto serra emessi negli scorsi decenni rimarranno nell’atmosfera ancora per diversi secoli e modificheranno il bilancio energetico della Terra. La Svizzera, situata al centro del continente e addossata alla catena alpina, è particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici, anche se magari non ce ne accorgiamo. Ad esempio il riscaldamento misurato in Svizzera dagli albori della rivoluzione industriale è con circa 2°C gradi, il doppio di quello che si è misurato su scala globale. Una ragione in più per promuovere attivamente delle coerenti politiche di protezione del clima.
A seguito delle emissioni di gas ad effetto serra degli scorsi decenni, dei cambiamenti del clima sono oramai comunque inevitabili anche in Svizzera. Una politica di adattamento è dunque necessaria. In questo senso gli scenari climatici costituiscono la base per definire concreti provvedimenti di adattamento.




I ghiacciai stanno scomparendo in tutto il mondo. Misure di protezione dalla radiazione solare come i teloni bianchi disposti sul ghiacciaio del Rodano danno solo un aiuto palliativo


La validità delle previsioni
Ma come è possibile prevedere il clima futuro, quando si sbagliano le previsioni per l’indomani? A prima vista sembra una gran contraddizione. Come si può pretendere d’essere in grado di predire come sarà il clima fra 50 o 100 anni, quando a volte la previsione per il prossimo fine settimana è completamente sbagliata?
Anche se sempre di previsioni si tratta, esse hanno delle caratteristiche che le rendono alquanto diverse. La previsione meteorologica, quella classica, che ci aiuta a programmare la gita in bicicletta o la grigliata serale, è una previsione in cui si cerca di dare tutta una serie di dettagli sia nello spazio (dove splenderà più a lungo il sole? Dove si svilupperà il temporale? Fino a che quota scenderà il limite delle nevicate?), sia nel tempo (smetterà di piovere ancora in mattinata? I temporali arriveranno solo dopo cena? …). Per far questo è necessario conoscere tutta una serie di informazioni sullo stato iniziale dell’atmosfera in modo estremamente dettagliato. Al di là di quanto si è in grado di fare, perché i meteorologi non possono mettere stazioni di misura ovunque.
La previsione climatica per contro non pretende di descrivere il tempo che farà, ad esempio, il giorno di Natale del 2055. Bensì di indicare se, in media, nel decennio 2051-2060 l’inverno sarà più o meno caldo rispetto alle attuali norme di riferimento, indipendentemente dal tempo preciso che si verificherà in un dato giorno. E indipendentemente dal fatto che un singolo inverno sarà caldo o freddo. Nell’elaborazione delle previsioni climatiche si considerano solo i principali fattori, quelli più generali, che influiscono sullo sviluppo del clima.
Per fare un paragone un po’ semplicista: elaborare una previsione meteorologica è un po’ come voler prevedere prima del fischio d’inizio quanti gol e a quale minuto saranno segnati durante le partite di una giornata di campionato di calcio. Mentre elaborare una previsione climatica è come voler stimare il numero complessivo di gol che saranno fatti nel corso dell’intero campionato nella stagione 2060/2061. A parità di regole del gioco è ragionevole pensare che il numero totale non varierà molto nei prossimi anni o decenni. Ma se si dovessero ampliare le porte (mantenendo il numero di giocatori e le dimensioni del campo inalterate) si può prevedere che il numero di gol andrà aumentando, anche se ci saranno ancora delle partite che finiranno sullo 0:0. Nei modelli climatici, ovviamente non modifichiamo le dimensioni delle porte di calcio, bensì i quantitativi di gas ad effetto serra, ipotizzando diverse opzioni di come utilizzeremo in futuro le fonti di combustibile fossile. Continueremo ad utilizzarle come fino ad oggi? Le sostituiremo gradualmente con fonti energetiche rinnovabili? Consultando gli scenari climatici ci si può rendere conto di come varieranno le conseguenze in funzione delle scelte che farà la nostra società.

Dati a disposizione di tutti
Gli scenari climatici CH2018 sono stati sviluppati, su mandato della Confederazione, dall’Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera, dal Politecnico di Zurigo (Center for Climate Systems Modelling C2SM) e dall’Università di Berna (Centro Oeschger per la ricerca sui cambiamenti climatici OCCR) con la partecipazione di ProClim. La pubblicazione è promossa dal National Centre for Climate Services NCCS. Sulla nuova piattaforma online del NCCS gli scenari climatici e molti altri servizi climatici sono disponibili gratuitamente.


