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Visualizzazione dei post da ottobre, 2018

Il futuro già presente

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La stagione appena archiviata conferma come i preconizzati mutamenti climatici siano una realtà che ci costringe a rivedere i nostri parametri Temperatura media annuale nelle diverse regioni della Svizzera rispetto alla norma 1961-1990. In blu gli anni più freddi della norma, in rosso quelli anni più caldi. Dalla fine degli anni 80 del secolo scorso non si sono in pratica più registrati anni più freddi della norma. Guest post di Marco Gaia \  Meteosvizzera A quasi tre anni dalla firma dell’Accordo di Parigi sul clima, ad inizio mese l’IPCC ha reso noto i contenuti del rapporto speciale 1,5 °C, redatto per informare la comunità internazionale sulle reali possibilità di contenere l’innalzamento della temperatura globale entro 1,5 °C. Quanto sia attuale il tema lo testimoniano le condizioni meteorologiche degli scorsi mesi: abbiamo forse vissuto una stagione che sarà la tipica estate verso la metà del secolo in corso? Una volta di più eccoci sul podio. Dopo la folle est

L'ottobre dei record alpini

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Il livello estremamente basso del Reno a Stein am Rhein Caldo record L'autunno che non sembra autunno non piace più a nessuno. Oggi la colonnina di mercurio nelle pianure sudalpine ha superato i 30 gradi, dopo una notte «tropicale» a fine ottobre. L'anomalia era stata prevista  ma non per questo preoccupa di meno. Mai, da quando si hanno misurazioni sistematiche, era stata registrata una temperatura superiore ai 30 gradi in Svizzera nel mese di ottobre. Mai fino ad oggi. I record di temperatura per il mese di ottobre sono stati infranti in tutte le stazioni di pianura a sud delle Alpi. Valori attorno ai 29 °C sono stati misurati a Lugano (misure disponibili dal 1864!), Stabio (1981) e Magadino-Cadenazzo (1953), mentre i 30,5 °C registrati alla stazione di Locarno-Monti (1935) corrispondono alla temperatura più alta misurata in Svizzera nel mese di ottobre e sono di quasi 3 gradi superiori al record precedente per questa stazione. Mai fino ad ora era stata sup

Cara birra

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Secondo uno studio appena pubblicato su “Nature Plants” , il costo della birra potrebbe raddoppiare nei prossimi 20 anni, a causa del cambiamento climatico. Il riscaldamento globale dovrebbe condurre ad una diminuzione della raccolta dell’orzo, un ingrediente essenziale nella fabbricazione della birra. Questo calo di produzione comporterebbe di conseguenza un aumento del suo costo. I ricercatori mettono in guardia adducendo che siccità e ondate di calore sarebbero la causa di una diminuzione della produzione di orzo, dell’ordine del 17% su alcune regioni degli Stati Uniti, dell’Europa, dell’Australia e dell’Asia, dove questo cereale è più coltivato. Media delle variazioni delle precipitazioni in % per il periodo 2080 – 2099 in relazione al periodo 1980 - 1999. Le zone con i puntini rappresentano le regioni dove l’80% dei modelli concordano. Secondo i modelli economici elaborati da alcuni scienziati americani, il prezzo di un pacco di 6 lattine in Irlanda potrebbe raggiung

Lugliembre e agostobre

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Dopo lugliembre , ecco agostobre. E così, questa estate infinita sembra continuare a farla da padrone , nella regione alpina ( e non solo ). Così di pancia, senza una seria e approfondita inchiesta, sembra comunque che le giornate miti siano apprezzate dai più. Questo fa dimenticare facilmente che il problema dei cambiamenti climatici non si manifesta solo in situazioni estreme, che vengono mal sopportate, ma soprattutto nella continuità delle temperature superiori alla norma. Se i picchi di calore estivi sono mal sopportati in modo generale, il tepore dei mesi transitori, come questo settembre e ottobre, vengono accettati di buon grado come un prolungamento dell’estate o ritardo della stagione fredda. Quest’anno infatti l’indicatore più presente nello scandire la stagione autunnale era l’accorciarsi delle giornate, le temperature in ribasso e le piogge autunnali sono invece restate latitanti. Fortuna vuole che il sole non subisce influenze di sorta nello scandire le giornate

Sguardi scientifici sulle migrazioni

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Interessante Forum sul tema attualissimo delle migrazioni sabato all'USI di Lugano. Si parlerà anche del ruolo dei cambiamenti climatici e delle catastrofi ambientali nel condizionare e forzare le odierne e future migrazioni. Qui di seguito l'abstract di introduzione, quello di Telmo Pievani dedicato alle migrazioni nella storia di Sapiens e e quello di Mark Maslin sulla stretta connessione fra migrazioni e clima. I fenomeni migratori: una chiave per capire l’umanità e per leggere il futuro Giovanni Pellegri, Responsabile de L’ideatorio, Università della Svizzera Italiana, Lugano, Svizzera  Telmo Pievani, Professore di Filosofia delle Scienze Biologiche, Università di Padova, Italia La migrazione – di persone, idee religiose o culture – attira da sempre l’attenzione e le preoccupazioni dell’uomo. La nostra è davvero l’era della migrazione? Nel 2017 nel mondo si contavano 68,5 milioni di persone che avevano dovuto lasciare la loro residenza a causa di confl

