La grande ritirata

Un interessante e recente lavoro di cartografia glaciale, partendo da dati satellitari, documenta la risposta dinamica dei ghiacciai ai cambiamenti climatici su scala globale. Quantifica le loro variazioni di massa e volume negli ultimi 20 anni. E la conclusione è inquietante.


In figura la perdita relativa di volume dei ghiacciai negli ultimi 2 decenni. Volumi e perdite di volume regionali e globali dal 2000 al 2019 (grafici a torta) con serie temporali annuali di perdita relativa di volume (spicchi) per le 19 regioni glaciali "maggiori".

Dal 2000 al 2019, la perdita di massa dell’insieme dei ghiacciai mondiali è stata di 267 ± 16 Gt all'anno, una perdita equivalente al 4,5% del volume dei ghiacci nei primi anni 2000. 
Assumendo che tutta l'acqua di fusione glaciale raggiunga l'oceano, il contributo all'innalzamento del livello del mare è stato di 0,74 ± 0,04 mm/anno, pari al 21 ± 3% dell'innalzamento osservato dagli altimetri satellitari durante questo periodo.

Credits: M. Huss

La perdita di massa globale ha subito un'accelerazione, passando da 227 Gt/y tra il 2000 e il 2004 a 298 Gt/y tra il 2015 e il 2019. È stata maggiore rispetto a quella della calotta glaciale della Groenlandia e simile a quella della calotta glaciale dell'Antartide. 
L'aumento delle perdite è stato particolarmente forte in Alaska, nelle alte montagne dell'Asia o nel Canada occidentale. In Nuova Zelanda, il tasso di perdita di massa è stato addirittura quasi sette volte superiore nel periodo 2015-2019 rispetto al periodo 2000-2004. 
Al contrario, in Islanda, Scandinavia e nei ghiacciai della Groenlandia sud-orientale, la perdita di massa è rallentata dopo il 2010, probabilmente in risposta ad una “anomala" manifestazione nord-atlantica della variabilità interna del sistema climatico. 

7 regioni glaciali sono state responsabili da sole dell'83% della perdita di massa globale, fra le quali l'Alaska, i ghiacciai alla periferia della Groenlandia ma scollegati dalla calotta glaciale stessa, l'Artico canadese, le alte montagne dell'Asia e le Ande meridionali. 
Rispetto al volume originario dei ghiacci, l'Europa centrale, l'Asia settentrionale e la zona intertropicale (denominata Basse latitudini nella figura) registrano le perdite maggiori (oltre il 30% ciascuna), seguite dal Caucaso, dalla Nuova Zelanda e dalla Scandinavia.

L'accelerazione di queste perdite è conseguenza del riscaldamento globale dell'atmosfera. Facendo una media di tutti i ghiacciai del mondo, i dati delle rianalisi climatiche indicano una debole tendenza nei tassi di precipitazione tra il 2000 e il 2019, mentre l'aumento della T è forte (0,03 K/y). Combinato con la stima della perdita di massa accelerata, questo riscaldamento suggerisce una sensibilità alla T del bilancio di massa globale dei ghiacciai di -0,27 metri di equivalente in acqua (mwe) per anno e per grado di riscaldamento. 
Come già sappiamo, quindi, questa accelerazione pluridecennale della perdita di massa dei ghiacciai è guidata dall'aumento della temperatura, mentre risulta essere modulata a livello regionale da ampie fluttuazioni sub-decennali delle precipitazioni. 

Credits: M. Huss

Per quel che riguarda le aree extra-polari, secondo i recenti dati del WGMS riguardanti un campione significativo di ghiacciai di tutto il mondo al di fuori delle calotte polari, la riduzione media annua di spessore mostra una decisa accelerazione. 
Se nel periodo 1976-1995 la perdita media annua era di 0,2 mwe, nel periodo 1996-2010 si è passati a 0,6 mwe che sono diventati 1 mwe nel decennio 2011-2020. La riduzione del 2022 è stata di 1,6 mwe, il che vuol dire che per ogni metro quadrato di superficie si sono perse 1,6 tonnellate di acqua, il peso equivalente al mq dell'acqua di una piscina alta 1,5 m.

Commenti

Post popolari in questo blog

SYS 64738