Il versante sudalpino



Qui di seguito illustriamo le possibili conseguenze per il versante sudalpino in quattro ambiti (incendi di bosco, alta montagna, salute umana, infrastrutture) elaborati da ricercatori.

Gli incendi boschivi
Secondo B. Pezzati, ricercatore dell’Istituto federale di ricerca per il bosco, la neve e il paesaggio WSL, il regime degli incendi boschivi ha già dato segnali di cambiamento sin dall’inizio del XXI secolo. Le prolungate siccità estive causano un aumento della frequenza relativa e della pericolosità degli incendi causati dai fulmini. Si tratta di incendi molto difficili da controllare in quanto colpiscono soprattutto le conifere di montagna situate in zone impervie. In questa tipologia di bosco il fuoco tende a sviluppare poca fiamma e a propagarsi soprattutto a livello sotterraneo, ciò che rende molto problematica per i pompieri l’individuazione dei focolai da spegnere.
Un’altra tendenza già in atto da qualche decennio è l’estensione della stagione principale degli incendi al periodo autunnale e invernale, con eventi sempre più intensi e violenti favoriti dagli autunni caldi e dagli inverni privi di copertura nevosa.
Gli scenari futuri, che prevedono temperature più alte e meno neve a basse quote confermeranno ed inaspriranno molto probabilmente le tendenze osservate negli ultimi anni a livello di incendi boschivi. Questi cambiamenti esigono un adattamento delle tattiche e tecniche di lotta al quale gli addetti ai lavori stanno peraltro già lavorando. Una coerente protezione del clima potrebbe comunque contribuire a limitare l’aumento del potenziale di disidratazione del combustibile in bosco e mitigare, almeno in parte, questa evoluzione.

L’innalzamento delle temperature espone le nostre zone boschive ad un sempre più elevato pericolo di incendio

Alta montagna sempre più grigia
Cristian Scapozza, ricercatore e docente in geografia fisica e geomorfologia alpina all’Istituto scienze della Terra della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI), ritiene che il saggio di alta montagna è strutturato dai limiti eco-climatici che ne determinano, anche dal punto di vista cromatico, l’aspetto. Semplificando, osserviamo il verde della foresta e delle praterie alpine fino al limite della foresta e degli alberi, il grigio delle falde di detrito e dei ghiacciai rocciosi nella fascia del permafrost, il bianco dei ghiacciai sopra al limite delle nevi perenni. Questi limiti eco-climatici variano in funzione della temperatura e delle precipitazioni seguendo il cosiddetto «modello della criosfera». L’aumento di temperatura e la diminuzione delle precipitazioni nevose, previsti dagli scenari climatici, avranno quale conseguenza l’innalzamento dei limiti eco-climatici sopra descritti in maniera proporzionale con lo scenario considerato. In ogni caso, il loro adattamento non sarà sincrono: dapprima si ritireranno i ghiacciai, poi più lentamente salirà in altitudine il limite inferiore del permafrost e ancora più lentamente questo paesaggio sempre più grigio sarà compensato dal verde delle foreste.
L’estensione altitudinale della fascia «grigia» dovuta al ritiro dei ghiacciai e alla predominanza dei detriti rocciosi farà aumentare il materiale sciolto che potrà essere mobilizzato da frane e colate di detriti, soprattutto durante gli eventi pluviometrici più intensi. Ciò necessiterà maggiori opere di protezione, soprattutto lungo i riali e a valle dei settori più instabili, senza dimenticare la protezione dei numerosi sentieri escursionistici.



