Bilancio di massa del ghiacciaio del Basodino - parte 1 (inverno 21/22)

Il bilancio di massa invernale del ghiacciaio del Basodino è stato eseguito a fine aprile: i valori sono risultati di gran lunga i più bassi dei 30 anni di misurazioni. Dopo un inverno estremamente povero di neve, la primavera molto calda ha fatto iniziare la fusione prestissimo e già in giugno una buona parte della coltre di neve invernale sul ghiacciaio era scomparsa. A inizio luglio lo spessore di ghiaccio aveva già perso quasi un metro.


Fino ad inizio dicembre 2021, sulle montagne della zona del Basodino la coltre nevosa era attorno o poco sotto alla media pluriennale. In seguito essa è risultata deficitaria in quanto sono perlopiù mancate le nevicate invernali. Gli spessori di neve dell’inverno, rappresentati in una stazione relativamente vicina, sono quelli dell’Alpe di Röd, visibili nella figura sottostante.

Andamento dello spessore della coltre nevosa e delle nevicate dell’inverno 2021/22 alla stazione IMIS di Alpe di Röd, la più vicina al ghiacciaio. Fonte: SLF.



Le misure necessarie a stimare il bilancio di massa sono state effettuate il 20 aprile 2022. Pochi giorni dopo quella data vi è stata ancora una nevicata abbastanza abbondante, ma che non ha per niente potuto alleviare la situazione di siccità invernale. Come già durante le due uscite di fine inverno 2020 e 2021, il lavoro è stato realizzato con l’usufrutto dell’elicottero militare partito da Alpnach. Il 20 aprile 2022 esso ha depositato 4 persone sulla parte alta del ghiacciaio del Gries (M.Huss e co.) e altrettante sul ghiacciaio del Basodino (A. Bauder e co.). Sul ghiacciaio sono stati eseguiti 110 sondaggi di neve, mentre la misura della densità è stata fatta per il terzo anno senza lo scavo della trincea, ma con l’uso del carotatore, al centro del ghiacciaio, al punto 5.

Riassunto dei sondaggi della coltre nevosa il 20.4.2022, espressi in cm di neve. Due persone hanno effettuato le misure sull’itinerario rosso e due su quello verde. La misura della densità della neve è stata fatta al punto 5, al centro del ghiacciaio, dove sono stati misurati 128 cm di coltre bianca.

Acqua equivalente in metri; alle misure di coltre nevosa dei sondaggi è stata applicata la densità.



Lo spessore medio di tutti i 110 sondaggi è risultato essere di 182cm. Il valore di densità è stato misurato presso il punto 5 ed è di 400 +/- 25 kg/m3. Applicato ai 182 cm dei sondaggi, si giunge ad un misero equivalente in acqua di 73 cm.

Deviazione percentuale del bilancio invernale dal 1992 al 2022 rispetto alla media del periodo 2012-2021. Fonte: M. Huss, GLAMOS.



Come visibile nell’immagine sottostante, che mostra il bilancio di massa da inizio ottobre a inizio luglio confrontato con quello medio del periodo 2012-2021, il minimo di neve invernale e il caldo precoce hanno fatto sì che a inizio luglio ci si trovasse in anticipo di circa 60 giorni rispetto al “normale”, con una perdita di spessore di ghiaccio di quasi un metro.

Bilancio di massa del ghiaccio del Basodino, anno 2022 rispetto alla media 2011-2021. Fonte: M. Huss, GLAMOS.



L’andamento del bilancio di massa a partire dal 1992 all’inverno 2021/22 mostra che all’interno di questo periodo il bilancio è quasi sempre stato negativo, con le perdite più importanti negli anni Duemila (figura sotto). L’inverno 2021/2022 ha segnato un minimo dell’innevamento da quando sono iniziate le misure 30 anni fa. 

Bilancio di massa del Ghiacciao del Basodino: guadagni invernali (blu) e perdite estive (rosso) in cm d’acqua equivalente. In viola il bilancio annuo.

