Muove il bianco - Abissi e magneti artici V
La partita continua, stavolta muove il bianco e la mossa è decisamente una di quelle che possono portare allo scacco.
Come da tempo si va asserendo (vedi ad es. qui, qui, qui, qui o qui), l'Artico è entrato in un nuovo stato: dovremo abituarci alle caratteristiche di questo nuovo equilibrio dinamico, e forse ne stiamo già esperendo alcuni sorprendenti e imprevisti effetti (vedi il prossimo post sull'Artico). La scommessa ora è a sapere quando sarà ice-free d'estate, anche se c'è chi pensa che non lo sarà completamente, ma che continuerà a raccogliersi in un'area marginale fra l'arcipelago canadese e il nord della Groenlandia. Le stime più pessimistiche (e irrealistiche) dicono a breve, stante ulteriori tracolli simil-2007, quelle più ottimistiche (e altrettanto irrealistiche) sono quelle in voga fino a qualche anno fa e parlavano di fine secolo. In ogni caso, siamo sempre più testimoni di una situazione nuova e forse già irreversibile, a breve.
A proposito della particolarissima situazione in cui versa l'Artico in questi anni, recentemente sono stati pubblicati 2 lavori molto interessanti, nel primo dei quali viene confermata l'assoluta novità plurimillenaria di questa situazione (qui il primo, se ne parla anche a CA): la copertura permanente del mare dovrebbe essersi instaurata ad inizio Pleistocene ed in seguito fasi interglaciali anche più calde di quella odierna (come l'Eemiano) - spiegabili con forcing dipendenti dai cicli orbitali associati all'insolazione estiva delle alte latitudini - sono sempre state accompagnate dalla scomparsa della banchisa estiva. Ma dall'ultima fase calda, coincidente con la prima parte dell'Olocene, non è più completamente scomparsa e gli autori dello studio concludono dicendo che la riduzione odierna della banchisa artica, iniziata nel tardo XIX secolo, è diventata molto pronunciata negli ultimi 3 decenni. Siccome è una novità - come dicevo - nel panorama degli ultimi millenni (con condizioni orbitali al contorno assai diverse), non è possibile darne una spiegazione solamente con la variabilità naturale.
L'altro studio non fa che corroborare la conclusione del primo (che in effetti lo cita): il recente riscaldamento dell'Artico (causa prima della riduzione e dell'assottigliamento della banchisa) ha sostanzialmente "disarcionato" il trend di lungo periodo improntato al raffreddamento degli ultimi 2 millenni, causato dalla progressiva riduzione dell'insolazione estiva per motivi orbitali. L'80% dei decenni più caldi di tutta la ricostruzione di 2000 anni sono tutti contenuti negli ultimi 50 anni.
(Update 12/1: interessante anche questo recente draft...).
Al simposio sullo stato dell'arte della criosfera tenutosi a Zurigo al WGMS lo scorso 8 dicembre, una delle più interessanti relazioni è stata quella di Julienne Stroeve dell'NSIDC. Ha presentato la situazione di declino accelerante della banchisa artica (qui e qui 2 suoi abstract sul tema direttamente dal meeting dell'AGU finito ieri).
Una delle keyslides è questa:
T + alte in tutte le stagioni --> ghiaccio primaverile più sottile --> premature acque libere da ghiaccio (il "famoso" effetto Emmentaler) --> + ice albedo feedback* --> + acque libere da ghiaccio in settembre (effetto rafforzato anche dal primo fattore) --> T + alte nella bassa atmosfera artica autunnale --> ghiaccio primaverile più sottile , e via così col circolo vizioso.
* La riduzione dell'albedo estivo aumenta l'assorbimento, da parte dell'oceano, di radiazione solare ad onda corta con rilascio di flussi di radiazione IR da parte dell'oceano artico alla sovrastante atmosfera in autunno, processo favorito anche da 3 ulteriori fattori: la ricopertura glaciale tardiva, lo spessore più sottile (che isola molto meno l'oceano dall'atmosfera, rispetto a ghiacci più spessi), il processo di ricongelamento rilascia il calore impiegato ad inizio estate per fondere il ghiaccio. L'anomalia cumulata della radiazione solare assorbita, in agosto, può superare, localmente, anche i 150 MJ al m^2, un'energia per unità di superficie equivalente a quella impiegata per la fusione di uno spessore di ghiaccio di 49 cm.
