Verso 3 stagioni?



Guest post di Luca Mercalli

La primavera meteorologica è cominciata convenzionalmente il primo marzo, quella astronomica è il 21, ma quella reale, registrata dagli strumenti, dalle piante, dagli animali e da noi stessi si può dire che abbia preso il posto dell'inverno, saldandosi direttamente con l'autunno. Già, perché l'inverno formalmente iniziato a dicembre 2013 e terminato a febbraio 2014 si può dire che su Alpi ed Europa occidentale non ci sia mai stato. Lo dicono i gerani e i nasturzi affacciati sul mio balcone in bassa Val di Susa che sono sempre rimasti verdi e ora hanno ricominciato a fiorire.
Lo dicono, con maggior affidabilità, i dati delle stazioni meteorologiche: in Ticino Meteo Svizzera comunica che la stagione è stata infatti la seconda più calda in oltre un secolo di misure, appena al di sotto del primato stabilito nel 2006/07, un dato in pieno accordo con quanto accaduto in Italia, secondo inverno più caldo da oltre duecento anni, ma pure a Bruxelles, dove mai era successo di misurare una minima assoluta di appena -0,5 °C, seconda stagione più mite dal 1833.



La motivazione sono stati i persistenti flussi di correnti tiepide meridionali di origine subtropicale che come contropartita hanno portato precipitazioni abbondantissime: sempre dalle statistiche di Meteo Svizzera si rileva come Lugano abbia registrato l'inverno in assoluto più piovoso dall'inizio delle misure, nel 1864, con oltre 630 mm di acqua, 100 in più che il precedente primato del 1950/51.
A Locarno-Monti il totale con oltre 700 mm è stato ancora maggiore. Pioggia battente al piano e dunque imponenti nevicate in montagna, ma soltanto oltre le quote di 1000-1200 metri, proprio a causa dell'aria mite: a Bosco Gurin sono caduti circa sei metri di neve fresca, il terzo valore più elevato dal 1961, mentre sul versante nordalpino gli apporti nevosi sono stati assai meno importanti, complice anche il frequente favonio.


Ora si vedrà con quanta rapidità la fusione trasformerà il manto nevoso in acqua destinata alla produzione idroelettrica, all'irrigazione delle pianure o alle esondazioni: negli ultimi anni il picco di portata si è infatti spostato indietro di circa due settimane. Anche noccioli e ontani hanno dato inizio alle loro fioriture invernali con circa una settimana di anticipo sul calendario fenologico normale.
Se da un lato l'inverno mancato ha fatto dunque risparmiare denaro per il riscaldamento domestico ha però causato una lunga sequenza di danni e vittime in tutta Europa. In Italia da ottobre 2013 a febbraio 2014 si sono contati 15 episodi alluvionali con un totale di 29 vittime, il più grave dei quali in Sardegna il 18 novembre, con la perdita di 17 vite. Francia e Regno Unito sono stati flagellati da un'ininterrotta serie di almeno 30 tempeste atlantiche, con venti spesso oltre 120 km/h, mareggiate spettacolari e gravi inondazioni in Bretagna, Inghilterra e Galles, dove l'inverno è stato il più piovoso dal 1766.
Ed ora ci si interroga su come proseguirà la stagione: come noto, le previsioni alla scala di qualche mese non sono ancora affidabili, quindi inutile spingersi oltre una settimana. Per il momento marzo è iniziato sotto la protezione di un vasto anticiclone posizionato sull'Europa centrale, che ha regalato alle Alpi giornate tiepide e assolate. D'altra parte non vi sono correlazioni robuste tra l'andamento di una stagione e di quella successiva: nel 1972 dopo un inverno umidissimo e piuttosto mite, la primavera fu parimenti piovosa, ma nel 1955 al trimestre invernale con piovosità oltre la media seguì una primavera asciuttissima. Tutto può ancora accadere.
In ogni caso è bene ribadire come la primavera alpina non abbia nulla a che vedere con certi quadretti idealizzati fatti esclusivamente di tiepidi zefiri e dolci giornate soleggiate. Si tratta infatti di una stagione di transizione molto burrascosa, con frequenti perturbazioni soprattutto in aprile e maggio, mesi che sul Ticino restano i più piovosi dell'anno: a Lugano in questo bimestre si totalizzano in genere 350 mm di pioggia pari al 23% della media annuale, con ben 23 giorni piovosi. È anche il bimestre con il minor numero di giorni soleggiati: soltanto 9 ad aprile e 8 a maggio, a dispetto delle ore di luce ormai quasi estive. Sono anche frequenti le occasioni per ritorni di freddo causati da irruzioni di aria artica che possono facilmente riportare geli e neve a bassa quota anche in pieno aprile (si vedano, ad es., i casi del 1986, 1991, 1998 o 2003, mentre l'anno scorso ci si "fermò" a fine marzo). La primavera delle Alpi è dunque una stagione incostante e ricca di colpi di scena, false partenze e ripensamenti, e fa venire in mente proprio la raccolta di deliziosi bozzetti di vita rurale "Tempo di marzo" pubblicata nel 1925 dallo scrittore ticinese Francesco Chiesa.

