We can't breathe
In occasione della giornata mondiale dell'ambiente di ieri (con il tema "It's Time for Nature"), un post odierno dedicato...al respiro.
L'ossigeno atmosferico (O2) è l'elemento più cruciale sulla Terra per gli organismi aerobici che dipendono da esso per liberare energia dalle macromolecole a base di carbonio. Il suo ciclo biogeochimico viene alimentato dalle sorgenti, ovvero dai processi di fotosintesi delle piante verdi e delle alghe, ma anche dai pozzi, ovvero dai processi che lo consumano, come la respirazione, la combustione e la decomposizione. L'equilibrio di questo ciclo è tutt'altro che stabile, come in molti altri casi nei quali l'era antropocenica ha contribuito a spezzarli: l'attuale O2 che si è accumulato nell'atmosfera e si è dissolto negli oceani nel corso di un miliardo di anni di storia della Terra non è illimitato.
Nel corso degli ultimi 50 anni (e in particolare negli ultimi decenni), la concentrazione globale di O2 in atmosfera è andata vieppiù diminuendo in maniera graduale e continua. All'origine di questo decremento ci sono le attività umane di combustione che ne hanno causato e ne stanno causando un declino irreversibile. Allo stesso tempo, anche i livelli di O2 negli oceani sono diminuiti a causa del cambiamento di solubilità sullo sfondo del riscaldamento globale e sono comparse diverse nuove zone morte, un numero che raddoppia ogni decennio dagli anni '60.
Uno dei primi studi effettuati per analizzare sistematicamente il budget globale dell'O2 e i suoi cambiamenti negli ultimi 100 anni è quello di Huang et al. uscito quasi due anni fa. In quel lavoro, i ricercatori hanno evidenziato come la combustione di combustibili fossili antropogenici sia il principale responsabile dell'attuale deficit di O2, un deficit che è passato da un consumo annuo di 2,0 Gt nel 1900 ad uno di 38,2 Gt nel 2015.
In base al worst-case scenario di emissioni di CO2, verrebbero rimossi dall'atmosfera circa 100 Gt annue di O2 fino al 2100, diminuendo così la concentrazione di O2 dal suo attuale livello di 20,946% al 20,825%.
Rispetto al rapido aumento della concentrazione di CO2 e ai suoi impatti climatici, il declino dell'O2 atmosferico è ben al di là del focus della comunità di ricerca e dei responsabili politici, a causa dei suoi cambiamenti trascurabili rispetto al suo enorme inventario nell'atmosfera terrestre. In effetti, il declino dell'O2 atmosferico dovrebbe essere affrontato in maniera più incisiva poiché questo fenomeno, alla lunga, potrebbe influire direttamente sulla sopravvivenza dell'uomo e della maggior parte delle specie.
Quantità crescenti di O2 vengono consumati aumentando la combustione di combustibili fossili insieme alla crescita della popolazione e un'accelerazione della deforestazione; inoltre, l'espansione delle terre aride tenderà a ridure anche la produzione di O2 degli ecosistemi terrestri.
Tutti gli effetti cumulativi precedentemente menzionati che limitano la produzione di O2 mettono una seria ed ulteriore ipoteca sul futuro dell'umanità, sebbene questa catastrofe concorrenziale sia ancora di là da venire e succedente alla ben più stringente crisi climatica. Tuttavia, è prevedibile che la vita sulla Terra, in un futuro distante (come singoli individui) ma vicino (come specie), possa soffrire inevitabilmente di ipossia se continueremo le nostre attività seguendo il business as usual.
Nel frattempo, i livelli di CO2 hanno raggiunto un nuovo, ennesimo record, nonostante i Covid—19...
