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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

Il 2018 in Svizzera II — Caldo record

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In Svizzera l’anno 2018 può essere descritto in poche parole: temperature superiori alla norma e siccità persistente . Le temperature medie di dieci mesi sono state chiaramente superiori alla norma, in sei casi in modo estremo. Il 2018 è il quarto anno in breve successione che stabilisce un nuovo primato delle temperature. Il 2018 in un colpo d’occhio Il persistere di temperature elevate non ha portato solo a un nuovo primato annuale, ma anche il semestre estivo è stato il più caldo dal 1864 , anno in cui sono iniziate le misure sistematiche in Svizzera. A sud delle Alpi pure l’autunno è stato il più caldo. Questi nuovi primati sono stati accompagnati da un scarsità di precipitazioni che si è protratta per mesi, in modo inusuale. Nella Svizzera orientale il deficit di precipitazioni fra aprile e novembre ha provocato una siccità secolare. Temperatura media annuale da primato  Continua la sequenza di anni estremamente caldi  In Svizzera, in base agli ultimi calcoli, l

Il 2018 in Svizzera I — Caldo e siccità nel semestre estivo

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Il semestre estivo 2018 è stato in Svizzera eccezionalmente caldo e asciutto. MeteoSvizzera ha pubblicato un rapporto che illustra quanto avvenuto da un punto di vista climatologico. Ne riporto una sintesi tradotta. Vista autunnale in piena estate.  Foresta dai colori già prettamente autunnali nei dintorni del lago di Zurigo il 25 luglio 2018. (Foto S. Bader) Il semestre estivo 2018 (da aprile a settembre) è risultato essere in ampie zone dell’Europa centrale e settentrionale molto caldo, ricco di sole e in svariate regioni anche eccezionalmente asciutto. Ciò a seguito del persistente influsso anticiclonico che ha dominato la situazione sinottica di questo periodo. Deviazione dell'altezza della superficie isobarica a 500 hPa rispetto alla media degli anni 1981-2010 (a sinistra) e deviazione della forza del vento zonale (componente ovest -> est) a 500 hPa rispetto alla media degli anni 1981-2010 (a destra).  Semestre estivo aprile-settembre 2018. Si vede molto bene la

Happy Birthday, Earthrise!

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Esattamente 50 anni fa come ieri, vigilia di Natale, fu scattata una delle immagini più famose del nostro pianeta da una prospettiva spaziale insolita. Quattro anni prima del famoso Blue Marble , la prima foto del sorgere del nostro pianeta dall'orizzonte lunare creò una prima enorme fonte di consapevolezza. Quest'immagine iconica è di un'espressività estrema. Per molti sottolinea la vastità dello spazio, la solitudine del cosmo e quanto sia fragile il nostro pianeta natale. Denominata Earthrise ("alba terrestre"), la fotografia è stata scattata dall'astronauta William Anders durante un'orbita della luna come parte della missione Apollo 8. Apollo 8 fu la prima missione umana sulla Luna, che entrò nell'orbita lunare alla vigilia di Natale del 1968. Quella sera gli astronauti a bordo tenevano una trasmissione dal vivo, in cui mostravano le immagini della Terra e della luna viste dalla loro navicella spaziale. AUGURI!

In difesa del pessimismo

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Guest post di Raffaele Scolari Premessa La riflessione qui presentata scaturisce da un incontro con Amitav Ghosh , nella primavera del 2018 in occasione del Festival della sostenibilità  di Parma . Sulla scorta di vaste quanto profonde conoscenze, l’autore de La grande cecità dichiara apertamente la sua disillusione circa le possibilità di superamento della crisi ambientale e climatica. Dopo quell’incontro mi sono chiesto ripetutamente che cosa significhi concepire e accettare la prospettiva del disastro. * * *  «Alla domanda se egli sia un nichilista, un pensatore dovrebbe in verità rispondere: troppo poco, forse solo per freddezza, perché la sua simpatia per ciò che soffre è troppo poca», così scrive Adorno nella Dialettica negativa, e pure: «Fa onore al pensiero difendere ciò che viene accusato di nichilismo» (1). Voglio tentare di fare onore al pensiero difendendo il pessimismo in tema di cambiamenti climatici e di catastrofi prossime venture. Come ogni opp

Festina lente

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Ci sono volute due settimane e alla fine sembrava addirittura che tutto potesse concludersi con una bolla di sapone; alla fine i delegati presenti alla COP24 hanno raggiunto un accordo sul testo finale (vedi anche qui ,  qui  e qui ). Un documento di un centinaio di pagine che contempla 20 decisioni e direttive sul modo in cui si darà seguito all’accordo di Parigi del 2015 ma che non aggiunge responsabilità chiare e determinanti. In pratica si è deciso di attendere il 2020 per eventualmente assumere impegni precisi per contrastare il riscaldamento climatico e si è accordato una certa flessibilità ai Paesi meno avanzati e agli Stati insulari. Nel mese di ottobre gli esperti dell’IPCC  avevano suonato il campanello d’allarme circa le conseguenze di un aumento di 2 gradi, previsto proprio dagli accordi di Parigi, ma di fatto il trend attuale porterà ad un aumento di 3 gradi , con il relativo corollario di tempeste, siccità ed inondazioni. Una prospettiva per nulla condivisa da Pa

Rubando il futuro

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Mezzo grado e un quarto d'ora

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Tre anni dall' Accordo di Parigi , due giorni al termine della COP24 di Katowice, le prospettive sono tutt'altro che rosee. E, come se non bastasse, Climate Action Tracker ha  pubblicato  la classifica dei vari paesi firmatari della Convenzione sul clima, in base agli impegni per ridurre le emissioni di gas serra. Situazione piuttosto penosa: In questo post torno brevemente sull'ultimo rapporto speciale ( SR15 ) dell'IPCC ( qui un post molto sintetico con tutta una lunga serie di FAQ da RC). Nonostante le poco rosee prospettive di cui sopra, i prossimi 10 anni saranno comunque cruciali, perché oggi abbiamo già consumato i ¾ del budget globale di emissioni di CO 2 che ci permetterebbe di raggiungere e non superare un riscaldamento a fine secolo di 1,5 gradi C. Questo fa capire l'urgenza in gioco: è come se avessimo a disposizione ancora solo un quarto d'ora dell'ora concessa per evacuare la casa in cui viviam