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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

Antropocene

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Prima visione in Svizzera, stasera a Lugano - nell'ambito della rassegna LuganoPhotoDays -  del film documentario "Antropocene – L’epoca umana". Una meditazione cinematografica sulla massiccia ricostruzione del pianeta da parte dell’umanità, Antropocene – L’epoca umana è un film documentario che avuto una lavorazione di quattro anni ad opera del pluripremiato team composto da Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier e Edward Burtynsky. Terzo in una trilogia che include Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013), il film segue la ricerca di un gruppo internazionale di scienziati, il gruppo di lavoro Anthropocene che, dopo quasi 10 anni di ricerca, sostiene la teoria secondo cui l’epoca dell’Olocene ha lasciato il posto all’epoca dell’Antropocene a metà del XX secolo in seguito a profondi e duraturi cambiamenti. Dalle pareti di cemento in Cina che ora coprono il 60% della costa continentale, alle più grandi macchine terrestri mai costruite in Germania,

Climate Justice

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Chi deve pagare il costo delle politiche ambientali? La domanda, per quanto spesso usata per respingere interventi a tutela del clima, è legittima ed è uno dei temi della giustizia ambientale della quale ci ha parlato – sabato 19 settembre a Lugano nell’ambito dei LuganoPhotoDays – Valerio Bini, ricercatore dell’Università degli Studi di Milano che, con l’Ong Mani Tese, sta lavorando a un indice di giustizia ambientale.  Che cosa è la giustizia ambientale? Il concetto in realtà ha qualche decennio, ma mi sembra che negli ultimi anni stia emergendo nel dibattito pubblico: se pensiamo alle recenti mobilitazioni per il clima, il riferimento è certo alla lotta al riscaldamento globale, ma anche alla giustizia climatica. È un passaggio ulteriore nel dibattito sull’ambiente che a lungo è sembrato essere un tema “post-politico”, che superava le divisioni tra destra e sinistra perché è un problema che riguarda tutti. In realtà la questione ambientale ha una componente distributiva mol

La Battaglia di Paperino...

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...con le candele e le mozzarelle di BUFALA. L'esimio prof di chimica fisica dell'Università di Modena Franco Battaglia è noto da tempo per le sue competenze nulle nelle scienze atmosferiche ( zero pubblicazioni scientifiche sul tema ) ma soprattutto per le sue sparate sui media italiani , rese celebri e sbugiardate ad es. dal bel libro di Stefano Caserini « A qualcuno piace caldo » (es. Ambiente, 2008, c'è addirittura un intero capitolo dedicato: il capitolo "clima di battaglia") o dalle numerose sbufalate del blog climalteranti ( per esempio ). Oggi, insieme ad un nutrito gruppuscolo di altri diversamente esperti di clima, presenterà  (in concomitanza europea) un opuscolo / catalogo  di fake news  climatiche intitolato « There is no climate emergency » . La truppa italiana di codesto gruppuscolo son quelli della "famosa" petizione ignorata dai "poteri forti" perché al soldo del gombloddo globbale delle pale eoliche e delle celle fo

Il riscaldamento raffredda il PIL

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L’innalzamento globale delle temperature risulta dannoso anche per la crescita economica. I settori più colpiti saranno petrolio, agricoltura e turismo – Ma la Svizzera è tra i Paesi vincenti. Le temperature in aumento rischiano di mettere in ginocchio l’agricoltura in molti Paesi del mondo. (Foto Shutterstock) Guest post di E. Marro Dal riscaldamento globale nessuno uscirà vincitore. Una recente analisi di Moody’s Analytics , l’ufficio studi della nota agenzia di rating statunitense, stima a 69 mila miliardi di dollari il costo economico del cambiamento climatico entro il 2100 nello scenario di un innalzamento di due gradi della temperatura: si tratta di una cifra enorme, pari a circa cento volte il PIL svizzero, che potrebbe scendere a "soli" 54 mila miliardi di dollari nel caso la colonnina di mercurio salisse di un grado e mezzo. Ma lo stesso studio di Moody’s cerca di capire anche quali Paesi saranno i grandi sconfitti del riscaldamento globale, anche se il fe

Alla fine vince sempre la mazza

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È già tornato il tempo di uno degli sport più seguiti in Svizzera: l'hockey su ghiaccio, ripartito da circa 3 settimane. Berna è la capitale anche di questo sport, essendo una delle squadre ad aver vinto più titoli e la squadra campione in carica. Berna è anche la sede di uno dei centri universitari di ricerca climatica  più importanti a livello mondiale e - insieme allo IACETH di Zurigo - l'eccellenza in questo ambito nella confederazione elvetica. A poco più di un paio di km a sudovest dello stadio del ghiaccio della squadra di hockey - sulla collinetta a nord della stazione ferroviaria dal cui parco-piazzale davanti all'Uni si gode di una magnifica veduta delle vicine Alpi bernesi che tanto piaceva anche a Robert Walser - giace uno degli hotspot mondiali della ricerca paleoclimatologica: il prestigioso Oeschger Centre (in memoria del grande scienziato svizzero esperto di paleoclima ). Qui ha sede anche il consorzio  Past Global Changes (PAGES) dedicato

Great walls of water, Lorenzo!

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Lorenzo sta imperversando al largo delle coste europee. Già un uragano di categoria 4 così a est, non si era mai visto, da un centinaio di anni, da quando questi vengono monitorati. In balia di mari troppo caldi, l’uragano nella notte su domenica ha poi raggiunto, temporaneamente, la categoria 5. Lorenzo è quindi il primo uragano di massima categoria a portarsi così a nord-est sull’oceano Atlantico. L'uragano Lorenzo il 28 settembre scorso. Credits: NASA L'uragano Lorenzo ieri, 2 ottobre. Credits: NASA Lo strano caso di Lorenzo. Quasi tutti gli uragani  seguono un  percorso che li porta verso ovest fino ai Caraibi, poi risalgono verso nord negli Stati Uniti e in seguito seguono le correnti che li spingono verso est, nel nord Altantico. Durante la traversata si indeboliscono e arrivano soprattutto in qualità perturbazioni in nord Europa. Qualche volta mantengono una forza superiore e possono fare danni anche da noi. Più raramente, questi mantengono una rotta più m