14 cm

Fra le moltissime cose, è:

✔ la stima del valore di aumento del livello dei mari da circa 7 decenni in qua. Un'assunzione lineare (che non è tale perché l'incremento sta accelerando, come il GW, ma approssimiamo) ci dice che - secondo un recente lavoro corale che ha rivisitato il livello dei mari globale e chiuso il budget energetico associato (su cui torneremo) - in 36 anni il livello delle acque globali si è alzato in media di circa 7 cm.



✔ molto vicino alla stima di quanto in più si innalzerebbe il livello dei mari a fine secolo (a partire dal 2000) rispetto ad un ipotetico (e utopico nonché fantasmagorico) scenario di azzeramento delle emissioni globali di GHGs entro il 2016, se si riuscisse a mantenere il GW al di sotto di +1.5-2°C rispetto alle temperature pre-industrializzazione. Una bella scommessa, ma le implicazioni in gioco causate da un mare con un livello medio di diverse decine di cm in più sarebbero in ogni caso molteplici.

la stima del contributo eustatico all'incremento del livello dei mari (ai trend più recenti) da parte della calotta groenlandese se estrapolassimo questo valore su 450 anni. Ma naturalmente il peggio deve ancor arrivare, in tal senso, e siamo solo agli inizi, perché anche la fusione della calotta groenlandese sta parecchio accelerando. I recentissimi anni di fusione - se assumessimo una condizione lineare e costante, ma non sarà così, evidentemente - stanno contribuendo ad un aumento di circa 1-2 mm/y (a seconda della finestra temporale scelta e tenendo costante l'accumulo di energia termica) e quindi ci vorrebbe solamente da poco meno di un terzo a poco meno di un sesto del tempo per aumentare il livello della cifra da titolo. Siccome, però, la fusione della calotta groenlandese sta parecchio parecchio accelerando (il luglio 2012, in questo senso, è stato qualcosa di terrificante), direi che queste sono stime decisamente difettose per ampio difetto. Run like hell...

✔ quanto profondamente viene riscaldato il ghiaccio groenlandese sul freddo plateau soggetto ad accumulazione, in conseguenza del maggior assorbimento di energia extra nonostante un albedo in loco normalmente maggiore rispetto alle aree soggette ad ablazione. E ciò a causa del feedback ghiaccio-albedo che tende ad oscurare il ghiaccio delle zone non soggette ad ablazione attraverso una modifica strutturale o metamorfismo di forma e dimensione dei cristalli di ghiaccio nel manto nevoso sottoposti a riscaldamento e ad accumulo di energia (i cristalli multiformi e frastagliati di neve fresca riflettono molta più luce dei più grossi, rotondi e raggruppati granuli di neve riscaldata).
Con queste cifre, c'è da temere che venga erosa parecchia materia prima nelle aree di accumulazione e la cosa non può non preoccupare, perché nelle future stagioni della fusione, per riuscire a portare il manto nevoso al punto di fusione sarà richiesta meno energia, permettendo al feedback ghiaccio-albedo di operare in maniera ancora più forte amplificando così l'impatto del riscaldamento sulla fusione. Oltretutto nelle sole aree di ablazione, durante la stagione estiva del sole alto, di ghiaccio se ne andrebbe - a causa del mutamento declinante dell'albedo - a sua volta fra i 7 e i 14 cm; come a dire - se i calcoli sono corretti -  una perdita addizionale (sul totale della calotta) di circa 120-240 Gton/mese.

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