Qualche dato:
. Accelerazione della diminuzione della copertura glaciale artica annua:
-3% / decennio dagli anni 70
-4.3% / decennio oggi
. Trend del mese di settembre: -12% / decennio
. Ultimi anni abissali:
2007: 39% sottomedia
2008: 34% sottomedia
2009: 24% sottomedia
2010: 30% sottomedia
. Trend dell'estensione di settembre:
nei 20 anni fra il 1979 e il 1998: -32'000 km^2/y
nei 12 anni fra il 1999 e il 2010: -165'000 km^2/y
. Dominano sempre più i sottili e più salati ghiacci giovani, a scapito di quelli "buoni" pluriennali e più spessi (anche qui). Lo step violento dei ghiacci pluriennali dopo il 2007 potrebbe essere riconducibile ad una sorta di "martellamento" e frantumazione subito da questi ghiacci dopo il watershed del 2007, oppure ad un aumento dell'OHC nelle regioni artiche. In ogni caso sembra corroborare l'ipotesi di inizio di un nuovo stato.
. Età e spessore suggeriscono uno stato volumetrico precario.
. L'emersione del particolare tipo di pattern estivo che sta connotando gli ultimi anni (l'Arctic Dipole Anomaly, un pattern molto meridionale, con forti venti geostrofici dalle latitudini più basse, che ha sostituito il "classico" ciclone artico estivo: nel 2010 presente solo a luglio, ha "salvato" un po' la stagione, altrimenti finivamo come il 2007), favorisce ulteriormente il riscaldamento dell'Artico e il movimento dei "frammentati" e sottili ghiacci che più facilmente possono essere sospinti alla deriva.
Alla fine una delle frasi ricorrenti del suo speech è stata che "rules may be changing".
E, per es., ha spiegato molto bene (vedi anche qui) come un precondizionamento invernale molto molto favorevole al recupero e mantenimento dei ghiacci estivi (l'AO--- da record dello scorso inverno) non sia stato in grado nemmeno lontanamente di frenare il trend e anzi: nella tarda primavera c'erano già inquietanti segnali premonitori e ripeto: senza il mese di luglio più o meno normale sull'Artico (dal punto di vista della circolazione atmosferica) adesso saremmo qui a parlare di un nuovo record. probabilmente.
Le regole potrebbero essere in procinto di cambiare, anche per diversi altri aspetti connessi. Ma di questo (e dei possibili potenziali nuovi e sorprendenti effetti) ne parlerò nel prossimo post della serie dedicata all'Artico.
Concludo con un'ottima sintesi della situazione generale dell'Artico, riassunta in questa scheda della NOAA. E, qui sotto, il video associato:
Come da tempo si va asserendo (vedi ad es. qui, qui, qui, qui o qui), l'Artico è entrato in un nuovo stato: dovremo abituarci alle caratteristiche di questo nuovo equilibrio dinamico, e forse ne stiamo già esperendo alcuni sorprendenti e imprevisti effetti (vedi il prossimo post sull'Artico). La scommessa ora è a sapere quando sarà ice-free d'estate, anche se c'è chi pensa che non lo sarà completamente, ma che continuerà a raccogliersi in un'area marginale fra l'arcipelago canadese e il nord della Groenlandia. Le stime più pessimistiche (e irrealistiche) dicono a breve, stante ulteriori tracolli simil-2007, quelle più ottimistiche (e altrettanto irrealistiche) sono quelle in voga fino a qualche anno fa e parlavano di fine secolo. In ogni caso, siamo sempre più testimoni di una situazione nuova e forse già irreversibile, a breve.
A proposito della particolarissima situazione in cui versa l'Artico in questi anni, recentemente sono stati pubblicati 2 lavori molto interessanti, nel primo dei quali viene confermata l'assoluta novità plurimillenaria di questa situazione (qui il primo, se ne parla anche a CA): la copertura permanente del mare dovrebbe essersi instaurata ad inizio Pleistocene ed in seguito fasi interglaciali anche più calde di quella odierna (come l'Eemiano) - spiegabili con forcing dipendenti dai cicli orbitali associati all'insolazione estiva delle alte latitudini - sono sempre state accompagnate dalla scomparsa della banchisa estiva. Ma dall'ultima fase calda, coincidente con la prima parte dell'Olocene, non è più completamente scomparsa e gli autori dello studio concludono dicendo che la riduzione odierna della banchisa artica, iniziata nel tardo XIX secolo, è diventata molto pronunciata negli ultimi 3 decenni. Siccome è una novità - come dicevo - nel panorama degli ultimi millenni (con condizioni orbitali al contorno assai diverse), non è possibile darne una spiegazione solamente con la variabilità naturale.
