Gli enormi costi delle calamità
Proprio mentre gli USA stanno facendo il conto con gli ingenti danni causati dall'uragano Michael (una delle più potenti tempeste tropicali mai registrate a colpire gli Stati Uniti continentali e virtualmente di intensità identica a Maria 2017), le Nazioni Unite hanno pubblicato un allarmante rapporto sui costi economici generati dalle catastrofi legate ai cambiamenti climatici: costi più che raddoppiati negli ultimi 20 anni.
Tra il 1997 e il 2017 le perdite economiche legate a catastrofi naturali hanno toccato quota 2'900 miliardi di dollari, stando al rapporto pubblicato ieri dall'Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri. Si tratta di cifre superiori di circa due volte e mezzo rispetto a quelle del ventennio precedente, quando i costi generati da questo tipo di fenomeni ammontavano a 1'300 miliardi di dollari.
Tre quarti di questi disastri sono legati direttamente al clima. Le catastrofi che generano più danni economici sono principalmente le tempeste, seguite da inondazioni, terremoti e temperature estreme. In questi 20 anni le catastrofi generate dai cambiamenti climatici hanno ucciso 1,3 milioni di persone e ne hanno ferito, lasciato senza casa e bisognose di un aiuto d'urgenza 4,4 milioni.
I Paesi più colpiti in assoluto sono gli Stati Uniti, con perdite stimate a 945 miliardi di dollari; al secondo posto c'è la Cina, con 492 miliardi di dollari; terzo il Giappone con 376 miliardi. Una classifica che non stupisce, dato che gli eventi più devastanti di questi 20 anni, in termini monetari, sono stati gli uragani Katrina, Rita e Wilma (costati 201 miliardi di dollari agli Stati Uniti), il terremoto del 2008 nel Sechuan, che ha pesato 96 miliardi sui conti cinesi e il terremoto seguito dallo tsunami in Giappone, costato 228 miliardi.
Se nei paesi ad alto reddito le catastrofi generano costi economici più elevati a causa del maggior valore delle infrastrutture e anche della densità dell'urbanizzazione, causando ingenti danni a infrastrutture e abitazioni, nei paesi poveri e in via di sviluppo si contano in realtà costi umani molto più elevati. Il rapporto evidenzia infatti che nei paesi a basso reddito il rischio di morire a causa di disastri naturali dovuti ai cambiamenti climatici è sette volte maggiore rispetto a quello delle nazioni ricche. E questo nonostante inquinino meno e abbiano un impatto decisamente minore sul riscaldamento globale.
Anche riguardo ad eventi così tragici occorre valutare il contesto. Infatti l' ONU periodicamente effettua analisi sule morti "violente" nel mondo. E da esse ad esempio emerge che i morti per incidenti stradali sono attualmente circa 1,2 milioni all' anno, al 90% nei Paesi in via di sviluppo e con un trend in aumento.
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