M C A
Un refresh aggiornatissimo sulla Medieval Climate Anomaly, MCA (come viene oggi più comunemente definito il periodo climatico medievale).
Direttamente dalle pagine speciali dell'ultimo numero di PAGES.
Dopo l'editoriale di Elena Xoplaki, Dominik Fleitmann ed Henry Diaz, seguono una quindicina di contributi.
Spaziano da studi già noti e ampiamente aggiornati (come quelli di Graham et al. e di Seager et al. dalla conclusione del quale ho estratto la citazione riportata sotto) o discussi (come quello di Büntgen, vedi ad es. qui) a contributi che spaziano dall'Iberia alla Scandinavia (anche qui), dalla Cina alla valle del Nilo, dagli estremi delle americhe (qui e qui) alla Nuova Zelanda, dal Medio Oriente alla Groenlandia. [Update 4/4: come segnalato da elz sul forum amico nel thread dedicato al medioevo, condizioni generali e piuttosto protratte di Nina e associate variazioni nelle precipitazioni invernali - invece di un clima diffusamente caldo comparabile a quello degli ultimi decenni - ed ecco che i ghiacciai del nordovest americano raggiunsero dimensioni simili a quelli all'apice della LIA. In piena MCA!]
Insomma: gran parte dello stato dell'arte.
Io ne avevo già accennato qui (prima parte), qui e qui. Sul forum amico qui.
Insomma: oltre all'ennesima conferma dell'Invincibile e della mazza di Mann, ennesima conferma pure della particolarissima situazione generale, piuttosto protratta nel tempo (e quindi, giocoforza, parecchio disomogenea) e frutto di un perfetto quanto coincidente mix fra variabilità interna e sensibilità climatica regionale indotta da leggere differenze forzanti rispetto a prima e dopo.
CC e l'esercito dei suoi troll afferenti alla CM possono dormire sonni tranquilli: la CO2 non c'entra, il vulcanismo e l'irradianza solare un po', la variabilità interna (Nina dominante e abbastanza protratta, PDO negativa, AMO positiva, NAO positiva...) un po' di più, il concatenamento di più fattori ovviamente ancora di più.
“What caused Medieval La Niña and positive NAO states? Why might a persistent Medieval La Niña and positive NAO have occurred? One argument is that relatively high solar irradiance and weak volcanism could have forced the tropical Pacific into a more La Niña-like state (Emile-Geay et al., 2007) with a positive NAO then being forced as a teleconnected response. Other arguments have been made that high irradiance could directly force a positive NAO (e.g., Rind et al., 2008). Recently Marchitto et al. (2010) have presented sedimentary evidence from the Soledad Basin off Baja California that La Niña-like states have coincided with increased solar irradiance throughout the Holocene, with the Medieval period being the most recent of these events. Should Medieval hydroclimate be externally forced, it would raise two important issues. The presumed amplitude of the external forcing is very small and the Medieval response would indicate a surprisingly high regional climate sensitivity. That regional climate sensitivity comes from a strong projection of forcing onto the patterns of the ENSO and NAO modes of climate variability. On the other hand, it is possible that these atmosphere-ocean states could arise from internal variability of the climate system on timescales longer than generally considered possible and potentially including as yet unknown interbasin couplings that act to persist certain preferred states. Either way, global Medieval hydroclimate is a fascinating and important challenge to our understanding of climate variability and change.
Aggiungo due cose.
La variabilità interannuale tende a ridursi, passando dalla più mite MCA alla più fredda LIA, come è tipico delle fasi climatiche più fredde, mentre era più accentuata durante la MCA.
I lavori di ricostruzione paleoclimatica del geologo Gerald Haug lo mostrano bene (vedi per es. qui o qui) e lui stesso ne ha parlato in una conferenza il mese scorso all'ETH di Zurigo (ma ci torneremo parlando della variabilità interannuale e dell'ENSO).
Il fatto che la variabilità aumenti in un clima generalmente più caldo, lo si può notare, ad es. su scala regionale, anche in questa ricostruzione del numero di inverni freddi e molto freddi per decennio della mite MCA, grafico che verrà pubblicato prossimamente su un volume francese e che l'amico Luca Bonardi mi ha gentilmente inviato di recente. Notare comunque l'interessante differenza con il caldo XX secolo...[Update 11/4: Luca Bonardi mi ha segnalato che il grafico linkato si riferisce all'Italia settentrionale].
Ottimo link ad una fonte di informazioni che non conoscevo.
RispondiEliminaSul periodo caldo medioevale - nonostante tutto mi da fastidio chiamarlo MCA - si è detto tutto (ed anche il contrario) ma l'idea di un periodo con caratteristiche miti solo su alcune aree del globo mi sembra ormai accettata da molti scienziati con studi che paiono sovrapporsi e completarsi tra loro.
Mi sarebbe piaciuto vedere anche uno studio italiano (e sull'area italiana) ma sarà per la prossima volta
Telegraph Cove
è uscito un climate model svizzero, molto promettente: http://arxiv.org/abs/1104.0061/
RispondiElimina@TC
RispondiEliminathanx! Magari in ambito alpino, in uno dei prossimi post dedicato.
@oca
Yeeep. Post in prefabbricazione...
segnalazione un po' OT ma il tuo post meritava
RispondiEliminahttp://www.climalteranti.it/2011/04/05/la-teoria-di-milankovic-non-vacilla/#more-328
TC
@TC
RispondiEliminaThanx!! Non l'avevo mica notato, di primo acchito. Ho la brutta abitudine di non cliccare tutte le link da subito.
PS: ho fatto un update di questo post.