Aurora borealis....the icy sky at night....
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Titolo mutuato da uno dei pezzi migliori della prima età dell'oro di Neil Young per un post che parla di due cose diverse ma con una connessione intrinseca.
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Partiamo proprio dalla connessione: l'affascinante spettacolo delle aurore polari (boreali o australi) è un fenomeno che, per ovvi e ben noti motivi associati all'interazione fra magnetismo terrestre nella ionosfera e vento solare, è possibile osservare solamente a latitudini alte (lungo le fasce ovali aurorali che contornano i poli magnetici) e principalmente durante i 6 mesi della stagione buia. Laddove e allorquando i cieli notturni sono - oltre che baluginanti di variazioni cromatiche che vanno dal vermiglio al verde e azzurro passando per il rosa ed il giallo - anche ovviamente very icy.
Quest'ultimo scorcio della lunga stagione invernale artica sta presentando una sequenza abbastanza intensa di aurore boreali. Il motivo è da ricercarsi nell'improvvisa (per quanto non insolita) accelerazione singhiozzante dell'attività magnetica del sole (e della relativa irradianza). Il lungo e sonnecchiante minimo fra la fine del ciclo 23 e l'inizio del 24 (ufficialmente iniziato nel dicembre 2008 ma con bassa attività dal 2005) è ormai archiviato. In questi ultimi giorni si sono succedute alcune grosse tempeste geomagnetiche che hanno puntualmente inscenato le bellissime aurore recenti (qui un video da Tromsoe nel 2009, uno dall'Islanda e uno recente da Fairbanks , qui invece una recentissima foto dall'Antartide e qui Summit Camp in Groenlandia inondato di rosso...).
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Vediamo adesso se - come si evince dalla giovane ricerca scientifica (soprattutto quella di scuola ceca) about the meteorological effects - il flusso di protoni solari è sufficientemente intenso da riuscire ad indurre (ancora: siamo pur sempre già ad aprile e gli effetti notati si limitano perlopiù al cuore della lunga stagione invernale) un reversal pattern sullo scacchiere euro-atlantico tale per cui....
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...e ovviamente, dopo un inverno così estremamente "mite", sereno e anticiclonico, neanche il rischio grosso di vedersi oscurate le northern lights dalla copertura nuvolosa per groenlandesi, norvegesi o canadesi. Lì, in quest'ultimo inverno, in effetti - mentre qui misuravamo la neve - misuravano (laddove c'era luce) gli effetti ottici dell'albedo diurno e/o quelli termici dati da cieli spesso very icy at night....
Le 3 mappe seguenti (Reanalisi NCEP) mostrano le anomalie della pressione al suolo (rosso +, blu -), delle temperature superficiali (rosso +, blu -) nonché della radiazione ad onda lunga dispersa nello spazio (OLR: blu +, rosso -) delle latitudini medio-alte (> 50 gradi N) nei 4 mesi dicembre 2009-marzo 2010. Le zone artiche sono state connotate da alta pressione persistente (tipica dell'Oscillazione Artica negativa), temperature molto molto miti (soprattutto su Groenlandia e Artico canadese con scarti fino ad oltre + 10 gradi fra le baie di Baffin e di Hudson) e cieli molto limpidi (tranne sull'Eurasia a sud del 60° parallelo).
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