15X - Deglaciazione alpina super-accelerante

30 anni in 2 anni. Un'accelerazione pazzesca, della dimensione di 15 volte. È il quantitativo di ghiaccio perso dalle Alpi svizzere fra il 2022 (anno idrologico 2021/22) e il 2023 (anno idrologico 2022/23). L’accelerazione è drammatica, con la strabiliante perdita di ghiaccio in soli due anni pari a quella avvenuta tra il 1960 e il 1990. Benvenuti al resoconto dei 2 anni più disastrosi della storia per i ghiacciai svizzeri.

Il ghiaccio del Vadret dal Murtèl, a 3100 m slm ai piedi del Pizzo Bernina (Grigioni), fonde rapidamente persino a metà settembre.

Un anno estremo ne segue un altro. Il 2022 è stato un anno estremo, nel quale i ghiacciai in Svizzera hanno perso il 6% del loro volume. Tuttavia, nel 2023 se ne è andato un ulteriore 4%, rappresentando il secondo calo più grande dall’inizio delle misurazioni. 

Dunque in soli due anni è scomparso il 10% del volume di ghiaccio, una quantità pari a quella di cui le Alpi venivano private, mezzo secolo fa, in un trentennio. E negli ultimi 70  40 anni i ghiacciai svizzeri hanno perso circa la metà del loro volume, quasi 2/5 nei soli ultimi 20 anni!




I ghiacciai svizzeri stanno fondendo a un ritmo in rapida crescita. L’accelerazione è drammatica: i due anni estremi consecutivi hanno portato al collasso delle lingue glaciali e alla scomparsa di molti ghiacciai più piccoli. Di conseguenza, ad esempio, le misurazioni sul ghiacciaio St. Annafirn nel Canton Uri hanno dovuto essere sospese. 

Il programma di misurazione sul quasi ex ghiacciaio del Sant'Annafirn (Uri) è stato interrotto a causa del forte ritiro e del pericolo di caduta massi.

Questa massiccia perdita di ghiaccio è il risultato di un inverno con volumi di neve molto bassi e temperature elevate durante l'estate. La fusione ha interessato tutta la Svizzera e la perdita media complessiva di spessore è stata di quasi 3 metri. 


Nella Svizzera meridionale e orientale i ghiacciai si sono ridotti quasi con la stessa intensità dell'anno record 2022. Nel Vallese meridionale e in Engadina è stata misurata una fusione di diversi metri a quote superiori a 3200 mslm. Si tratta di una quota alla quale, fino a non molto tempo fa, i ghiacciai riuscivano ancora ad essere in equilibrio nel bilancio di massa annuo, trovandosi al di sotto di una linea che ormai negli ultimi anni si è decisamente e ulteriormente innalzata. 



La perdita media di spessore del ghiaccio qui tocca i 3,5 metri (ad esempio nel ghiacciaio del Gries nel Vallese, nel ghiacciaio del Basòdino nel Canton Ticino e nel sistema glaciale del Vadret Pers, massiccio del Bernina, nei Grigioni) ed è notevolmente superiore ai valori registrati nella torrida estate record del 2003. 

Sostituzione di un palo per la misurazione del bilancio di massa sul ghiacciaio del Gries nel Vallese. Una rete di pali (a destra nella foto) facilita l'individuazione delle perdite su tutta la superficie del ghiacciaio.

La "disintegrazione" del ghiacciaio del Gries nel Vallese prosegue a ritmo serrato. La roccia è stata scoperta un anno fa sul fondo di un crepaccio nel mezzo del ghiacciaio. Quest'anno è emersa una vera e propria isola di rocce.

La scomparsa della cresta di ghiaccio del Piz Murtèl nei Grigioni, vista dalla stazione della funivia del Piz Corvatsch (sopra St. Moritz), illustra chiaramente come si è trasformato il panorama d'alta montagna. Per almeno 7000 anni (come dimostrato da un carotaggio datato) questa iconica cresta di ghiaccio decorava la vetta. Ora è rapidamente svanita.


Meno drammatica ma pur sempre molto preoccupante è la situazione tra Oberland bernese e Vallese (es. il ghiacciaio dell'Aletsch nel Vallese e il ghiacciaio della Plaine Morte nel canton  Berna), poiché durante l'inverno qui c'era un po' più neve.