In aumento le canicole
Angelo Tomada, del Servizio di promozione e valutazione sanitaria del Dipartimento della sanità e della socialità del cantone Ticino, ritiene che l’aggiornamento degli scenari climatici CH2018 evidenzia elementi di particolare impatto sulla salute quali l’aumento del numero di giorni estivi e, soprattutto, delle notti tropicali nei prossimi decenni. L’incremento del numero delle notti tropicali, come già osservato negli scorsi anni, avrà un impatto negativo su tutte le persone, anche su chi è in buona salute e non solo per i gruppi più vulnerabili, come i bambini e gli anziani fragili. Periodi prolungati di giorni estivi e di notti tropicali comporteranno un aumento del rischio di stress termico associato ad una minore possibilità di recupero durante le ore notturne, con conseguenze negative non solo per la salute, ma più in generale per il benessere e la qualità di vita.
Dalla sua istituzione nel 2004, il Gruppo Operativo Salute e Ambiente (GOSA) ha posto particolare attenzione all’elaborazione di strategie e piani d’intervento volti a ridurre gli effetti negativi delle ondate di caldo sulla salute. Gli attuali scenari climatici CH2018 corroborano la necessità di continuare a promuovere misure efficaci di adattamento a livello comportamentale, come pure l’esigenza di mettere in atto misure di tipo strutturale a medio e lungo termine. La riduzione dei rischi per la salute dipenderà in primo luogo anche in futuro dall’adozione di comportamenti appropriati di prevenzione e protezione da parte dei cittadini, da provvedimenti istituzionali a livello sociosanitario e organizzativi nel mondo del lavoro. A queste misure di tipo stagionale dovranno però integrarsi interventi di natura strutturale e territoriale volti a mitigare l’aumento delle temperature estive, in particolare, nelle aree urbane (isole di calore) e, conseguentemente, lo stress termico.

Estati torride e secche sembrano essere destinate a ripresentarsi sempre più frequentemente

Infrastrutture
Una strada trasformata dall’acqua piovana in un fiume. I binari dei treni deformati dal caldo. Una tettoia sfasciata dal peso della neve caduta. Delle impalcature abbattute dal vento.
Quattro diverse situazioni, con un denominatore comune: il superamento dei valori di precipitazione, temperatura, peso della neve o velocità del vento per i quali sono stati dimensionati. Ingegneri e architetti, pianificatori e urbanisti, quando progettano una casa, una canalizzazione, una strada o una città, realizzano queste costruzioni e infrastrutture sulla base di precise norme, che a loro volta sono state calcolate sui valori di pioggia, temperatura, umidità, vento e altro tipici di una regione; ad esempio le pianure ticinesi o le zone di alta montagna lungo le Alpi. In questo modo le nostre infrastrutture sono in grado di resistere alla maggior parte delle situazioni meteorologiche che si presentano in Svizzera e ci offrono sicurezza e protezione.
A volte però può capitare – purtroppo – che la pioggia sia particolarmente intensa, che il vento soffi troppo tempestoso, che la neve cada pesante e copiosa fino in pianura, andando al di là di quelli che sono i valori standard. Siamo allora di fronte a un evento di maltempo in grado di lasciare, se troppo intenso, una tragica traccia del suo passaggio. Per garantire sicurezza e benessere ai suoi abitanti una società deve essere «dimensionata» adeguatamente alle condizioni climatiche che sussistono in quel luogo. Se esse cambiano bisogna adattarsi, se possibile prima che le condizioni siano cambiate effettivamente. Una casa che è a norma oggi può non esserlo più domani.
È proprio questo lo scopo degli scenari climatici CH2018: mettere a disposizione le basi di riferimento affinché si possano da subito predisporre quelle misure che ci permetteranno di essere pronti e in grado di gestire al meglio le condizioni climatiche della metà o della fine del secolo in corso. Anche se il 2060 o il 2090 ci sembrano molto in là, determinati provvedimenti devono essere messi in cantiere da subito, se vogliamo che siano effettivi entro tale data. Opere di protezione dalle piene, canalizzazioni, piantagioni forestali, pianificazioni urbane ecc. sono pensate per durare decenni e devono essere dunque dimensionate già da oggi per il clima che verrà. Per questo motivo gli scenari climatici si indirizzano in modo particolare agli addetti ai lavori, sia delle amministrazioni pubbliche, sia degli uffici di pianificazione e/o di ingegneria. Ma non solo, anche i ricercatori e tutti coloro che svolgono delle attività influenzate dal tempo atmosferico sono fra i destinatari di questi nuovi dati. Gli scenari climatici sono anche la base sulla quale si appoggia e sviluppa la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici promossa dalla Confederazione.

Per garantire sicurezza alle persone è necessario conoscere le condizioni climatiche dei vari luoghi.

Commenti


  1. @steph: permettimi... commento in 2 parti.
    ------------------------
    "La previsione climatica per contro non pretende di descrivere il tempo che farà, ad esempio, il giorno di Natale del 2055. Bensì di indicare se, in media, nel decennio 2051-2060 l’inverno sarà più o meno caldo rispetto alle attuali norme di riferimento, indipendentemente dal tempo preciso che si verificherà in un dato giorno."