Gli enormi costi delle calamità

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Proprio mentre gli USA stanno facendo il conto con gli ingenti danni causati dall' uragano Michael ( una delle più potenti tempeste tropicali mai registrate a colpire gli Stati Uniti continentali e virtualmente di intensità identica a Maria 2017 ), le Nazioni Unite hanno pubblicato un allarmante rapporto sui costi economici generati dalle catastrofi legate ai cambiamenti climatici: costi più che raddoppiati negli ultimi 20 anni. Tra il 1997 e il 2017 le perdite economiche legate a catastrofi naturali hanno toccato quota 2'900 miliardi di dollari, stando al rapporto pubblicato ieri dall'Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri . Si tratta di cifre superiori di circa due volte e mezzo rispetto a quelle del ventennio precedente, quando i costi generati da questo tipo di fenomeni ammontavano a 1'300 miliardi di dollari. Tre quarti di questi disastri sono legati direttamente al clima. Le catastrofi che generano più danni economici sono principalment

Siccità...carbonica

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La siccità aumenta la concentrazione di CO 2 nell'aria. Ricercatori dell'ETH hanno dimostrato che durante gli anni più secchi la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera aumenta più velocemente perché gli ecosistemi stressati assorbono meno carbonio. Questo effetto globale è così forte che deve essere integrato nella prossima generazione di modelli climatici. Durante la siccità, le piante sono stressate e assorbono meno anidride carbonica. Su scala globale, questo effetto è più pronunciato di quanto finora stimato (fotografia: Colourbox). Gli ecosistemi terrestri assorbono in media il 30% delle emissioni antropogeniche di CO 2 , mitigando così l'aumento della concentrazione di CO 2 nell'atmosfera. Ma le piante hanno bisogno di acqua per crescere. Quando si verifica una siccità e i terreni si seccano, le piante riducono la fotosintesi e respirano meno per risparmiare acqua e preservare i loro tessuti. Di conseguenza, non sono più in grado di ca

La neve sta sparendo

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Una ricerca svizzera ha analizzato 20 anni di dati satellitari dando il via al portale Swiss Data Cube Sembra tanta, ma ce n'è sempre meno (web/MAD/ swissdatacube.org ) La neve sta scomparendo non solo sull'Altipiano ma anche alle alte quote, probabilmente a causa del riscaldamento climatico. È quanto emerge da un recente studio dell'Università di Ginevra , effettuato analizzando 20 anni di dati satellitari che ha dato il via anche a uno strumento nuovo, lo Swiss Data Cube. Portale che consente alla Svizzera di essere all'avanguardia sullo studio dell'ambiente e che mette a disposizione del pubblico su un sito web dati su molti altri aspetti, tra cui le variazioni della vegetazione, l'urbanizzazione e la qualità dell'acqua. I ricercatori hanno osservato l'evoluzione dell'innevamento sul territorio elvetico constatando che le zone dove nevica poco o addirittura mai coprivano il 36% del paese nel decennio 1995-2005, mentre tra il 2005 e il

Il clima dei record

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Da quasi 30 anni la temperatura del semestre estivo in Svizzera è stata particolarmente alta. Ciò che un tempo era considerato estremo, ora è diventato la norma. Estati davvero fresche sono da tempo sparite dal clima svizzero. Si è appena concluso un semestre estivo da record. La media nazionale è di 12,8 gradi da aprile a settembre. Il semestre estivo 2018 è quindi in concorrenza con la leggendaria estate canicolare del 2003, quando la media nazionale si situava a 12,6 gradi (vedi grafico sotto). I due valori estremi fanno parte di una nuova era di calore estivo. Nuova dimensione della temperatura La temperatura media nazionale del semestre estivo dal 1864 al 2018 con le norme standard trentennali dal 1871. Per il semestre estivo 2018 la media è di 12,8 gradi (stato al 24/9/2018). Nell'attuale periodo standard 1991-2020, un semestre estivo medio in Svizzera raggiunge circa 11 gradi. Questo non appare sconvolgente per ciò che si considera “condizione estiva”. Pri

Medicane?

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Mentre noi segniamo un record di alta pressione, in rete e su vari siti meteorologici ufficiali, e non, si parla di Zorbas, a spasso sul mar Ionio. Animazione da satellite di venerdì scorso, canale visibile ad alta risoluzione, elaborazione MeteoSvizzera / Ninjo  Ma non si discute solo del suo potenziale, ma anche su come definirlo esattamente, ciclone, uragano, medicane, depressione mediterranea o altro. Cartina sinottica con nomi delle depressioni, fonte Deutscher Wetterdienst DWD Anche noi siamo in difficoltà nel definire esattamente il sistema, visto che alle nostre latitudini osservare profonde depressioni con caratteristiche tropicali, e così ben strutturate, non è da tutti i giorni. Prendiamo quindi come corretta la proposta di DWD, istituto tedesco di meteorologia, nel chiamarlo Zorbas e definirlo un medicane. Medicane deriva da MEDIterranean hurriCANE ovvero uragano mediterraneo, i medicanes sono intensi sistemi di bassa pressione con struttura paragonabile