Drawdowns
(fonte)
Oggi, al forum sullo stato dell'Artico in corso da domenica a Tromsø - nella sezione scientifica (qui gli abstract delle keynotes) - è il giorno di alcuni interessanti speeches: stamane Stefan Rahmstorf ha parlato del tema portante di questa edizione di Arctic Frontiers, quello dei tipping points.
A seguire, lo speech di Carlos Duarte, dedicato alla "rugosità" e non linearità con le quali soglie limite e modifiche improvvise (caratteristiche dei sistemi complessi) possono influenzare gli ecosistemi sotto pressione (qui una lista di pubblicazioni). Duarte è co-autore (insieme a Paul Wassmann) di questo bel libro.
Poco prima di mezzogiorno, Dirk Notz ha fatto una sintesi sullo stato dell'arte a proposito di quel che si sa sul cambiamento climatico (attuale e in prospettiva) nelle regioni polari e dei relativi feedbacks, focalizzando il discorso sulle grandi masse glaciali groenlandese e antartiche e sullo stato della banchisa artica (qui un suo recente paper).
Rahmstorf ha spiegato cosa è un tipping point. Di questa affascinante ed interessante teoria degli abrupt changes, delle biforcazioni e degli snodi improvvisi che portano un equilibrio dinamico stabile verso un nuovo tipo di equilibrio dinamico (attraverso l'instabilità), tipici dei sistemi complessi e non lineari, torneremo sicuramente a parlare più avanti.
In questo post (e ad es. in questo paper linkato, con Rahmstorf stesso come co-autore, ma anche in questo, molto interessante e su cui torneremo) ci sono alcuni spunti semplici per capire meglio di cosa si sta parlando, il post era dedicato proprio ad una integrazione del concetto allo stato dell'Artico.
Intanto, in ossequio ai tipping points dell'Artico (ma non solo!), ecco una serie di grafici abbastanza eloquenti:
Arctic sea ice extent in september / in december:
Arctic sea ice area / thickness / volume
Arctic volume: going, going, gone:
Arctic mean ice age distribution in march:
Greenland's top glaciers losers:
Ice loss from Meltland:
Mass balance of West Antarctic ice sheet:
Antarctic Wilkins ice shelf:
All published Himalaya glacier mass balance measurements, 1960s-2000s:
Global cumulative mean annual mass balance:
Snow cover / Glaciers / Sea-ice:
∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏∫ ∏
Oggi in tutt'altro meeting, ci sarà anche un altro interessante ed importante speech: quello di Kevin Trenberth sulla comunicazione nell'ambito dei cambiamenti climatici. Un sassolino che da tempo voleva togliersi. Il draft del suo discorso, messo sulla sua homepage e dedicato al grande Schneider, gira da settimane nei vari blog soprattutto di stampo terrapiattista e/o santaudizionista (e ovviamente anche dagli speaker gracchianti della centralina a rimorchio), spunto di vomitevoli attacchi fini a se stessi e senza nessun fondamento. Accuse vacue come quella di plagio (da quando lo è se si cita la fonte?) effettuate con la solita tecnica della decontestipolazione ad uso e consumo dell'intenzione di fondo; accuse vacue come quella di aver scritto per ben 7 volte 7 la parola "climate change deniers"con tanto di titolo di paragrafo (pazzesco! inaudito! inaccettabile! chiamiamo la buoncostume! :-D; accuse vacue come la "proposta indecente" effettuata da Trenberth tutta mirata a voler ribaltare il concetto di ipotesi nulla (accusa effettuata da parte per es. di chi continua imperterrito e testone a pretende l'onere della prova sul fatto che flatlandia non sia flat...). Insomma: la solita litania, la solita solfa, da parte di chi non è neanche più alla frutta. Comunque su questo speech ci torneremo.
