Apocalypse now?
“Ho osservato una lumaca strisciare lungo il filo di un rasoio, questo è il mio sogno, è il mio incubo: strisciare, scivolare lungo il filo di un rasoio e sopravvivere. (Col. Walter Kurtz)
“Della catastrofe, parlano sempre come di un terremoto, di uno tsunami o di un meteorite. (G. Anders, "Diario di Hiroshima e Nagasaki", 1958)
Excerpts rizomatici dal buco nero.
✔ Ultim'ora: USA, "radiazioni letali da Fukushima" / Falliti i tentativi di raffreddamento del reattore / UE, "probabili altri eventi catastrofici" / ONU, allarme già dal 2009 / Da 20 anni il Tepco falsifica i dati sulla sicurezza degli impianti ...
***Diversi UPDATES*** (sotto)
✔ Immagini dalla catastrofe disvelata e da quella potenziale: qui, qui e qui. E qui e qui mappe interattive del NYT [Update 13/4: grado 7, come Chernobyl...].
✔ Monitoraggio in tempo reale della dispersione della radioattività mediante forza e direzione dei venti (è in corso un briefing internazionale ...), focus in primis - dopo il Giappone - sulla California: qui, qui, qui, qui o qui. Correnti nordoccidentali e avvezione di aria polare attualmente sul Giappone, radioattività sospinta verso il Pacifico ma in parte anche verso Tokyo. In seguito irrobustimento anticiclonico e correnti sudoccidentali, jet teso verso il Pacifico. (ne parla anche Pasini qui).
✔ Opinioni da parte di esperti sul rischio nucleare e sulle possibili conseguenze sul piano dell'approvigionamento energetico futuro:
. Tadahiro Katsuta, co-autore di questo illuminante report (qui in versione estesa, pdf): qui (dopo 4 minuti);
. Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino: qui;
. Sergio Manera del LENA di Pavia: qui;
. Ascoltare la parte finale di questa edizione della trasmissione radio Modem su rischi e futuro dell'energia nucleare;
. Girogio S. Frankel, esperto di politica petrolifera ed energetica: qui;
. "Esperti" (vedi anche qui, qui e qui) con un tempismo che neanche Murphy avrebbe potuto immaginare (da leggere con un occhio e con l'altro su queste mappe): esperti di menagramo?
✔ Nell'odierna società dell'incertezza, ogni catastrofe naturale è anche e soprattutto antropica. Nonostante si tenti sempre più di rimuovere questa realtà e di rendere naturali anche catastrofi smaccatamente di origine antropica.
. qui l'opinione del sociologo tedesco Ulrich Beck (traballante traduzione con Google traduttore qui), autore del famoso saggio "La società dell'incertezza" (anche qui, in ted.), ne avevo parlato anche qui;
. qui l'opinione del filosofo urbanista Paul Virilio, esperto di catastrofi (e autore dell'interessantissima e famosa mostra sugli incidenti):
“La tecnologia non può esistere senza la possibilità di incidenti. L'incidente è ciò che c'è di inopinato, di non previsto e nasce con la nascita stessa della tecnologia: quando si è inventato il battello si è inventato anche il naufragio, quando si è inventato il treno, tecnologia per spostarsi più velocemente, si è creata la catastrofe ferroviaria. È qualcosa di insuperabile che però la tecnocrazia censura, essa accetta infatti solo di vedere la positività del suo oggetto e dissimula senza posa l'incidente.. conviene rileggere questo bellissimo e tragicamente attuale breve saggio che il filosofo Jean-Pierre Dupuy pubblicò qualche anno fa ("Piccola metafisica degli tsunami"). Partendo dalla ben nota inversione e circolarità temporale del detto amerindio
“La Terra ci è data in prestito dai nostri figlie dal racconto dell'incipiente diluvio universale in Noè (ricordato da Günthers Anders), sviluppa un interessantissimo discorso proprio sul tema della naturalizzazione delle catastrofi. E propone un catastrofismo illuminato, proprio partendo dalla magnifica parabola di Noè:
“Nessuno riusciva a prenderlo sul serio Noè, che da tempo annunciava una catastrofe che non avveniva mai, e allora cospargendosi il capo di cenere come per piangere i propri morti: “ben presto ebbe radunato intorno a sé una folla curiosa e le domande cominciarono ad affiorare. Gli venne chiesto se qualcuno era morto e chi era morto. Noè rispose che erano morti in molti e, con gran divertimento di quanti lo ascoltavano, che quei morti erano loro. Quando gli fu chiesto quando si era verificata la catastrofe, egli rispose: domani. Approfittando quindi dell’attenzione e dello sgomento, Noè si erse in tutta la sua altezza e prese a parlare: dopodomani il diluvio sarà una cosa che sarà stata. E quando il diluvio sarà stato, tutto quello che è non sarà mai esistito. Quando il diluvio avrà trascinato via tutto ciò che c'è, tutto ciò che sarà stato, sarà troppo tardi per ricordarsene, perché non ci sarà più nessuno. Allora, non ci saranno più differenze tra i morti e coloro che li piangono. Se sono venuto davanti a voi, è per invertire i tempi, è per piangere oggi i morti di domani. Dopodomani sarà troppo tardi. Dopo di che se ne tornò a casa, si sbarazzò del suo abito, della sua cenere che gli ricopriva il capo e andò nel suo laboratorio. A sera, un carpentiere bussò alla sua porta e gli disse: lascia che ti aiuti a costruire l'arca, perché quello che hai detto diventi falso. Più tardi, un copritetto si aggiunse ai due dicendo: piove sulle montagne, lasciate che vi aiuti, perché quello che hai detto diventi falso”.Dopodomani il diluvio sarà una cosa che sarà stata.
