Connections II

Seconda e penultima parte dedicata alle connections (prima parte qui), stavolta e la prossima vediamo se e come possono esistere connessioni fra gli eventi meteorologici estremi che hanno caratterizzato l'estate 2010 in vaste regioni dell'Eurasia e il GW.



Prima una premessa: è in corso, da tempo, un equivoco apparentemente irriducibile circa l'assurdità e l'impossibilità dell'equazione tempo meteorologico = clima. Due entità diverse, ovvio. Non sto adesso a ripostare cose già ben note e dette e stradette (per es. ancora recentemente nell'ambito del discorso sui trend), ma anche uno studente di scuola media sa che il clima è il libro rilegato con le pagine del tempo e che fra le due entità c'è un evidente nesso causale. Il che non vuol ancora necessariamente dire che se la famigliola di turisti tedeschi in vacanza in Italia si becca una settimana di acqua, questa possa sperare di vincere una causa di risarcimento contro l'atlante climatico di Köppen :-D

L'ambito nel quale mi addentro è un terreno abbastanza intuitivo, la cui prima via è anche un po' speculativa e si basa su fattori radiativi e idrodinamici, mentre la seconda - che MS presenterà nella terza ed ultima parte del post sulle connections - è più analitica e verte maggiormente su fattori termodinamici.

Esistono collegamenti, dunque, fra la terribile heatwave (HW) russa e il GW? E fra quest'ultimo e le devastanti piogge monsoniche in Pakistan?

I 2 eventi citati, probabilmente collegati fra loro (come spiegato nella prima parte), sono eventi puntuali, episodi la cui natura è ovviamente una caratteristica prettamente stocastica della variabilità naturale che determina il tempo meteorologico. Rumore di fondo. Ma l'atmosfera è un continuum e questi eventi, complice la loro eccezionalità, non possono non essere considerati nel *contesto* in cui si sono manifestati. Questo contesto è, nella fattispecie, il clima che stiamo esperendo attualmente.
Così come la vita può essere considerata una collezione di esperienze che dà forma alla propria identità e l'identità a sua volta plasma la collezione di esperienze, allo stesso modo la sottile differenza fra clima (vita) e tempo (identità).

L'esperienza del GW è il contesto climatico di riferimento. L'accumulo di energia nel sistema (e la sua manifestazione termica attraverso il GW), dal momento che muta le condizioni iniziali del sistema stesso, non può che alterare la natura anche delle singole parti che compongono il sistema e tutto quel che segue sarà almeno un po' differente (pur se il grado di influenza è tutt'altro che invariante).
Per es. nell'acqua bollente (clima), un aumento di calore (GW) modifica le bolle di gas (eventi meteorologici quotidiani), ad es. aumentandone numero o frequenza. Naturalmente è impossibile prevedere affioramenti e moto di ogni singola bolla, ma la natura di queste bolle è comunque diversa rispetto a prima dell'aumento di calore. Un esempio forse triviale, ma abbastanza utile per capire le condizioni di contorno dell'ambito in cui mi sono addentrato e il fatto che il GW, in sé, non faccia altro che "prepararle" in un certo modo queste condizioni.

A questo punto, anche senza tener conto di quel che i modelli ci dicono e confermano (vedi ad es. questi 4 studi già citati, qui, qui, qui e qui, in quest'ultimo caso si fa riferimento alle ragioni fisiche che supportano il significativo contributo antropico all'aumento termico attuale ed associato non solo ad uno spostamento verso l'alto della distribuzione normale delle T estive in Europa ma anche ad un aumento della variabilità interannuale che rende assai più probabili questi fenomeni), possiamo benissimo intuire una cosa. Quando una forte anomalia calda - come l'intensissima HW russa o come quella europea del 2003 o altre - si sovrappone al trend climatico in vigore e magari innesca (o è innescata) anche (da) feedback che la amplificano ulteriormente come ad es. siccità dei suoli, vedi anche qui (come ad es. tipologia di copertura vegetativa, via effetti evaporativi, vedi questo interessante e recente studio su ruolo apparentemente paradossale delle foreste), allora le temperature possono anche raggiungere livelli ben al di fuori di qualunque valore di cui possano aver risentito gli attuali ecosistemi (adattati, come sono, al clima degli ultimi decenni e/o comunque del periodo strumentale). Inevitabili e pesanti, quindi, le conseguenze. Anche per noi.

