Viola
Giornata nazionale di sciopero delle donne, oggi, in Svizzera, 28 anni dopo quello storico (del) 14 giugno 1991. Contro qualsiasi tipo di disuguaglianza di genere che anche nella ricca e benestante Svizzera ancora oggi persiste.
Qui la pagina di riferimento. Qui l'appello. Qui un resoconto dell'importanza dello sciopero del 1991. Se ne parla anche su quotidiani e blog italiani. E britannici (anche qui).
Qui qualche dato relativo al mondo del lavoro e alla conciliazione fra lavoro professionale e domestico.
Poche cifre essenziali:
♀︎la differenza salariale tra donne e uomini a vantaggio di questi ultimi è pari al 18%; nel settore privato raggiunge il 20% e in quello pubblico di ferma al 17%;
♀︎nel settore privato la parte non spiegabile di questa differenza (non riconducibile a fattori oggettivi quali formazione, età, posizione professionale, ramo di attività) raggiunge ben il 43%, in quello pubblico il 35%;
♀︎una donna su 10 perde il lavoro dopo il congedo maternità (congedo introdotto solo 15 anni fa, mentre ancora non esiste un congedo paternità...);
♀︎il 60% delle donne lavora a tempo parziale, contro il 18% degli uomini;
♀︎il rapporto fra il tempo medio settimanale dedicato al lavoro remunerato (attività professionale) e quello dedicato al lavoro non remunerato (lavori domestici e familiari, volontariato organizzato e informale), per persone fra i 15 e i 64 anni e in generale, è di 1,69 per gli uomini risp. di 0,68 per le donne; per persone sole sale a 2,12 per gli uomini risp. a 1,32 per le donne; per partner in economia domestica di due persone è di 2,01 per gli uomini risp. di 1,04 per le donne; per padri e madri con partner e figli/e (il/la minore con età inferiore ai 14 anni) scende a 1,26 per gli uomini ma cala drasticamente a 0,28 per le donne.
Cifre che forse non sorprendono più di tanto, in un paese per certi versi sì esemplare, ma per molti altri come questo, invece, tutt'altro. Nazione connotata dai ritardi e dalla lentezza, in questo ambito: nella concessione dei diritti politici alle donne la Svizzera è stata tra le ultime della classe in Europa (a livello federale, il suffragio femminile risale al 1971 e solo grazie alle lotte delle donne e precede solo il Portogallo, e il Liechtenstein) e tardiva anche rispetto a molti altri paesi del mondo; soltanto nel 1981 (il 14 giugno, appunto: una data dall'alto valore simbolico, quindi) le votanti e i votanti svizzeri avevano approvato il nuovo articolo costituzionale sulla parità fra i sessi; articolo che è stato tradotto in una legge di applicazione solo più tardi, con differenze di salario che rimanevano eclatanti (ancora ad inizio anni 90 le donne svizzere guadagnavano in media fino ad 1/3 in meno, con punte della metà in meno in alcuni Cantoni); l'articolo è entrato in vigore solo nel 1996 anche grazie alle rivendicazioni dello sciopero del 1991; soltanto nel 2002 l'elettorato svizzero ha approvato una legge sulla legalizzazione dell'aborto; solo nel 2004 anche l'articolo sull'assicurazione maternità, inserito nella Costituzione federale nel 1945, ha trovato applicazione in una legge.
Anche nel settore della ricerca scientifica e dell'insegnamento universitario una certa disuguaglianza - pur ridottasi nel tempo - esiste tutt'oggi. Se ne parla anche all'ETH dove sono prevista diverse attività lungo l'arco di tutta la giornata.
Perché, per es., le donne che studiano/fanno ricerca/insegnano nelle discipline scientifiche sono nettamente meno degli uomini?