***UPDATE 17/3***
. Intervista a Uzi Even: qui.
. Intervista a Ezio Puppin: qui
. Da Qualenergia.it: l'atomo e i costi vs le rinnovabili e i costi
. Intervista a Vincenzo Balzani:
***UPDATE 19/3***
Lunga rimozione di una scomoda verità.
Oltre una settimana dopo l'immenso sussulto di Gaia e il conseguente violentissimo schiaffo di Poseidon, 25 anni dopo la furia del mostro impazzito, un altro - seppur diverso - grande rischio sotto enorme pressione. L'abbiamo rimosso per un quarto di secolo: come tutte le cose rimosse, risale a galla (o rientra dalla finestra) in forma più subdola e inquietante.
Ancora qualche spunto:
. qui il report già citato, passare direttamente al capitolo 6 per un flashback di 25 anni e meno;
. qui un interessante dibattito radio (Moby Dick, in 3 parti) sulla stagione dei grandi rischi:
“Il disastro giapponese, tecnologico e naturale, al di là dell'emergenza nucleare, umanitaria, finanziaria, pone anche una serie di problemi che rilevano del nostro rapporto con il territorio, con la natura e con la tecnica. Urbanizzazione, scelte energetiche, società del rischio saranno alcuni dei temi che Moby Dick affronterà nella puntata di sabato 19 marzo con ospiti in studio Mario Camani, climatologo cantonale durante l'emergenza Chernobyl, Claudio Valsangiacomo, collaboratore della SUPSI e Membro del Corpo svizzero di Aiuto umanitario e Armando Massarenti, filosofo e collaboratore del Sole24Ore. A loro si aggiungeranno i contributi del geografo Franco Farinelli, dell'economista Giorgio S. Frankel e del critico d'arte Fuyumi Namioka;
. qui un altro interessante contributo radiofonico sul dopo Fukushima (trasmissione ascoltabile in Podcast) ➾ 4 spunti dalla trasmissione (che ha visto gli interventi, fra gli altri, di Gianni Mattioli, Massimo Scalia e Massimo Zucchetti):
- investimenti e giro d'affari nelle energie non rinnovabili (combustibili fossili e nucleari) ancora nettamente superiori rispetto a quelli pur crescenti nelle rinnovabili, la cosa vale anche per il nucleare (business e lobbying enormi che sottraggono preziose risorse alle rinnovabili): forti investimenti nelle centrali di tipo attuale - una quarantina quelle in costruzione - ma pure in quelle di terza e quarta generazione (per tacere di quelle futuristiche di fusione nucleare, vedi il progetto ITER a cui collabora anche Zucchetti), anche se finora non ce ne sono ancora e in ogni caso, per poter dire qualcosa su di loro, occorre vederle all'opera e adesso cambierà qualcosa?
- l'energia nucleare è (stata) al contempo indispensabile e inutile: ha permesso di arrivare agli attuali stili di vita occidentali, ma a che prezzo? In ogni caso, è possibile già oggi sprecare meno energia, ridurre sprechi e consumi e così far capo maggiormente a fonti meno redditizie (dal punto di vista della resa elettrica) ma molto meno dannose e molto meno associate a grandi rischi di impatti sulla salute umana (vedi anche qui e qui) e sull'ambiente e di disponibilità di combustibile;
- Learned helplessness: continuiamo - forse per costrizione evoluzionistica e/o per riduzione a misura umana della complessità - a fidarci ciecamente della statistica e del pensiero lineare, mentre la natura irrompe come un cigno nero, un re-drago o una martingala. Abbiamo mai imparato nulla dagli Hopi?
