La linfa australe

Un recente studio conferma il ruolo prioritario svolto da una delle più importanti correnti oceaniche del globo. Si tratta di una delle ricerche più rilevanti degli ultimi anni, con una serie di risultati piuttosto allarmanti riguardo alla risposta molto rapida del sistema climatico oceanico. Punto critico di svolta (o di non ritorno) relativo al trasferimento di calore e all'assorbimento di CO₂ .

La Corrente Circumpolare Antartica (ACC) è una gigantesca corrente oceanica che circumnaviga l’Antartide in senso orario (da ovest verso est), muovendo una quantità d'acqua 100 volte superiore a quella di tutti i fiumi della Terra messi insieme. Misura circa 2000 km di larghezza lungo il suo punto più largo, si estende fino alle profondità del mare e svolge un ruolo importante nel ribaltamento della circolazione globale, nello scambio e distribuzione di calore tra oceano e atmosfera, nello stoccaggio di CO₂ (essendo questo uno dei più importanti serbatoi di carbonio del pianeta) e nella stabilità delle calotte glaciali antartiche.
È probabilmente la corrente più importante del sistema climatico terrestre, una sorta di linfa oceanica che attraversa tutto l'emisfero australe nel suo percorso di circumnavigazione dell'Antartide e che ha importanti ripercussioni sul sistema climatico globale attraverso le sue connessioni con tutti gli oceani e l'atmosfera. 
Spinta da continui venti occidentali e senza alcuna terraferma ad ostacolarla in mezzo, gira intorno all'Antartide a circa 4 chilometri all'ora, trasportando da 165 a 182 milioni di metri cubi d'acqua ogni secondo.
Le condizioni per la formazione dell’ACC si sono stabilite circa 34 milioni di anni fa, dopo che le forze tettoniche separarono l’Antartide dalle altre masse continentali più a nord e le calotte glaciali iniziarono ad accumularsi; si pensa che la corrente abbia iniziato a scorrere nella sua forma moderna nel tardo Miocene, tra 12 e 14 milioni di anni fa.

L'ACC non è immune ai cambiamenti climatici, essendosi riscaldato e rinfrescato più volte, nel corso degli ultimi decenni, sia nei primi 2000 m di profondità come anche nelle acque antartiche inferiori, lo strato più profondo dell’oceano. Questi cambiamenti sono stati attribuiti all'attività antropica, principalmente attraverso l’aggiunta di gas serra nell’atmosfera e la riduzione dello strato di ozono.

Recentemente, un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’Istituto Alfred Wegener e dall’Osservatorio della Terra Lamont-Doherty della Columbia ha utilizzato sedimenti prelevati dal Pacifico meridionale per ricostruire la velocità del flusso negli ultimi 5,3 milioni di anni
Lo studio ha coinvolto circa 40 scienziati provenienti da una dozzina di paesi. In mare, a bordo della nave da trivellazione JOIDES Resolution, i ricercatori hanno raccolto i sedimenti del fondale oceanico sottostante l'ACC vicino a Point Nemo. La crociera, durata due mesi, si è svolta fra maggio e luglio 2019, durante l'aspro e violento inverno australe, quando c’era poca luce del giorno e onde alte fino a 20 metri minacciavano la nave.
I loro dati mostrano che durante i periodi glaciali la corrente rallentava. Le fasi più fredde nel Pliocene e nel successivo Pleistocene, durante le quali l'ACC si era indebolita, sono correlate all'avanzamento della calotta glaciale dell'Antartide occidentale.
Invece durante i più caldi periodi interglaciali ha accelerato, accompagnato dal ritiro della calotta glaciale. Questa perdita di ghiaccio può essere attribuita all’aumento del trasporto di calore verso sud, perché un ACC più forte significa che più acqua calda e profonda raggiunge il bordo della piattaforma di ghiaccio dell’Antartide.
Di conseguenza, se l’attuale riscaldamento globale si intensificherà in futuro, ciò potrebbe significare che l’Oceano Australe immagazzinerà meno CO₂ e che più calore raggiungerà l’Antartide.
Il calore in eccesso nell’acqua accelererà la fusione delle enormi piattaforme di ghiaccio galleggianti che cingono il continente bianco e che trattengono i ghiacciai interni ancora più vasti.

Altri ricercatori avevano già osservato che la forza dei venti sull’Oceano Antartico è aumentata di circa il 40% negli ultimi 40 anni. Tra le altre cose, questo ha accelerato l’ACC e dato energia a vortici su larga scala al suo interno che spostano acque relativamente calde dalle latitudini più elevate verso le piattaforme.
In effetti, in alcune parti dell’Antartide, soprattutto nella parte occidentale, queste acque calde stanno già divorando la parte inferiore delle piattaforme di ghiaccio. Infatti è proprio l’acqua più calda che ne accelera la fusione e ne riduce i tempi di permanenza.


C’è ancora un po' di tempo, l’oceano attorno all’Antartide è una delle poche aree del pianeta (assieme a quella a sud della Groenlandia, vedi box in blu nell'immagine qui sopra) che si scalda più lentamente perché c’è molta variabilità interna e il mixed layer è piuttosto profondo tutto l’anno. Questo significa che, per vedere il segnale del riscaldamento emergere su quello del rumore, si deve scaldare non solo la parte superficiale dell'oceano ma anche quella più profonda. Tuttavia, questo recente studio conferma l’importanza del segnale dandogli una più precisa collocazione temporale.

Insomma: il nostro sistema climatico si trova nella più grande transizione degli ultimi 34 milioni di anni. E questo è uno dei suoi più importanti e pericolosi punti di svolta o di non ritorno (tipping points).

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