Sebbene sul piano formale le donne abbiano uguali possibilità di accedere agli studi, a livello nazionale sussistono notevoli differenze tra i sessi riguardo alla scelta della disciplina, dei titoli di studio accademici conseguiti e della presenza ai vari livelli gerarchici. E questo nonostante oggi in Svizzera a disporre di un titolo universitario tra i 25 e i 34 anni, in generale, siano più donne (51%* ) che uomini (49%*). La scelta della disciplina riflette in ampia misura gli schemi tradizionali della ripartizione dei ruoli tra i sessi: le donne sono sovrarappresentate nel campo delle lettere e delle materie umanistiche (laureate: circa il 61%*), mentre sono decisamente sottorappresentate nel campo delle scienze naturali (laureate in scienze naturali, matematica e informatica: circa 33%*) e soprattutto dell’ingegneria (laureate circa il 15%*) . I settori tecnico e economico, nei quali si concentra buona parte del potere nella nostra società, rimangono in tal modo veri e propri feudi maschili. Nei campi della medicina umana, della giurisprudenza e della storia la quota delle donne corrisponde pressappoco alla presenza femminile media. Più si sale nella gerarchia accademica, più la presenza femminile si riduce. (...) Le ragioni di questa asimmetria vanno ricercate in parte negli schemi di comportamento legati al genere ma soprattutto nelle strutture organizzative delle università e nell’impostazione degli studi universitari, a tutt’oggi orientati in funzione delle carriere al maschile. Non da ultimo occorre ricordare che anche i contenuti dell’insegnamento come pure la prospettiva maschile che prevale nel mondo della scienza costituiscono altrettanti fattori che tendono a trattenere le donne dall’affrontare una carriera accademica. La ricerca di genere, sviluppatasi sulla scia del nuovo femminismo, ha pertanto criticato anzitutto il fatto che le donne e il loro mondo sono raramente, se non mai, oggetto di ricerca. La ricerca di genere ha anche cercato delle alternative ai metodi e ai modi di procedere adottati fino a questo punto, e ha studiato le disparità di potere e le discriminazioni che intervengono nel rapporto tra donne e uomini in tutti gli ambiti della vita.
(fonte, *dati aggiornati Eurostat, vedi grafici sotto)
Oltre alle climatologhe già mondialmente riconosciute - e di cui avevo parlato in questo post di qualche anno fa - come Susan Solomon, Clara Deser, Gaby Hegerl, Corinne Le Quéré, Valérie Masson-Delmotte, Bette Otto-Bliesner, Karina Von Schuckmann...e tantissime altre che ovviamente sto dimenticando di menzionare, ne evidenzierei quattro che lavorano all'ETH (le prime tre) e all'Uni di Berna (la quarta) e che molto brave nella loro expertise:
♀︎Ulrike Lohmann, la "donna delle nuvole" (expertise nel campo nella fisica delle nubi e nell'interazione fra aerosol e nuclei di condensazione, lavora nell'ambito degli effetti indiretti degli aerosol sul clima e della variazione delle nubi nel sistema climatico);
♀︎Sonia Seneviratne, la "donna degli estremi caldi e secchi" (expertise nelle dinamiche interne e i feedback del ciclo dell'acqua associati ad effetti "di memoria" sui pattern di circolazione e all'induzione termodinamica che ne consegue, evaporazione e flussi di acqua in atmosfera, interazioni fra superfici continentali, vegetazione e clima così come siccità e heatwaves, vedi);
♀︎Daniela Domeisen, la "donna delle teleconnessioni" (expertise nelle dinamiche atmosferiche su larga scala e sulla prevedibilità dell'atmosfera a medio-lungo termine, intra-stagionale e stagionale)
♀︎Olivia Romppainen-Martius, la "donna degli estremi piovosi" (expertise nelle dinamiche atmosferiche associate a eventi di precipitazione estrema e ai relativi impatti).
Qui la pagina di riferimento. Qui l'appello. Qui un resoconto dell'importanza dello sciopero del 1991. Se ne parla anche su quotidiani e blog italiani. E britannici (anche qui).
Qui qualche dato relativo al mondo del lavoro e alla conciliazione fra lavoro professionale e domestico.
