Effetti collaterali

Steinacher el al. 2013

La CO2 non solo porta al riscaldamento globale, ma, come si sa, acidifica anche i mari. Le emissioni devono pertanto essere ridotte anche più drasticamente di quanto precedentemente richiesto.
Per la policy climatica, gli scienziati hanno a suo tempo formulato l'obiettivo della soglia limite dei 2 gradi C per evitare un cambiamento del clima troppo forte ed impattante*. Così, le emissioni di CO2 devono essere drasticamente ridotte, in caso contrario la temperatura media globale aumenterà, secondo le simulazioni climatiche, di più di 2 gradi C rispetto ai livelli pre-industriali di cui sopra con conseguenze potenzialmente molto pericolose.

[*Update 5/7: come giustamente segnala nei commenti al post Paolo C, "il limite di due gradi è ridicolo, considerato quello che stiamo passando già con un grado scarso in più. E se è vero che con un 1,5 potremmo passare il tipping point del permafrost siamo fregati". Sono d'accordo con lui, ma questo dimostrerebbe, semmai, il solito problema del rapporto fra intenzioni e/o auspici che sono frutto della linearità con cui si tende a ragionare e un sistema complesso come quello climatico che invece è tutto fuorché lineare]
Steinacher et al. 2013
Onde sottolineare l'impellenza e l'auspicio di una riduzione ancora più veloce e drastica delle emissioni di CO2, tre ricercatori dell'Università di Berna hanno appena pubblicato su Nature un'analisi completa (qui in versione open) di quanto richiesto fino ad ora. E questo almeno se si vuole evitare non solo un forte riscaldamento, ma anche altri cambiamenti sensibili sulla Terra, relazionati e dipendenti dall'aumento della concentrazione di CO2 nell'atmosfera, poiché l'aumento di CO2 non solo porta ad un riscaldamento - con tutte le implicazioni ambientali connesse quali fusione glaciale, innalzamento del livello del mare, perdita dei raccolti... -, ma innesca e rafforza anche l'acidificazione degli oceani.

Marco Steinacher, Fortunat Joos e Thomas Stocker dell'Oeschger Centre dell'Università di Berna basano le loro evidenze su un modello del sistema Terra di intermedia complessità (EMIC) che, oltre a rappresentare i principali processi climatici fisici, tiene conto anche dei processi biogeochimici terrestri associati per es. al ciclo del carbonio ed è stato calibrato con molti dati osservativi. Gli autori hanno così potuto esaminare e testare la quantità di CO2 che può ancora essere emessa per poter mantenere entro limiti tollerabili tutte le conseguenze indotte da questa crescita.
Steinacher et al. 2013

Come si sa, la CO2 si scioglie nell'acqua dei mari, per cui l'aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera è associata all'acidificazione degli oceani. Coralli e altri organismi marini sono così a rischio perché, a causa dell'acidificazione dei mari, è probabile che faranno sempre più fatica nel riuscire a formare nuovi scheletri di carbonato. In questo specifico contesto, i ricercatori hanno calcolato a quanto ammonta la diminuzione di superficie dei mari con sufficiente potenziale di calcificazione, in ragione della loro acidificazione.
Essi hanno inoltre considerato che il riscaldamento globale può influenzare la produzione di alimenti e questo viene caratterizzato, nel loro modello, dalla proporzione delle superfici coltivabili sulle quali i raccolti potrebbero diminuire di più del 10%.


In modo simile al target dei 2 gradi, gli scienziati hanno imposto a questi e ad altri parametri limiti plausibili che non dovrebbero essere raggiunti o superati. Successivamente, mediante 65'000 simulazioni, hanno poi indagato il modo in cui questi limiti addizionali influenzano la necessaria riduzione di CO2. Il risultato: il limite superiore per le emissioni di CO2 dovrebbe essere ridotto ulteriormente; per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici, sarebbe necessario che la riduzione delle emissioni di CO2 fosse due volte più rapida. Gli autori raccomandano pertanto che la politica e la società definiscono altri obiettivi climatici rilevanti.
Quali cambiamenti ambientali vogliamo ancora accettare e quali rischi siamo disposti a prendere, in fondo è una questione sociale e politica
afferma Joos, uno dei co-auotri dello studio. 
Ma le continue emissioni di CO2 diminuiscono lo spazio di manovra in modo crescente.

Lo studio svizzero giunge in un momento in cui i negoziati sul clima, sul piano delle Nazioni Unite, sono in fase di stallo, nonostante il contenuto di CO2 nell'aria sia già più del 40% al di sopra del valore pre-industriale. Oliver Geden, esperto di politica climatica della Stiftung Wissenschaft und Politik di Berlino, ritiene improbabile il perseguimento parallelo di diversi obiettivi climatici al posto di uno,  poiché l'obiettivo risultante sarebbe ancora più ambizioso rispetto a quello semplice ed efficace dei 2 gradi. Tuttavia, dal punto di vista prettamente scientifico, egli ritiene utile prendere in considerazione non solo la temperatura ma anche altri parametri. I ricercatori dovrebbero fare una valutazione globale e complessiva delle conseguenze dell'aumento di CO2. Questo studio è un primo contributo in tal senso.


Commenti

  1. Il limite di due gradi è ridicolo, considerato quello che stiamo passando già con un grado scarso in più. E se è vero che con un 1,5 potremmo passare il tipping point del permafrost siamo fregati:

    http://www.sciencedaily.com/releases/2013/06/130619101521.htm

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    1. Sono d'accordo con te, ma questo dimostrerebbe, semmai, il solito problema del rapporto fra intenzioni e/o auspici che sono frutto della linearità con cui si tende a ragionare e un sistema complesso come quello climatico che invece è tutto fuorché lineare.
      Metto un update.

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