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Visualizzazione dei post da settembre, 2015

Un po’ di Svizzera in Groenlandia

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In alto a destra: lo Swiss Camp in Groenlandia. Sopra: il mare e i ghiacci a Ilulissat Nel 1912, lo studioso svizzero Alfred de Quervain fu il primo ad attraversare da Ovest a Est la calotta di ghiaccio della Groenlandia. Un’ impresa storica , svoltasi con successo: tutti i membri della spedizione, infatti, tornarono a casa sani e salvi. Ma non fu soltanto la sete di avventura a spingere il ricercatore bernese e i suoi compagni. In realtà, lo scopo principale della spedizione era quello di raccogliere dati e conoscenze scientifiche. Durante il percorso, De Quervain e la sua équipe effettuarono così osservazioni meteorologiche, condussero misurazioni e tracciarono, per la prima volta, un profilo altimetrico dell’intera calotta groenlandese. Un fatto scientifico straordinario, considerato l’epoca in cui si svolse. Da allora, di ghiaccio se ne è formato e se ne è anche sciolto. Ma la presenza elvetica nella regione e il ruolo di scienziate e scienziati svizzeri nella ricerca polar

Il pianto dei ghiacciai

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Piangono lacrime amare, i ghiacciai del mondo. Che queste imponenti riserve di acqua dolce  stiano perdendo massa (vedi anche qui  e qui ), non è una novità. La velocità del processo sorprende però i ricercatori. Nelle scorse settimane l'Università di Zurigo - sede del servizio di monitoraggio mondiale dei ghiacciai ( WGMS ) che raccoglie informazioni glaciologiche e geodetiche dal 1850 per quasi 5200 ghiacciai e oggi da oltre 30 nazioni - ha pubblicato  (sul Journal of Glaciology )  i risultati  (vedi anche qui ) di un progetto di osservazione a livello mondiale  (vedi mappa e grafici qui sotto). Da oltre un secolo a questa parte, mai si era visto quanto è invece successo negli ultimi 15 anni, dal 2000 a oggi. E le prospettive sono anche peggiori, questo perché i ghiacciai non hanno ancora trovato un equilibrio con il clima attuale.

In vino veritas

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La vite è una delle piante coltivate che dipende maggiormente dalle condizioni meteorologiche dell'annata vegetativa ed è quindi anche una delle specie vegetali che reagisce in modo più marcato ai cambiamenti climatici. Tanto è vero che, per es., la data della vendemmia è usata come proxy agro-economico di ricostruzione paleoclimatica su scala plurisecolare in molte località europee.

Un'estate _normale_

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Di fronte a quello che in Europa e anche nella microregione dell'area alpina ci siamo appena lasciati alle spalle, molti hanno tirato in ballo il GW e i "cambiamenti climatici". Assurdo! Inconcepibile! Abominevole! Fortuna che, come sempre accade in questi casi, è intervenuto qualche "esperto" che ha tranquillizzato tutti dicendo che è stata un'estate tutto sommate normale.