Il GW alla radio

In anteprima su MS, la puntata speciale (suddivisa in tre parti) che il magazine culturale "Moby Dick" della Rete Due della Radio Svizzera Italiana dedica al tema del GW e che manderà in onda domattina alle 10.
Buon ascolto!

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Il clima sta cambiando. I rilevamenti effettuati nel corso del 2012 rivelano che il riscaldamento progressivo delle temperature continua. Dal 1980 ad oggi la temperatura del pianeta è aumentata di quasi un grado e l’aumento più consistente si è verificato negli ultimi 40 anni.
La Svizzera e il Ticino non fanno eccezione, infatti il riscaldamento della regione alpina è molto più elevato rispetto alla media globale.
Le conseguenze del riscaldamento globale a livello planetario lasciano intravvedere scenari inquietanti: l’aumento delle temperature, il cambiamento nel regime delle precipitazioni, l’innalzamento nel livello dei mari, lo squilibrio degli ecosistemi, l’aumento dell’intensità di eventi estremi, i costi economici e sociali, sono fenomeni con i quali tutti i governi si dovranno confrontare.

Ne discutono in studio gli ospiti di Moby Dick:

Giovanni Kappenberger, meteorologo, glaciologo ed esperto alpinista, autore di Il tempo in montagna. Manuale di meteorologia alpina (Zanichelli);
• Luca Mercalli, meteorologo e climatologo, docente in varie università autore di numerosi liberi tra i quali si ricordano i volumi Prepariamoci (Chiarelettere) e Che tempo che farà. Storia del clima con uno sguardo al futuro (Rizzoli);
• Andreas Moser, biologo, caporedattore della trasmissione Netz Natur di Schweizer Radio und Fernsehen, dottore honoris causa all’Università di Zurigo per i suoi meriti nel campo della divulgazione scientifica.



Update 2/5: Luca Mercalli mi ha chiesto news su quella specie di schifezza (all'inizio della prima parte) che funge da spunto introduttivo sul tema e, direi e nella migliore delle ipotesi, da stimolo provocatorio. Non troppo azzeccato, però. L'editoriale - pieno zeppo di inesattezze e luoghi comuni e che giustamente Mercalli, nella sua breve ma autorevole replica, definisce un perfetto esempio di archeologia informativa sul tema, vecchio almeno di 30 anni - è di Claudio Mésoniat,  uno dei pochi "giornalisti" negazionisti conosciuto qui in Ticino. Legami tripli con CLtra i fondatori, nella Svizzera italiana, del movimento) e con Formigoni (anche qui), il tizio - oltre che convinto di vivere nel migliore dei mondi uni-dimensionali possibili -  è il direttore del Giornale del Popolo, un giornaletto di parrocchia e della curia che sul tema dà spazio e voce quasi unicamente a gente come Battaglia.
Ha dato l'ennesima possibilità di ribadire cose già note.

A proposito, invece, del terzo intervento intervistato, quello dell'economista Pietro Veglio sulla presunta "nuova età dell'oro nero" e sulla sua seconda giovinezza (all'inizio della terza parte), credo valga la pena almeno sentire che cosa abbia da dire uno dei più importanti top manager mondiali attivo nel ramo, lo svizzero Peter Voser (tanto prestigioso quanto discreto e semi-sconosciuto in patria), primo posto nell'indice Patterson (performaces dei top manager e rapporto fra risultati e remunerazione), dal 2009 a capo della Shell - 470 miliardi di $ di giro d'affari, 40 miliardi di utile, 100.000 impiagati, un milione di azionisti - e dall'anno prossimo partente dalla Big Oil Sister anglo-olandese. Funzioni direttive prima in Roche, ABB e UBS, chiamato quattro anni fa a ristrutturare il gigante della conchiglia dentro un settore confrontato sempre più con la volatilità dei prezzi dell'energia e così dipendente dalle vicende politiche ed economiche del momento e a costruire il futuro di Shell, lo stesso Voser ha più volte messo in evidenza sfide e paradossi del caso, anche recentemente affermando, fra le altre cose:
Bisognerebbe che al mondo si aggiungesse l'equivalente di 4 Arabie Saudite o di 10 Mari del Nord per mantenere nel prossimo decennio l'offerta di petrolio allo stesso livello attuale.
Se lo dice lui...

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