Fonte |
L'ossigeno atmosferico (O2) è l'elemento più cruciale sulla Terra per gli organismi aerobici che dipendono da esso per liberare energia dalle macromolecole a base di carbonio. Il suo ciclo biogeochimico viene alimentato dalle sorgenti, ovvero dai processi di fotosintesi delle piante verdi e delle alghe, ma anche dai pozzi, ovvero dai processi che lo consumano, come la respirazione, la combustione e la decomposizione. L'equilibrio di questo ciclo è tutt'altro che stabile, come in molti altri casi nei quali l'era antropocenica ha contribuito a spezzarli: l'attuale O2 che si è accumulato nell'atmosfera e si è dissolto negli oceani nel corso di un miliardo di anni di storia della Terra non è illimitato.
Huang et al. 2018 |
Nel corso degli ultimi 50 anni (e in particolare negli ultimi decenni), la concentrazione globale di O2 in atmosfera è andata vieppiù diminuendo in maniera graduale e continua. All'origine di questo decremento ci sono le attività umane di combustione che ne hanno causato e ne stanno causando un declino irreversibile. Allo stesso tempo, anche i livelli di O2 negli oceani sono diminuiti a causa del cambiamento di solubilità sullo sfondo del riscaldamento globale e sono comparse diverse nuove zone morte, un numero che raddoppia ogni decennio dagli anni '60.
Fonte: Scripps |
Uno dei primi studi effettuati per analizzare sistematicamente il budget globale dell'O2 e i suoi cambiamenti negli ultimi 100 anni è quello di Huang et al. uscito quasi due anni fa. In quel lavoro, i ricercatori hanno evidenziato come la combustione di combustibili fossili antropogenici sia il principale responsabile dell'attuale deficit di O2, un deficit che è passato da un consumo annuo di 2,0 Gt nel 1900 ad uno di 38,2 Gt nel 2015.
In base al worst-case scenario di emissioni di CO2, verrebbero rimossi dall'atmosfera circa 100 Gt annue di O2 fino al 2100, diminuendo così la concentrazione di O2 dal suo attuale livello di 20,946% al 20,825%.
Huang et al. 2018 |
Rispetto al rapido aumento della concentrazione di CO2 e ai suoi impatti climatici, il declino dell'O2 atmosferico è ben al di là del focus della comunità di ricerca e dei responsabili politici, a causa dei suoi cambiamenti trascurabili rispetto al suo enorme inventario nell'atmosfera terrestre. In effetti, il declino dell'O2 atmosferico dovrebbe essere affrontato in maniera più incisiva poiché questo fenomeno, alla lunga, potrebbe influire direttamente sulla sopravvivenza dell'uomo e della maggior parte delle specie.
Quantità crescenti di O2 vengono consumati aumentando la combustione di combustibili fossili insieme alla crescita della popolazione e un'accelerazione della deforestazione; inoltre, l'espansione delle terre aride tenderà a ridure anche la produzione di O2 degli ecosistemi terrestri.
Tutti gli effetti cumulativi precedentemente menzionati che limitano la produzione di O2 mettono una seria ed ulteriore ipoteca sul futuro dell'umanità, sebbene questa catastrofe concorrenziale sia ancora di là da venire e succedente alla ben più stringente crisi climatica. Tuttavia, è prevedibile che la vita sulla Terra, in un futuro distante (come singoli individui) ma vicino (come specie), possa soffrire inevitabilmente di ipossia se continueremo le nostre attività seguendo il business as usual.
Nel frattempo, i livelli di CO2 hanno raggiunto un nuovo, ennesimo record, nonostante i Covid—19...
Davvero sorprendente il bilancio dell' ossigeno globale. I dati mostrano che il consumo annuale dovuto alla respirazione di noi umani e del nostro bestiame (circa 5 Gt/y complessive) raggiunge quasi il livello bruciato dagli incendi su tutta la superficie terrestre. E a ciò si aggiunga che nell' articolo di Huang si afferma che la respirazione di tutti gli animali selvatici non è stata considerata nel budget essendo trascurabile rispetto agli altri termini!
RispondiEliminaAnche se non ce n'era bisogno questa è un' ulteriore conferma della preponderanza umana nell' Antropocene.
Touché!
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