L'altro studio non fa che corroborare la conclusione del primo (che in effetti lo cita): il recente riscaldamento dell'Artico (causa prima della riduzione e dell'assottigliamento della banchisa) ha sostanzialmente "disarcionato" il trend di lungo periodo improntato al raffreddamento degli ultimi 2 millenni, causato dalla progressiva riduzione dell'insolazione estiva per motivi orbitali. L'80% dei decenni più caldi di tutta la ricostruzione di 2000 anni sono tutti contenuti negli ultimi 50 anni.
(Update 12/1: interessante anche questo recente draft...).
Al simposio sullo stato dell'arte della criosfera tenutosi a Zurigo al WGMS lo scorso 8 dicembre, una delle più interessanti relazioni è stata quella di Julienne Stroeve dell'NSIDC. Ha presentato la situazione di declino accelerante della banchisa artica (qui e qui 2 suoi abstract sul tema direttamente dal meeting dell'AGU finito ieri).
Una delle keyslides è questa:
T + alte in tutte le stagioni --> ghiaccio primaverile più sottile --> premature acque libere da ghiaccio (il "famoso" effetto Emmentaler) --> + ice albedo feedback* --> + acque libere da ghiaccio in settembre (effetto rafforzato anche dal primo fattore) --> T + alte nella bassa atmosfera artica autunnale --> ghiaccio primaverile più sottile , e via così col circolo vizioso.
* La riduzione dell'albedo estivo aumenta l'assorbimento, da parte dell'oceano, di radiazione solare ad onda corta con rilascio di flussi di radiazione IR da parte dell'oceano artico alla sovrastante atmosfera in autunno, processo favorito anche da 3 ulteriori fattori: la ricopertura glaciale tardiva, lo spessore più sottile (che isola molto meno l'oceano dall'atmosfera, rispetto a ghiacci più spessi), il processo di ricongelamento rilascia il calore impiegato ad inizio estate per fondere il ghiaccio. L'anomalia cumulata della radiazione solare assorbita, in agosto, può superare, localmente, anche i 150 MJ al m^2, un'energia per unità di superficie equivalente a quella impiegata per la fusione di uno spessore di ghiaccio di 49 cm.
Qualche dato:
. Accelerazione della diminuzione della copertura glaciale artica annua:
-3% / decennio dagli anni 70
-4.3% / decennio oggi
. Trend del mese di settembre: -12% / decennio
. Ultimi anni abissali:
2007: 39% sottomedia
2008: 34% sottomedia
2009: 24% sottomedia
2010: 30% sottomedia
. Trend dell'estensione di settembre:
nei 20 anni fra il 1979 e il 1998: -32'000 km^2/y
nei 12 anni fra il 1999 e il 2010: -165'000 km^2/y
. Dominano sempre più i sottili e più salati ghiacci giovani, a scapito di quelli "buoni" pluriennali e più spessi (anche qui). Lo step violento dei ghiacci pluriennali dopo il 2007 potrebbe essere riconducibile ad una sorta di "martellamento" e frantumazione subito da questi ghiacci dopo il watershed del 2007, oppure ad un aumento dell'OHC nelle regioni artiche. In ogni caso sembra corroborare l'ipotesi di inizio di un nuovo stato.
. Età e spessore suggeriscono uno stato volumetrico precario.
. L'emersione del particolare tipo di pattern estivo che sta connotando gli ultimi anni (l'Arctic Dipole Anomaly, un pattern molto meridionale, con forti venti geostrofici dalle latitudini più basse, che ha sostituito il "classico" ciclone artico estivo: nel 2010 presente solo a luglio, ha "salvato" un po' la stagione, altrimenti finivamo come il 2007), favorisce ulteriormente il riscaldamento dell'Artico e il movimento dei "frammentati" e sottili ghiacci che più facilmente possono essere sospinti alla deriva.