- impianti di terza generazione vertono sul concetto di sicurezza passiva che - a differenza di quelle attuali con sistemi di sicurezza attiva che richiedono energia esterna per attivare i processi di raffreddamento - si basa sulla fisica termodinamica (circolo dell'acqua indotto da gradiente termico) ma funzionano solo se l'acqua rimane presente nell'impianto. Quelli futuristici e ancora potenziali di quarta generazione sono basati su un sistema di sicurezza intrinseca (ma non assoluta!) che verte sul concetto dei sistemi complessi simile ad es. a quello dei termostati (feedback che smorzano o amplificano relazioni causali: ad es. un potenziale incidente attiva automaticamente il sistema di raffreddamento). Tuttavia siamo ancora nel campo teorico e in ogni caso è prematuro e fuorviante parlare di sicurezza assoluta. Come diceva il grande Goethe:
- investimenti e giro d'affari nelle energie non rinnovabili (combustibili fossili e nucleari) ancora nettamente superiori rispetto a quelli pur crescenti nelle rinnovabili, la cosa vale anche per il nucleare (business e lobbying enormi che sottraggono preziose risorse alle rinnovabili): forti investimenti nelle centrali di tipo attuale - una quarantina quelle in costruzione - ma pure in quelle di terza e quarta generazione (per tacere di quelle futuristiche di fusione nucleare, vedi il progetto ITER a cui collabora anche Zucchetti), anche se finora non ce ne sono ancora e in ogni caso, per poter dire qualcosa su di loro, occorre vederle all'opera e adesso cambierà qualcosa?
- l'energia nucleare è (stata) al contempo indispensabile e inutile: ha permesso di arrivare agli attuali stili di vita occidentali, ma a che prezzo? In ogni caso, è possibile già oggi sprecare meno energia, ridurre sprechi e consumi e così far capo maggiormente a fonti meno redditizie (dal punto di vista della resa elettrica) ma molto meno dannose e molto meno associate a grandi rischi di impatti sulla salute umana (vedi anche qui e qui) e sull'ambiente e di disponibilità di combustibile;
- Learned helplessness: continuiamo - forse per costrizione evoluzionistica e/o per riduzione a misura umana della complessità - a fidarci ciecamente della statistica e del pensiero lineare, mentre la natura irrompe come un cigno nero, un re-drago o una martingala. Abbiamo mai imparato nulla dagli Hopi?
- impianti di terza generazione vertono sul concetto di sicurezza passiva che - a differenza di quelle attuali con sistemi di sicurezza attiva che richiedono energia esterna per attivare i processi di raffreddamento - si basa sulla fisica termodinamica (circolo dell'acqua indotto da gradiente termico) ma funzionano solo se l'acqua rimane presente nell'impianto. Quelli futuristici e ancora potenziali di quarta generazione sono basati su un sistema di sicurezza intrinseca (ma non assoluta!) che verte sul concetto dei sistemi complessi simile ad es. a quello dei termostati (feedback che smorzano o amplificano relazioni causali: ad es. un potenziale incidente attiva automaticamente il sistema di raffreddamento). Tuttavia siamo ancora nel campo teorico e in ogni caso è prematuro e fuorviante parlare di sicurezza assoluta. Come diceva il grande Goethe:
“se non ci sono i concetti, nascono e proliferano le parole
. qui le favole collodiane, della serie: vettore energetico pulito e sicuro, candido e con sicurezza intrinseca ovvero assoluta...;
***UPDATE 13/4***
Due video molto espliciti, significativi (h/t Cassandra): il primo una passeggiata nel post-Olocausto giapponese in stile simil-fantascientifico (della SF migliore), il secondo mostra lo schiaffo di Poseidon che colpisce la centrale di Fukushima. Da brividi, entrambi.
@Steph
RispondiEliminaVirilio: non so se la possibilità intrinseca sia censurata dalla tecnocrazia - qualunque sia la tecnologia, ognuno di noi finge che non esista pur di sentirsi in control.
Quando sentiamo "sicurezza intrinseca" sostituiamo l'aggettivo con "assoluta", mi sembra che lo facciamo sin da piccoli.
Già. Ne ho l'impressione anch'io ed è forte.
RispondiEliminaHo aggiunto un passo di Dupuy, hai letto la sua piccola metafisica degli tsunami?
non lo dicevo solo in senso negativo, più come un dato dell'evoluzione, anche i castori costruiscono dighe come se non potessero mai crollare.
RispondiEliminaDupuy: hai fatto bene ad aggiungerlo, anche perché non l'ho letto