    Purtroppo la previsione climatica come da te descritta pretende comunque troppo, pretende l'impossibile.
    Perche' dico questo? Lo dico perche, come spiega molto bene questo recentissimo studio (realizzato in Svizzera, tra l'altro!)...

    "Near-global climate simulation at 1 km resolution: establishing a performance baseline on 4888 GPUs with COSMO 5.0"

    ... scaricabile qui... https://www.geosci-model-dev.net/11/1665/2018/gmd-11-1665-2018.pdf

    ... i modelli attuali NON sono in grado di calcolare quello che succedera' al clima nel 2060, e la ragione e' semplice, basta leggere l'articolo/studio.

    Neanche il supercomputer Piz Daint con 4888 carte GPU Nvidia "ultimo grido" riuscirebbe a simulare il clima fra 42 anni con la risoluzione necessaria per un paese che non e' piatto, 2D, come l'Olanda ma che e' 3D, ha molte montagne e valli, e risoluzioni sub-chilometriche della maglia di calcolo sono necessarie. Punto.

    ... continua...

    RispondiElimina
  2. Parte 2:
    ---------------------
    Allo stato attuale, Piz Daint riesce a fare questo, copio e incollo:

    "At a grid spacing of 930 m (1.9 km), we achieve a simulation throughput of 0.043 (0.23) simulated years per day and an energy consumption of 596 MWh per simulated year."

    ... cioe' ci vorrebbero quasi 1000 giorni per realizzare UN RUN, una simulazione che arrivi fino al 2060, quindi decenni e decenni di calcolo nel caso si volesse utilizzare la statistica, come si fa adesso, e simulare un "ensemble"... di decine, quando non centinaia o migliaia, di simulazioni dal quale si volessero estrarre le medie, varianze, etc... come si fa adesso di routine.

    Tutto cio' non si potra' fare prima dei cosiddetti exascale computers (leggere in fondo all'articolo, non sono certo cose nuove... ne ha parlato anche Tim Palmer nei suoi studi, per esempio quello pubblicato su Nature un paio di anni fa) e gli exascale computers, 10^18 flops/s, non saranno disponibili prima di una decina di anni... e anche allora saranno solo disponibili a pochissimi centri di ricerca.
    Tutto questo senza parlare dei costi energetici del tutto... come dicono in fondo all'articolo da me linkato...(notare: AMIP simulation e' SOLO atmosfera!)

    "A 30-year AMIP-type simulation (with full physics) at a horizontal grid spacing of 1 km on the Piz Daint system would take 900 days to complete, resulting in an energy cost of approximately 22 GWh – which approximately corresponds to the consumption of 6500 households during 1 year"

    Al costo del MWh medio svizzero, saranno... e mi tengo basso... 100 Euro/MWh?... fanno 2,2 milioni di Euro solo di corrente e solo per 30 anni di simulazione solo atmosferica... e i ghiacciai ed il loro feedback?... lo lasciamo fuori, tanto per fare un esempio?

    Alla luce di questo (ma di esempi simili, di studi che dimostrano l'inadeguatezza dei modellini attuali nel poter rispondere alle domande fondamentali della climatologia moderna... per esempio questo...

    "Overview of the Coupled Model Intercomparison Project Phase 6 (CMIP6) experimental design and organization", Geosci Model Dev 9 2016 p1937-1958

    https://www.geosci-model-dev.net/9/1937/2016/gmd-9-1937-2016.pdf )

    ... sostenere che si possa dire, oggi a.D. 2018, quello che succedera' nel 2060 (per non parlare del 2100 citato a sproposito ogni giorno da quasi tutti i "climatologi" e loro blog) e' PURA FOLLIA... o presa per i fondelli della popolazione, lascio a te la specificazione.

    Domanda: far paura alla gente sulla base del nulla o poco piu'... cui prodest, Stephanus? :-)

    In attesa di risposta (e non azzardarti a dire che sono off-topic)... migliori saluti e buona continuazione di campagna babau.