Poche cifre essenziali:
♀︎la differenza salariale tra donne e uomini a vantaggio di questi ultimi è pari al 18%; nel settore privato raggiunge il 20% e in quello pubblico di ferma al 17%;
♀︎nel settore privato la parte non spiegabile di questa differenza (non riconducibile a fattori oggettivi quali formazione, età, posizione professionale, ramo di attività) raggiunge ben il 43%, in quello pubblico il 35%;
♀︎una donna su 10 perde il lavoro dopo il congedo maternità (congedo introdotto solo 15 anni fa, mentre ancora non esiste un congedo paternità...);
♀︎il 60% delle donne lavora a tempo parziale, contro il 18% degli uomini;
♀︎il rapporto fra il tempo medio settimanale dedicato al lavoro remunerato (attività professionale) e quello dedicato al lavoro non remunerato (lavori domestici e familiari, volontariato organizzato e informale), per persone fra i 15 e i 64 anni e in generale, è di 1,69 per gli uomini risp. di 0,68 per le donne; per persone sole sale a 2,12 per gli uomini risp. a 1,32 per le donne; per partner in economia domestica di due persone è di 2,01 per gli uomini risp. di 1,04 per le donne; per padri e madri con partner e figli/e (il/la minore con età inferiore ai 14 anni) scende a 1,26 per gli uomini ma cala drasticamente a 0,28 per le donne.
Cifre che forse non sorprendono più di tanto, in un paese per certi versi sì esemplare, ma per molti altri come questo, invece, tutt'altro. Nazione connotata dai ritardi e dalla lentezza, in questo ambito: nella concessione dei diritti politici alle donne la Svizzera è stata tra le ultime della classe in Europa (a livello federale, il suffragio femminile risale al 1971 e solo grazie alle lotte delle donne e precede solo il Portogallo, e il Liechtenstein) e tardiva anche rispetto a molti altri paesi del mondo; soltanto nel 1981 (il 14 giugno, appunto: una data dall'alto valore simbolico, quindi) le votanti e i votanti svizzeri avevano approvato il nuovo articolo costituzionale sulla parità fra i sessi; articolo che è stato tradotto in una legge di applicazione solo più tardi, con differenze di salario che rimanevano eclatanti (ancora ad inizio anni 90 le donne svizzere guadagnavano in media fino ad 1/3 in meno, con punte della metà in meno in alcuni Cantoni); l'articolo è entrato in vigore solo nel 1996 anche grazie alle rivendicazioni dello sciopero del 1991; soltanto nel 2002 l'elettorato svizzero ha approvato una legge sulla legalizzazione dell'aborto; solo nel 2004 anche l'articolo sull'assicurazione maternità, inserito nella Costituzione federale nel 1945, ha trovato applicazione in una legge.
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Anche nel settore della ricerca scientifica e dell'insegnamento universitario una certa disuguaglianza - pur ridottasi nel tempo - esiste tutt'oggi. Se ne parla anche all'ETH dove sono prevista diverse attività lungo l'arco di tutta la giornata.
Perché, per es., le donne che studiano/fanno ricerca/insegnano nelle discipline scientifiche sono nettamente meno degli uomini?
Sebbene sul piano formale le donne abbiano uguali possibilità di accedere agli studi, a livello nazionale sussistono notevoli differenze tra i sessi riguardo alla scelta della disciplina, dei titoli di studio accademici conseguiti e della presenza ai vari livelli gerarchici. E questo nonostante oggi in Svizzera a disporre di un titolo universitario tra i 25 e i 34 anni, in generale, siano più donne (51%* ) che uomini (49%*). La scelta della disciplina riflette in ampia misura gli schemi tradizionali della ripartizione dei ruoli tra i sessi: le donne sono sovrarappresentate nel campo delle lettere e delle materie umanistiche (laureate: circa il 61%*), mentre sono decisamente sottorappresentate nel campo delle scienze naturali (laureate in scienze naturali, matematica e informatica: circa 33%*) e soprattutto dell’ingegneria (laureate circa il 15%*) . I settori tecnico e economico, nei quali si concentra buona parte del potere nella nostra società, rimangono in tal modo veri e propri feudi maschili. Nei campi della medicina umana, della giurisprudenza e della storia la quota delle donne corrisponde pressappoco alla presenza femminile media. Più si sale nella gerarchia accademica, più la presenza femminile si riduce. (...) Le ragioni di questa asimmetria vanno ricercate in parte negli schemi di comportamento legati al genere ma soprattutto nelle strutture organizzative delle università e nell’impostazione degli studi universitari, a tutt’oggi orientati in funzione delle carriere al maschile. Non da ultimo occorre ricordare che anche i contenuti dell’insegnamento come pure la prospettiva maschile che prevale nel mondo della scienza costituiscono altrettanti fattori che tendono a trattenere le donne dall’affrontare una carriera accademica. La ricerca di genere, sviluppatasi sulla scia del nuovo femminismo, ha pertanto criticato anzitutto il fatto che le donne e il loro mondo sono raramente, se non mai, oggetto di ricerca. La ricerca di genere ha anche cercato delle alternative ai metodi e ai modi di procedere adottati fino a questo punto, e ha studiato le disparità di potere e le discriminazioni che intervengono nel rapporto tra donne e uomini in tutti gli ambiti della vita.