Alla fine una delle frasi ricorrenti del suo speech è stata che "rules may be changing".
E, per es., ha spiegato molto bene (vedi anche qui) come un precondizionamento invernale molto molto favorevole al recupero e mantenimento dei ghiacci estivi (l'AO--- da record dello scorso inverno) non sia stato in grado nemmeno lontanamente di frenare il trend e anzi: nella tarda primavera c'erano già inquietanti segnali premonitori e ripeto: senza il mese di luglio più o meno normale sull'Artico (dal punto di vista della circolazione atmosferica) adesso saremmo qui a parlare di un nuovo record. probabilmente.
Le regole potrebbero essere in procinto di cambiare, anche per diversi altri aspetti connessi. Ma di questo (e dei possibili potenziali nuovi e sorprendenti effetti) ne parlerò nel prossimo post della serie dedicata all'Artico.
Concludo con un'ottima sintesi della situazione generale dell'Artico, riassunta in questa scheda della NOAA. E, qui sotto, il video associato:
SE muove il cavallo è scacco matto anche se in più mosse!
RispondiEliminaNon penso però che si possa dire che lo scioglimento dell'artico non ha precedenti come ratei perchè le ricostruzione del passato non possono essere così precise come quelle satellitari di ora
nemmeno che si possa dire che i picchi di caldo dell'eeminao si possano spiegare con i cicli orbitali e con l'albedo
OT ho cambiato browser ho messo ex 8 ma è come pria
Claudio Costa
Joe Romm sembra sposare l'ipotesi di un Artico ice-free entro il 2020; spero sinceramente che non si avveri:
RispondiEliminahttp://climateprogress.org/2010/12/19/the-war-on-santa-claus-and-superman-2/
@Paolo C.
RispondiEliminaHo visto, è la corrente di pensiero di una parte della community, soprattutto quella afferente alla Naval Postgrad School. Ma non di tutte. Speriamo, ma certo che se uno guarda qui, c'è ben poco da stare allegri (ci sto scrivendo un post...):
http://www.skepticalscience.com/icefreearctic.html
PS per Claudio: bello insignificante il recovery del 2009, in questo contesto, eh?
@Claudio
Muove il cavallo bianco come il sottile ghiaccio che corre trainato dalle condizioni meteo; scacco di scoperta come scoperto è/sarà del tutto il mare.
Potrei anche essere d'accordo con te sui ratei (sempre rimanendo nell'ambito dell'olocene, come viene detto nel post e nello studio), ma non cambia poi di molto la cosa. Forzanti di un tipo allora, forzanti di un tipo oggi, al netto dei feedback. Le ricostruzioni isotopiche sono cmq assai più dettagliate e precise di quel che tu possa pensare.
Eemiano: prima o poi ci scrivo un post. Le condizioni al contorno - quelle di tipo orbitale - erano assai diverse. Ergo: partiamo da presupposti diversi. poi i picchi: d'accordo che qui entrano in gioco ev. forzanti meno lente di quelle orbitali: ma se le condizioni di contorno sono diverse, diversi saranno - giocoforza - anche i fattori che agiscono su scale temporali più brevi (per es. secolari). Prova ad immaginarti cosa significhi avere:
.eccentricità dell’orbita terrestre al massimo negli ultimi 150 Ka
.perielio in giugno
.obliquità dell’eclittica legg. superiore a quella odierna
.precessione degli equinozi ai minimi
poi vedi se non cambiano anche altri fattori che redistribuiscono i flussi di energia nel sistema...
Blog: allora sarà che è troppo carico, lo devo scremare e snellire un po', quanto pesano 'sti mondi sommersi, 'sto climafluttuante e 'sto GW :-D
@Steph
RispondiEliminablog troppo carico: per chrome il tuo no, invece fa scomparire climate monitor così ogni tanto vado là e... si compie il miracolo.
Ma non lo sapevi che Chrome è di quei complittisti, chioudueisti e globalwarmisti di gughel che - con le sue formichine elettriche - fa affiorare solo siti mainstream e pro-AGW? E filtra tutta la marea nera dei siti non-AGW? Adesso privo anch'io, lo apro e vado alla centralina, volgio vedere l'effetto che fa :-D
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