Inizio dei sondaggi sulla parte alta del ghiacciaio, a 3050 m. Vista verso nordest. Dalla Val Bavona un mare di nebbia si spinge verso l’alto. Intanto il suo limite superiore si situa sui 2200m circa. Ore 08.20 del 20.04.2022. Foto: Andreas Bauder.

Nel corso della mattinata il mare di nebbia si è alzato considerevolmente e il suo limite superiore raggiunge ora quasi i 3000m. I sondaggi delle due squadre sono stati effettuati a zig-zag in discesa, l’ultima parte nella nebbia. Per poter ripartire, l’elicottero è stato richiamato tempestivamente, mentre i 4 glaciologi sono risaliti in fretta e furia oltre il mare di nebbia. Ore 12 ca. del 20.04.2022. Foto A.Bauder.

Intanto una primavera estremamente calda ha eliminato la coltre nevosa. Il giorno più lungo dell’anno, il 21 giugno, il ghiacciaio si presentava già con una buona parte della superficie con il ghiaccio esposto. Condizioni simili, in altri anni, si avevano non prima della fine di luglio. Fonte: Webcam della Capanna Cristallina del CAS.



Aggiunta.

Il problema per i ghiacciai in generale, come abbiamo visto più e più volte nelle ultime estati, è la perdita di manto nevoso all'inizio dell'estate, che si traduce in una maggiore esposizione del ghiaccio vivo che fonde più rapidamente rispetto alla neve.
Per recuperare d'inverno le perdite estive, i ghiacciai dovrebbero terminare la stagione calda ricoperti di neve per ben più della metà della loro superficie. Infatti: se la relazione fra gli accumuli e le perdite fosse in equilibrio e il bilancio di massa uguale a zero, allora la superficie della zona di accumulo sarebbe circa il doppio di quella di ablazione. Questo vuol dire che i 2/3 della superficie del ghiacciaio dovrebbero essere ricoperti di neve anche d'estate, in modo tale che il ghiacciaio riesca a trasferire massa dalla zona di accumulo a quella di ablazione.




Si capisce bene come questa situazione, oggi, sia pressoché utopica in gran parte dei ghiacciai alpini. Quasi tutti i ghiacciai svizzeri, infatti, sono già scesi sotto il limite del 50% e in alcuni di quelli più piccoli la neve è già sparita del tutto.  In questo caso la situazione è grave, senza neve si trova in superficie il ghiaccio scuro e la fusione accelera, proprio laddove si dovrebbe trovare invece la zona di raccolta. Inoltre, visto che i raggi del sole non vengono riflessi in maniera così efficace come al di sopra di una coltre nevosa, si accumula più energia sulla massa ghiacciata.  La condizione è ancora più sfavorevole se quest'ultima si trova in una situazione molto inclinata, con poche zone d'ombra dovute a pareti di roccia; se la lingua del ghiacciaio è grande e piatta; e se la superficie del ghiacciaio è sporca e scura. Una condizione caratteristica di parecchi ghiacciai alpini. 

Affinché possa ribaltarsi questa situazione e possa iniziare una serie di bilanci di massa positivi, occorrerebbe una combinazione di condizioni climatiche favorevoli probabilmente più unica che rara: 
a) Estati fresche, accompagnate da frequenti nevicate in quota (almeno al di sopra dei 2500-3000 mslm), che aumentino la riflessione solare, e da notti serene che favoriscano l'irraggiamento con dissipazione di calore. Questo è il fattore più importante;
b) inverni e primavere con forti accumuli di neve, preferibilmente precoci (accumuli che così "fanno il fondo") e anche duraturi (in modo da evitare le fusioni precoci);
c) seconde parti delle primavere (aprile-maggio) fresche, che ritardino la fusione.
Tutto il contrario di quel che succede da una trentina d’anni a questa parte e soprattutto in questo ultimo anno eccezionale.



[Testo e immagini a cura di Andreas Bauder e Giovanni Kappenberger. Aggiunta mia]

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