(fonte, *dati aggiornati Eurostat, vedi grafici sotto)
Percentuale di donne e di uomini laureate/i in Svizzera e nell'UE nelle discipline comprendenti scienze naturali, matematica e informatica. Fonte dati: Eurostat, 2016 |
Percentuale di donne e di uomini laureate/i in Svizzera e nell'UE in ingegneria. Fonte dati: Eurostat, 2016 |
Fonte: dati Eurostat, 2016 |
♀︎Ulrike Lohmann, la "donna delle nuvole" (expertise nel campo nella fisica delle nubi e nell'interazione fra aerosol e nuclei di condensazione, lavora nell'ambito degli effetti indiretti degli aerosol sul clima e della variazione delle nubi nel sistema climatico);
♀︎Sonia Seneviratne, la "donna degli estremi caldi e secchi" (expertise nelle dinamiche interne e i feedback del ciclo dell'acqua associati ad effetti "di memoria" sui pattern di circolazione e all'induzione termodinamica che ne consegue, evaporazione e flussi di acqua in atmosfera, interazioni fra superfici continentali, vegetazione e clima così come siccità e heatwaves, vedi);
♀︎Daniela Domeisen, la "donna delle teleconnessioni" (expertise nelle dinamiche atmosferiche su larga scala e sulla prevedibilità dell'atmosfera a medio-lungo termine, intra-stagionale e stagionale)
♀︎Olivia Romppainen-Martius, la "donna degli estremi piovosi" (expertise nelle dinamiche atmosferiche associate a eventi di precipitazione estrema e ai relativi impatti).
"la differenza salariale tra donne e uomini a vantaggio di questi ultimi è pari al 18%; nel settore privato raggiunge il 20% e in quello pubblico di ferma al 17%"
RispondiEliminaIn attesa che la poderosa e efficiente macchina burocratica Svizzera (*) regoli il problema... (aspettiamo però ancora con ansia che metta in atto la decisione presa da referendum/iniziativa popolare sui lavoratori stranieri del 2013).. la soluzione del problema "disuguaglianza salari uomo - donna" è facile.
Hai una collega donna?... Sicuramente si.
Non devi fare altro che spostare dal tuo conto corrente l'8,5% del tuo stipendio sul suo conto, così sarete alla pari.
Sono sicuro che lo farai, perché sei un uomo di sani principi.
Una metà (abbondante) del pianeta ti sarà eternamente riconoscente.
Ciao.
Spiritoso!
EliminaL'asterisco?
(*) ah l'asterisco... era un mio sassolino nella scarpa... la minaccia di 2 giorni di carcere se non pagavo una multa di 80 CHF per divieto di sosta... appunto, l'efficiente burocrazia Svizzera.
RispondiEliminaAh, ah, ah....come ti capisco! A me han ritirato la patente per un eccesso di velocità di ben...27 km/h in una zona agreste con limite a 60. Per fortuna che in Svizzera - perlomeno in gran parte degli agglomerati urbani - si fa benissimo con i mezzi pubblici. E, con abbonamenti &C, non è poi nemmeno così caro.
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