L'ipoteca sull'oro blu

Provate ad immaginarvi di rimanere da oggi, 22 marzo, per tutti e tre i mesi primaverili senza acqua. Asfissiante idea. Ebbene: per quasi un miliardo di persone questa è la realtà quotidiana. E dove manca l'acqua si diffondono fame e malattie letali: niente irrigazione, niente servizi igienici e niente potabilità. In condizioni climatiche mutevoli e in futuro ancora più estreme, questa situazione potrebbe anche peggiorare, nonostante gli sforzi e i miglioramenti raggiunti.



22 marzo, giornata mondiale dedicata all'oro blu. Molte le iniziative e le manifestazioni atte a sensibilizzare su un tema di capitale importanza, a tre mesi da Rio+20. Tutto questo dopo che a Marsiglia si è appena chiuso il sesto vertice mondiale sull'acqua e mentre a Londra si apre tra poco quello orientato alle soluzioni al problema di un pianeta sempre più sotto pressione (qui un post dedicato all'acqua dal blog, qui il live web stream).



Il vertice chiusosi a Marsiglia è un appuntamento che ogni tre anni vuole fare il punto sulla gestione delle risorse idriche sviluppando soluzioni per garantire l'accesso duraturo e di buona qualità a questo bene fondamentale (vedi il dossier per i media di Helvetas su Bolivia e Etiopia). Quest'anno ci si è concentrati sulle soluzioni sul terreno (responsabilità di governi e popolazioni) atte a garantire il diritto all'accesso all'acqua come diritto umano sancito. La ricca d'acqua Svizzera si trova in prima linea fra i paesi che stanno sviluppando modelli di sfruttamento efficiente delle risorse idriche. Considerando come si vada verso una crisi mondiale di questo bene (presto la metà della popolazione mondiale abiterà in paese con penuria di acqua), governi, società civile e settore privato dovranno sempre di più mobilitarsi e collaborare per fornire soluzioni e in questo senso ben vengano progetti come quelli a cui collabora anche la Svizzera, improntati su crescita economia verde con strumenti che permettano la protezione delle risorse del pianeta. Modelli pratici come il pagamento per servizi ambientali finalizzati alla protezione dell'ambiente e allo sviluppo economico o come il riconoscimento dell'impronta idrica con aziende per ridurne il consumo idrico e con progetti sulle responsabilità sociali rispetto al nostro impatto sulle risorse idriche. Senza scordare l'approccio Bluepeace, dedicato allo scottante tema dei conflitti relativi al controllo dell'acqua. E i micro-progetti locali come la piccola irrigazione per autosufficienza o "l'acqua solare" Sodis.

Secondo l’ultimo rapporto del programma di monitoraggio congiunto OMS/UNICEF, il numero di persone senza accesso all’acqua potabile è diminuito da 884 milioni a 783 milioni nel 2011. Anche se oggi l’89 per cento degli abitanti del pianeta ha accesso a questa fondamentale risorsa - un risultato che consente di raggiungere prima del 2015 questo Obiettivo di Sviluppo del Millennio dell’ONU - quasi 800 milioni di persone senza accesso all'acqua potabile rimangono sempre troppe.
Non vanno dimenticati i 4000 bambini che nei paesi in via di sviluppo ogni giorno muoiono a causa del consumo di acqua contaminata perché ogni sorso può essere il vettore di colera, tifo o altre malattie letali. O il fatto che senza acqua non puoi nemmeno mangiare perché non hai possibilità di irrigare i campi per ottenere cereali, ortaggi, frutta.


Il cambiamento climatico getta poi un'ulteriore ombra minacciosa sulla disponibilità buona, giusta, pulita e duratura di questo bene primario nei paesi più poveri che già oggi, più e prima di altri, subiscono indirettamente gli effetti del cambiamento climatico. Qui un recente report pubblicato su Nature.


In questo post dedicato letteralmente alla pioggia avevo già riassunto alcuni scenari futuri in ordine a come il GW incrementerà i flussi di acqua in atmosfera, squilibrando (o portando verso nuovi equilibri dinamici) zone di evaporazione e di precipitazione. Ricopio qualche passaggio:
(...) Le disparità fra aumento di umidità (...) e mutamento molto meno forte nella quantità totale di precipitazioni porta ad avere cambiamenti nella natura e nelle caratteristiche delle precipitazioni stesse, che diventano più intense ma meno frequenti, aumentando quindi il rischio di alluvioni (al netto del land use change).
(...) le aree più umide divengono ancora più umide e quelle secche ancora più secche, nella tipica sindrome della forbice degli estremi. Questo pattern è simulato nel modelli climatici ed è previsto che continui in futuro, ma già oggi se ne possono osservare i sintomi.
(...) E infine: il cambiamento di stato dell'acqua che cade (meno neve, più pioggia), soprattutto ad inizio e fine della stagione fredda, porta ad una fusione più rapida ed anticipata del pack nivale. E questo, nei fiumi, è foriero di maggiori deflussi con rischi di alluvioni primaverili anticipate. D'altra parte, in piena estate la ridotta umidità dei suoli continentali (al di là della "memoria" interstagionale che questo parametro porta con sé in proiezione estiva) aumenta il rischio di siccità, heatwaves e incendi boschivi.

Infine segnalo tre interessanti post su climalteranti dedicati all'acqua (delle Alpi il primo, delle Ande il terzo e dedicato alla grande sete il secondo) scritti da Daniele Bocchiola.

Edit: Paolo C. mi segnala questo contributo di Legambiente a proposito del rischio glaciale alpino e dell'associata riserva di acqua dolce.

Quattro immagini (la prima e l'ultima segnalati anche nel post linkato su climalteranti) rendono esplicite queste preoccupazioni.

Fonte: Beniston 2006

Fonte: CH2011
Fonte: CH2011

Fonte: Häberli 2009

Commenti

  1. Proprio ieri leggevo quest'ANSA:

    http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/clima/2012/03/21/visualizza_new.html_154994439.html

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