Un fatto tuttavia è certo: negli ultimi decenni anche la primavera si è riscaldata, seguendo la tendenza globale all'aumento termico: secondo i dati del Cnr-Isac di Bologna (Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima), la primavera italiana del XXI secolo ha guadagnato oltre due gradi rispetto alle corrispondenti stagioni di inizio Novecento e in Ticino è la stagione che, insieme all'estate, si è scaldata di più. Dai dati di Meteo Svizzera per il sud delle Alpi, negli ultimi 50 anni le primavere si sono scaldate a ritmo di 4,8°C/100 anni, le estati a ritmo di 5,2°C/100 anni, mentre se stringiamo agli ultimi 30 anni, il trend diventa +7,1°C/100 anni per la primavera e +6,2°C/100 anni per le estati. Sono valori incredibili.


Ma secondo le ultime simulazioni numeriche sul futuro del clima europeo pubblicate da Robert Vautard e colleghi sulla rivista Environmental Research Letters, le primavere alpine attorno alla metà del nostro secolo potrebbero riscaldarsi ulteriormente di circa 1,5 gradi (vedi grafici sotto). A quel punto è molto probabile che si dovrà ridefinire la sequenza delle nostre stagioni tradizionali: forse non saranno più quattro, ma tre: primavera, estate, autunno, con tutte le conseguenze del caso (vedi il recente rapporto CH2014-Impacts, dedicato alle conseguenze del cambiamento climatico in Svizzera).

(a)Yearly averaged change—relative to the reference period 1971–2000—in yearly mean temperature in the different European regions for periods corresponding to +2 C of global average change. The global temperature change (1.54 C) between 1971–2000 and the 2 C period is marked as a dotted line. (b) Same as (a) for precipitation in % of change. The solid red line indicates no change for precipitation and the red dotted line a change of 1.54 C for temperature, corresponding to a global warming of 2 C relative to pre-industrial. (c) Spatial average over land of changes in temperature and (d) precipitation, together with the range of changes for the GCM–RCM ensemble (median, 25–75% range and min and max values). The open bars refer to fixed time future period (2031–2060), the gray bars to the temperature controlled (+2 C) period.

Commenti

  1. e pensare che dopo stagioni simili si leggono qua e là riferimenti alla 'variabilità' climatica (-che vuoi che si un inverno un po sopra media..-)..con riferimenti (o allusioni) ad un prossimo raffreddamento..
    nel frattempo in Toscana stagione invernale, come in tutta Italia, mite e piovosa..tramontana del tutto sparita, gelate serie solo un paio nei fondovalle..
    Una rondine non fa primavera e una stagione meteo di sicuro non può dire moltissimo..ma ormai di stagioni così ne iniziamo a vivere molte negli ultimi anni..
    si battono record su record, l'artico non recupera massa nemmeno in inverno, le stazioni sciistiche funzionano con continuità solo se in alta quota..
    un saluto all'ottimo Steph e al mitico Mercalli.

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    1. Grazie dell'interesse che mostri per il mio blog. Un saluto anche a te!

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  2. non scherziamo :)..grazie a te!
    non è facile trovare 'luoghi' simili, dove persone che lavorano nel settore, con passione, condividono idee e studi..
    vendo da un mondo, quello amatoriale, in cui ancora si aspetta l'era glaciale o si spera in inverni stile '85..senza la consapevolezza che, forse, non li vedremo mai più..
    un saluto.
    s.

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