E sulle piogge intensissime nell'Asia meridionale? Beh, anche in questo caso, al di là delle connessioni dirette o indirette con l'evento precedente (e di quel che si può trovare nella letteratura specifica, ad es. qui), l'intuizione ci porta ad una considerazione, sostanzialmente riassunta in questo post di oggiscienza.
Secondo la relazione di Clausius-Clapeyron, ad ogni aumento di temperatura di 1°C corrisponde un aumento del 7% della capacità, da parte dell'aria, di trattenere vapore. Questa maggior capacità tende a rinvigorire i processi idrologici in gioco negli scambi fra oceani e atmosfera, ad es. incide sull'evaporazione, velocizza e facilita la convezione, intensifica i fenomeni amplificandone gli effetti. Si ipotizza che da quel 7% in più di acqua gassosa in atmosfera possa scaturire quasi il doppio di pioggia.
Ora: se le SST e le T dell'aria sovrastante l'oceano Indiano settentrionale (come visto nella prima parte) sono aumentate di quasi 2°C in 30 anni, significa che l'aria contiene quasi il 14% in più di vapore, con tutti gli effetti potenziali associati. Questo non si traduce automaticamente in 1/4 in più di pioggia potenziale, perché ovviamente ci sono altri fattori che ne possono influenzare la sua formazione, per es. la produzione antropica di aerosol da nitrati, solfati, fuliggine (ABCs), ad oggi ancora forte in quella parte del mondo, provoca degli impatti sulle nubi perché gli aerosol sono in grado di modificarne le proprietà microfisiche e la durata di vita, ritardando la formazione di pioggia o - per quanto riguarda il black carbon - riconfigurandone comunque la distribuzione.
Tuttavia, ad es., già questo studio nel 2006 segnalava come in India centrale, dagli anni 50 agli anni 2000, frequenza e magnitudine degli eventi di precipitazioni estreme durante le stagioni monsoniche estive siano più che raddoppiati, creando i presupposti potenziali per pesanti e disastrose alluvioni. Invece eventi di precipitazione moderata o debole sono diminuiti, portando quindi a quantitativi totali pressoché invariati. Un po' come da queste parti.

Di nuovo, quindi: inevitabili e pesanti le conseguenze.

Ma sia il primo esempio (quello della HW russa) che il secondo probabilmente non si sarebbero manifestati (senz'altro non in questo modo e con questa testarda persistenza) senza la specifica e particolare configurazione sinottica venutasi a creare nella dinamica dei getti.
Quanto particolare? Quanto anomala?
Ne parleremo nell'ultima parte.

[UPDATE - titoli di prossimi post in preparazione: Mer_de glace / Connections III / Alpi nel tempo II / Abissi e magneti artici IV / ENSO Insights / Lassù...laddove il cielo è più blu / Be the rain / Venus in furs / Downtown - Bias II / It's the sun, stupid! V / Resilienze? /... ]

Commenti

  1. A proposito di clima ed eventi estremi, mi sembra appropriata l'analogia dei dadi proposta da Steve Sherwood (University of New South Wales):

    The “loading the dice” analogy is becoming popular but it misses something very important: climate change also allows unprecedented (in human history) things to happen. It is more like painting an extra spot on each face of one of the dice, so that it goes from 2 to 7 instead of 1 to 6. This increases the odds of rolling 11 or 12, but also makes it possible to roll 13. What happens then? Since we have never had to cope with 13’s, this could prove far worse than simply loading the dice toward more 11’s and 12’s. I’m not sure whether or not what is happening in Russia or Pakistan is a “13″ yet, but 13’s will eventually arrive (and so will 14’s, if carbon emissions continue to rise).

    http://dotearth.blogs.nytimes.com/2010/08/18/climate-extremes-beyond-loaded-dice/

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  2. Mi accorgo solo ora che la vignetta esprime lo stesso concetto (almeno credo, non riesco a leggerne granché).

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  3. Bellissimo l'esempio citato. Adesso provo a riconfigurare l'immagine, affinché si possa veder meglio la vignetta, credo che il cartoon esprima proprio lo stesso concetto.

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  4. Bello bis ancora
    Ottima, l'analogia della pentola d'acqua bollente - magari la riciclo se trovo qualche signora che al risc. glob "non ci crede"

    Loading the dice mi era piaciuto ma in italiano non vedo come renderlo con altrettanto efficacia

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  5. @oca
    grazie! C'è già un bis....;-)

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