Ammazza che mazza!

Non è ancora tempo di hockey, ma qui a MS abbiamo ancora negli occhi quel magico "special effect" a cui si è assistito, imperterriti, nella finale del campionato svizzero lo scorso aprile.

Ebbene: la mazza da hockey, stante quella magia, è stata nel frattempo modificata e proprio in questi giorni, dall'Illinois - e con gli M&Ms come main sponsor -, è stata presentata al pubblico in forma ancora ufficiosa attraverso uno showcase-café (dopo il draft, seguirà, a giorni, la main submission).

Grandi applausi euforici e isteriche grida di delirio da parte degli appassionati di questo sport, in particolare da parte di coloro che, da più di un decennio oramai, predicano bene (e razzolano male) in favore di un rinnovo completo e totale della mazza. Lama meno fallica e impugnatura più sinuosa, ci ripetono da tempo quasi alla nausea.

I primi problemini sopraggiungono con i primi "stress test" da parte di giocatori adibiti alla prova della nuova mazza. Ecco: bello il progetto, bella l'immagine, bello i prodotto, bello il concetto di marketing associato, sicuramente bello sarà stato anche il business plan...
...ma alla prima prova on ice - quando si trattava di romperlo il ghiaccio - ecco che è invece la mazza a squagliarsi come neve al sole. Eppure l'oca ci aveva già avvisati per tempo: occhio alla texture più che al design, soleva dire...

...e, in fondo, è un po' la logica conseguenza di quando
(1) si decide di restaurare *senza* nemmeno guardarsi il vecchio prototipo (vizio apparentemente diffuso anche in ambiti collaterali...);
(2) si decide di operare *senza* nemmeno sentire il parere di un giocatore che la mazza l'impugnerà per giocare; e questo dopo che i soliti della predica della lama meno fallica ecc ecc. accusavano i giocatori, a suo tempo, di non voler sentire il parere dei designer e degli esperti di textures...

Ma niente paura: la premiata ditta M&Ms - direttamente da Erice, in viaggio premio per cure termali rivitalizzanti - saprà sicuramente trovare nuovi stimoli pecuniari per iniziare quanto prima un nuovo progetto fiammante...

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Addendum: cerco di essere più esplicito sul senso del post, al di là della retorica allusiva che forse - come suggerisce Ugo Bardi nei commenti in calce - è stata, in questo caso, un po' troppo dominante.

Ne individuerei 2, di sensi:

. il primo l'ha splendidamente riassunto proprio Bardi nel suo post odierno su Cassandra, qui. Insomma: nonostante i trionfanti strombazzamenti da parte dei "soliti noti", nulla di veramente nuovo sotto il sole.

.il secondo, invece, mi è stato suggerito da questo post di Eduardo Zorita, noto fisico del GKSS che, a suo tempo (con Hans Von Storch), ebbe a che fare con la disamina dialettica dell'hockey stick (ad es. pubblicò, con HVS, questo commento critico alla famosa critica del duo M&M). Ebbene: l'analisi che ne fa Zorita è abbastanza spietata:

introduzione con un paragrafo "terrible and unnecessary, full of errors", da altri paragrafi emerge chiaramente che i due autori non hanno nemmeno mai letto il paper originale di Mann, Bradley e Hughes del 1998, sorgente dell'hockey stick, confusione totale sui modelli in uso nella scienza climatologica "since climate models and climate reconstructions are so far completely separate entities". E conclude con una sberla ed un auspicio: se in passato la debolezza di alcuni lavori prodotti da climatologi poteva essere ricercata nel non aver fatto ricorso a statistici professionali, questo lavoro è un esempio di situazione opposta. Quello di cui abbiamo bisogno, dunque, è una collaborazione aperta e onesta fra entrambi.

Anche altri (il team di RC o lo statistico William M. Briggs) evidenziano la debolezza di analisi del paper. Ora: siccome il lavoro che circola e sul quale si discute è un draft (submitted agli AOAS) che deve ancora passare il vaglio della revisione paritetica, c'è sin d'ora da chiedersi quanto possa venir "scremato". La rivista è senz'altro seria e prestigiosa, nel suo campo; ma probabilmente ci si concentrerà soprattutto sulle questioni meramente statistiche, più che fisiche e climatologiche. E qui torneremmo ai dubbi di Zorita. Vedremo.

Commenti

  1. Steph, mi permetti una critica? Il tuo post è interessante, ma non facilmente comprensibile. Stai chiedendo al lettore di seguire il tuo discorso saltando da un link all'altro - cosa che è molto difficile. A meno che uno non sia ben addentro alla materia; non riesce a capire che cosa vuoi dire. A mio modesto parere, come parte di quello sparuto gruppetto di noi che si è impegnato nella divulgazione della faccenda climatica, dovremmo cercare di fare post più accessibili a quelli che sono semplicemente interessati alla faccenda. Scusa per la critica, spero che la prenderai come costruttiva. Ugo

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  2. Hai ragione! Rileggendolo, questo è forse uno dei post formalmente più criptici. Faccio un addendum esplicativo.
    In effetti, in generale, questa è forse una conseguenza della frequentazione dei forum, laddove i discorsi finiscono spesso per poggiare su retoriche allusive.
    Grazie della critica, ne farò buon uso.
    Devo anche dire che ammiro il tuo stile: per es. il post ironico sulla Luna è davvero geniale! Critica abrasiva alla negazione dell'AGW usando la stessa tattica di chi divulga l'oggetto della stessa critica!
    Ciao

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  3. Grazie, Steph, poi mi sono accorto che l'ultimo post che ho fatto avevo messo lo stesso titolo (quasi) del tuo. E' il parallelismo delle convergenze. Ciao

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  4. @Ugo
    io trovo divertente il rap di Steph, stringato ma McShane e Wyner* non meritavano di più.
    Tu usi una forma più distesa e si segue l'argomentazione anche senza sapere l'inglese o molto della materia. Lui scrive per gente già rodata. Stili diversi, per lettori diversi: mi sembra un bene.

    * Altro che mazzata, è una boiata. Però il boss della rivista è un grande, vediamo cosa esce.

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  5. questo è forse uno dei post formalmente più criptici

    a volte piace anche la cripta !

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