    Ciao.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Parte 1
      Purtroppo la previsione climatica come da te descritta pretende comunque troppo
      Sarà. Può anche darsi che tu abbia ragione (le risoluzioni sub-chilometriche le avremo, probabilmente, con i prossimi scenari). Ma intanto, ti invito a leggerti il rapporto tecnico, così ti fai un'idea più precisa (altro che Svizzera in 2D) e pertinente. Un passaggio:

      The CH2018 climate scenarios are primarily derived from the new EURO-CORDEX ensemble of climate simulations with Regional Climate Models (RCMs). The RCM simulations of EURO-CORDEX cover a common model domain centered on western Europe, ranging from northern Scandinavia to northern Africa and from the Atlantic to the Black Sea. The boundary conditions for this model domain are prescribed by simulations with “driving” Global Climate Models (GCMs), and this nested GCM-RCM combination is referred to as a model chain. The RCMs thus translate the coarse global GCM projections to a resolution that represents the main topographical features of Switzerland, a process referred to as dynamical downscaling. (...)
      Localized projections of climate variables are often more relevant for impacts and adaptation than aggregate results or relatively coarse model output. With a maximal resolution of 12.5 km, the RCMs of EURO-CORDEX still poorly resolve the topographic and climatological landscape of Switzerland (e.g., the inner Alpine valleys are not represented). Accordingly, data characterizing the local scale are derived by the
      statistical downscaling of RCM simulations (2 km grid). The localized CH2018 projections are statistically downscaled by quantile mapping, a method that matches the distributions of simulated and observed climate variables and applies the correction derived from observations to the projections of future climate. This yields absolute values in transient data with daily resolution.



      Piz Daint: guarda che carino che è :-D

      Parte 2:
      dimentichi un particolare: questi "mostri" sono usati anche per affinare e migliorare le previsioni meteorologiche. Nei soli settori dei trasporti e dell'energia, i benefici economici quantificabili derivati dai servizi meteorologici in Svizzera ammontano ad almeno 100 (±10) milioni di franchi annui (stima per difetto, datata al 2011, Bade et al. 2011). E tu mi cavilli per un misero 2% di "costi energetici"?

      sostenere che si possa dire, oggi a.D. 2018...etc etc etc...
      Con le parole di Gavin dal video del TED che tanto ti piace:
      Models are always wrong, are always approximations. The question you have to ask is whether a model tells you more information than you would have had otherwise. If it does, it’s skillful. A model result is skillful if it gives better predictions than a simpler alternative.

      o presa per i fondelli della popolazione, lascio a te la specificazione
      La popolazione è meno stupida di quanto tu la ritenga. E qui da noi si fida delle leggi della fisica, tranquillo...

      e non azzardarti a dire che sono off-topic)
      Non lo faccio più, promesso. Perché ogniqualvolta tu lo sarai, d'ora in poi non ti passerò neppure il commento (netiquette).

      Elimina
    2. Dimenticato una cosa:

      "E tu mi cavilli per un misero 2% di "costi energetici"? "

      ?????
      Non sono io a cavillare!... siete voi... Chiedi a Tim Palmer, l'esperto di modelli dell'ECMWF che si preoccupa dei costi energetici dei supercalcolatori impiegati in climatologia!

      Elimina
  3. "Con le parole di Gavin dal video del TED che tanto ti piace:
    "A model result is skillful if it gives better predictions than a simpler alternative."

    Su questo non ho problemi a essere d'accordo!!!... ma anche se ha una qualche skill non vuol dire che un modello sia applicabile al 2300 con la precisione che voi propagandate. Tutto lì.
    Io non metto in dubbio la necessità di sviluppare modelli, anche approssimati, di fenomeni fisici complessi... se non altro perché e' da 30 anni esatti che lo faccio praticamente ogni giorno... quello che sostengo, e non ho alcun problema a motivare, è che i limiti dei modelli climatologi attuali, e anche a venire nel decennio prossimo venturo, sono tali da non non garantire alcuna precisione ragionevole alle loro estrapolazioni a fine secolo (dixitdGavino, non io).
    Al massimo, ci si possono ricamare sopra sofisticati esercizi di statistica creativa... vedi quanto da te riportato nella risposta... i modelli falliscono a 12,5 km di risoluzione ma con la magia differentemente scientifica della statistica riescono a essere precisi a risoluzioni maggiori...
    Ho smesso di credere alle magie prima di andare alle elementari, ma tu vedo che lo fai ancora. :-)

    "La popolazione è meno stupida di quanto tu la ritenga. E qui da noi si fida delle leggi della fisica, tranquillo..."

    Mmmh.... vorrei crederti, ho fiducia nell'umanità, ma da quel che vedo la stragrande maggioranza della gente di fisica ne capisce e conosce zero... sennò non si riescono a capire l'appoggio popolazione "at large" a certe chimere di politica energetica... tipo sostituire 40% di elettronucleare baseload con fonti intermittenti e stagionali come eolico e fottovoltaico.
    Ciao.

    RispondiElimina

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