Il giardino dei sentieri che si biforcano
❖ Siamo entrati e da tempo, ormai, stiamo accumulando - in maniera gradualmente crescente - CO2 e altri GHG in atmosfera. La stessa, nel frattempo, si è riscaldata di un valore importante, significativamente impattante su ecosistemi e ambienti naturali e - da più di 40 anni oramai - ampiamente previsto dai primi rudimentali modelli dinamici (che sia perché si basavano - e si basano tutt'ora - su quella hardscience che chiamiamo basic physics?). In barba al miscuglio di dissonanze e contraddizioni di volta in volta rappresentato sulla ribalta del/dal solito ambaradan negazionista.
× Ma cosa sarebbe successo al clima se non avessimo accumulato CO2 e altri GHG in atmosfera? Siccome non abbiamo una Terra di riserva sulla quale sperimentare un alternativa al gigantesco esperimento di portata geofisica che su *questa* Terra stiamo compiendo e siccome non possiamo ricreare in laboratorio un modellino di Terra, possiamo/dobbiamo affidarci ad un altro tipo di modellizzazione concettuale: quello numerico della simulazione climatica. E questo ci dice che le forzanti naturali (soprattutto sole e vulcani) avrebbero mantenuto la temperatura globale entro il range della variabilità naturale (anche qui).
❖ All'incirca dal secondo dopoguerra in avanti abbiamo anche emesso aerosol (soprattutto solfati) in dosi massicce in atmosfera. Questa, nello stesso periodo, ha subito una stasi nel trend di fondo, ponendo i primi 3 decenni dopo la metà del XX secolo in una sorta di "anomalia climatica" connotata da temperature (in particolare nell'emisfero nord) più fresche e, parallelamente, i piranometri sparsi su gran parte dell'emisfero hanno misurato una cospicua e continua riduzione della radiazione solare incidente. Dagli anni 80 in avanti, l'abbattimento dei solfati (soprattutto laddove se ne produceva di più, cioè in Occidente) ha permesso la riduzione del global dimming e l'emersione di un global brightening, dissolvendo l'effetto di mascheramento della radiazione solare incidente e contribuendo così alla recente impennata delle temperature.
× Ma cosa sarebbe successo al clima se non avessimo emesso così tanti solfati nell'epoca del boom economico e industriale successivo al secondo dopoguerra? E se invece avessimo deciso di non abbatterli (per ovvi motivi associati alla necessità di ridurre la produzione di smog e parallelamente al miglioramento della tecnologia), cosa avremmo sperimentato, dal punto di vista termico?
Di nuovo: i modelli di simulazione climatica ci aiutano a supporre che molto probabilmente avremmo avuto nel primo caso un progressivo e continuo incremento termico (con il trend di fondo sovrimposto alla variabilità naturale libera e stocastica e a quella lenta delle oscillazioni oceaniche), forse solamente ritoccato dall'effetto del land use change, che ha generali effetti raffreddanti (forcing negativi). E, inoltre, un aumento più consistente nelle Tmax continentali, soprattutto d'estate (ma anche meno nebbie invernali, oltre che foschia generale, per cui...).
D'altra parte, una prosecuzione delle emissioni di solfati avrebbe continuato a mascherare - fino ad un certo punto di "rottura" - l'effetto cumulativo dell'accumulo di GHG in atmosfera, continuando ad ombreggiare la radiazione solare incidente, bilanciando - almeno i parte - il forcing radiativo positivo associato, continuando a ridurre l'escursione termica diurna sulle aree continentali soprattutto dell'emisfero nord ("effetto tampone" sulle Tmax) e, in ultima analisi, probabilmente spostando solamente un poco più avanti nel tempo il momento di svolta più recente: il punto di cambiamento del trend di metà anni 70.
❖ 1975: una data storica per 2 motivi. L'analisi dei punti di cambiamento dei trend, come già detto (qui, seconda parte del post, AGC), mostra che questo è il più recente bivio intrapreso nell'andamento termico globale. D'altra parte, in maniera sorprendentemente casuale, proprio nell'agosto di quell'anno, Wally Broecker pubblica questo seminale lavoro, nel quale viene effettuata un'ennesima proiezione azzeccata, viene introdotto - apparentemente per la prima volta - il termine Global Warming e già dal titolo ci si chiede se eravamo (al'epoca) sul ciglio di un riscaldamento globale pronunciato (= accelerante).
× 1975: il clima continua a raffreddarsi e siamo oramai sul ciglio di un Global Cooling pronunciato (= accelerante). Questa è cronaca della morte annunciata di un mito...
❖ Al di là dell'inerzia del sistema, al di là di possibili esperimenti "indirettamente voluti" di geoingegneria, il giardino ci mostra come più oltre, davanti al sentiero imboccato, ci siano ancora biforcazioni, prima della porta di uscita. Come spiega splendidamente Pasini in questo suo recente post (di commento a questo articolo su un esperimento ludico...), possiamo anche fare finta che il sentiero sia unico e la porta di uscita vicina (verso cosa? che cosa c'è oltre?...) o che ci siano ancora numerossisime biforcazioni. Ma la scelta dell'ultimo sentiero che porta all'uscita buona e decente dipenderà dalle scelte che faremo prima, nei prossimi tempi. Buona parte del GW prossimo venturo dipenderà infatti da quanto saremo in grado di fare nei prossimi decenni. Con le parole di Pasini: "l'inerzia climatica e l'eredità tecnologica bruciano già metà del riscaldamento che ci possiamo permettere, ma allo stesso tempo l'altra metà sta nelle nostre mani". Attuali.
× 2 °C di riscaldamento sono una possibile soglia, prima dell'ultima biforcazione e della porta di uscita dal giardino. Possiamo già scegliere ora un sentiero più percorribile, possiamo ancora farlo.
"Il bicchiere è mezzo pieno e possiamo ancora agire".
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