Un po' di neve dell'inverno scorso era ancora presente solo ad altitudini molto elevate, come qui sulla Jungfraujoch tra i cantoni Berna e Vallese.


Tuttavia, una perdita di quasi 2,5 metri dello spessore medio del ghiaccio rimane estremamente elevata. Infatti, per es., la lunga ed iconica lingua dell’Aletsch, nella sua parte finale, si è assottigliata anche di quasi 10 metri.

L'area attorno all'enorme superficie glaciale della Plaine Morte (fra il canton Berna e il Vallese) sta diventando sempre più una distesa di rocce.

I glaciologi scavalcano la lingua crollata del ghiacciaio Findel (Vallese). Dieci anni fa i laghi glaciali di un blu brillante erano ancora coperti da decine di metri di ghiaccio.

In pochi anni, la recessione della lingua del ghiacciaio Findel (Vallese) ha messo a nudo un'ampia valle costituita da detriti glaciali e ghiaccio morto.

La lingua del ghiacciaio del Rodano in Vallese sta crollando. La copertura artificiale del ghiacciaio non è in grado di impedirlo. Immagine molto suggestiva: sembra un enorme pesce morente che vomita acqua...


Due anni di "disintegrazione" glaciale sul ghiacciaio del Rodano



Sul più grande ghiacciaio delle Alpi e dell'Europa continentale - alla Konkordiaplatz, il punto centrale e più spesso dell'apparato - negli ultimi 2 anni il ghiaccio si è assottigliato di 11 metri, mentre tra il 1950 e il 1980 lo spessore medio del ghiaccio perso era in media di 2,5 metri.

Nel 2023 (a destra) se ne sono andati 4,7 metri di ghiaccio sulla Konkordiaplatz del ghiacciaio dell'Aletsch. Nel 2022 (a sinistra) la diminuzione è stata di 6,3 metri e nel trentennio fra il 1950 e i 1980 una media di 2,5 metri.





Quali sono state le cause dell’elevata perdita di massa glaciale nell'ultimo anno? 
Sostanzialmente le stesse dell'anno prima, che però è stato più estremo, soprattutto per quanto riguarda il primo e il secondo fattore. Ricordo che l'anno idrologico/criosferico inizia il primo ottobre dell'anno precedente e termina il 30 settembre.
In ordine di importanza decrescente:
1) Estate molto calda
2) Inverno estremamente secco
3) Fusione autunnale che è proseguita fino a novembre 2022.
Il tutto leggermente mitigato dalle abbondanti nevicate (solo) ad aprile e da qualche sporadico ed effimero evento nevoso nel mese di agosto.



Nell’inverno 2022/2023 - per il secondo anno consecutivo - su entrambi i versanti delle Alpi sono cadute pochissime precipitazioni e le temperature sono state molto elevate, dopo che già la seconda metà dello scorso autunno è stata molto mite e povera di neve. Di conseguenza in tutte le stazioni è caduta molta meno neve del solito. Al di sopra dei 1000 m le condizioni di febbraio e inizio marzo sono state eccezionali: nella prima metà di febbraio l'altezza della neve misurata era generalmente di poco più alta rispetto agli inverni con scarse nevicate del 1964, 1990 o 2007. Nella seconda metà di febbraio, invece, l'altezza della neve è scesa a nuovi record e si è attestata solo al 30% circa della media pluriennale. Anche più della metà delle stazioni automatizzate al di sopra dei 2000 m con almeno 25 anni di serie di misurazioni hanno mostrato nuovi livelli minimi record.
In primavera la situazione è tornata brevemente alla normalità, grazie soprattutto alle precipitazioni nevose di aprile. Ma il mese di giugno secco e molto caldo ha fatto sì che la neve fondesse 2-4 settimane prima del solito. La terza estate più calda dall’inizio delle misurazioni (dopo quelle del 2003 e del 2022 e a pari con quelle del 2015 e del 2019) e il limite record della quota dello zero termico oltre 5000 m fino a settembre sono stati responsabili del fatto che le isolate e sporadiche nevicate estive di agosto fondessero molto rapidamente, rendendo perciò inutile il loro apporto per i ghiacciai.

L'acqua di fusione e i flussi d'aria creano cavità impressionanti sotto il ghiaccio dell'Aletsch.

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