Intanto consiglio la lettura dell'articolo di Klaus Hasselmann che fa da ampio spunto allo speech di Trenberth, commentary uscito l'estate scorsa su Nature Geoscience e nel quale il brillante climatologo germanico (direttore dell' MPIMet) parla, fra le altre cose, dei tre principali attori in gioco nella comunicazione del tema dei cambiamenti climatici: scienziati del clima, media, scettici per interesse di bottega / negazionisti. A proposito della difficoltà di sintonia comunicativa fra l'obiettivo e la motivazione pubblica degli scienziati del clima (⇒ capire le dinamiche naturali e antropogeniche del sistema climatico e comunicare le loro scoperte al pubblico e ai decision makers) e la motivazione dei media (⇒ pubblica: sostenere una democrazia funzionante, informando il pubblico su importanti questioni socialmente rilevanti ed esponendo gli sviluppi indesiderati; individuale: fare business producendo storie che interessano e alzano vendite e audience), Hasselmann rimarca come gli obiettivi pubblici siano compatibili ma la sostanziale incompatibilità fra questi obiettivi pubblici e quelli privati dei media risieda soprattutto nel tempo dell'effimero. Sulla nostra scala umana di riferimento, il clima cambia lentamente, in modo graduale e fluttuante (ho più volte definito questo modus "fluttuale", vedi queste due slides semplificate - qui e qui - prese da una mia lezione) e - allo stesso modo e con lo stesso messaggio solo impercettibilmente modificato - gli scienziati del clima per oltre 40 anni hanno lanciato l'avvertimento del cambiamento climatico indotto dalle attività umane. L'obiettivo dei media di produrre news che possano attirare l'attenzione sul tema dei cambiamenti climatici è, da questo punto di vista, completamente irraggiungibile e inefficace (oltre che spesso scientemente controproducente). A meno che intervengano altri attori, in grado di fare da tramite fra gli obiettivi pubblici dei due attori in gioco.
Ora, forse, è troppo tardi per essere pessimisti e dunque non è mai troppo presto per agire.
Fortunato, a Tromsø fa pur caldo. Grazie del reportage e dei materiali.
RispondiEliminaSalve Steph,
RispondiEliminapotrebbe gentilmente dirmi quali sono le fonti dei grafici sui ghiacciai della Groenlandia e quello sul bilancio di massa medio annuale?
Grazie per tutto questo bel materiale indicato, alcuni grafici sono davvero eloquenti e non hanno bisogno di molte parole...
Saluti
Roberto
@Roberto
RispondiEliminabenvenuto sul mio blog! :-)
Grafico del bilancio di massa medio annuale: dal sito del WGMS
http://www.geo.uzh.ch/microsite/wgms/
Ghiacciai groenlandesi: da questo interessante sito
http://bprc.osu.edu/MODIS/?page_id=62
@oca
A Tromsø sarà anche stato caldo, ma questo gennaio europeo è davvero un bel massiccio reversal che smussa il gelido dicembre scorso.
À propos: dove si è rintanato Corbyn? Le ultime news lo davano in vacanza ai Caraibi a scaldarsi dal gelo immondo europeo...
Grazie Steph...
RispondiEliminaGrande Corbyn! Era quello che aveva pronosticato temperature gelide e tanta neve nel periodo in cui mi trovavo a Parigi (prima metà di gennaio) e per poco non sono dovuto uscire a maniche corte!! :)
Roberto
@Steph e Roberto
RispondiEliminaNon sarei così pessimista, per ora Corbyn ha 3 settimane buone su 8, ma ne ha ancora 4 per tornare alla media del 40%.
Nei Caraibi? "the world is cooling and will generally continue this way until the 2030's." commento sul Daily Mail, Piers Corbyn, London, 27/1/2011 3:10)
@ocasapiens
RispondiEliminaCaraibi: si faceva per dire, eh! O magari aggiorna da lì...:-D
Skill: già, vediamo un po'. Certo che a furia di insistere...
@Roberto:
sì, ma come vedi, a furia di insistere...