Smoke on the water

L'omaggio al classico dei Deep Purple non è del tutto causale. Fumo da incendi (vedi prima immagine sotto) e ghiaccio sempre meno esteso e spesso e quindi sempre più acqua liquida (seconda immagine sotto) sono condizioni ambientali che stanno connotando anche e soprattutto questa torrida e terribile estate artica.


Della fusione dei ghiacci marini artici e della calotta groenlandese se ne parla da tempo. Questa è un'ennesima estate da fusione accelerante. Un'ennesima estate...liquida. I grafici qui sotto sono eloquenti, in tal senso.










E un aspetto relativamente nuovo dei cambiamenti climatici, ben messo in evidenza - oltre che da un soggiorno direttamente in loco - dalle immagini satellitari raccolte dall'agenzia spaziale europea e dalla NASA, è anche l'aumento dei grandi incendi nell'area attorno e oltre il circolo polare artico. Un fenomeno che viene ricondotto all'anomalo ed estremo incremento delle temperature che anche in questa torrida estate non manca.
Nell’Artico, infatti, si batte un record climatico dopo l’altro. Per es. in Alaska a inizio luglio sono stati raggiunti 32 gradi, 13 gradi sopra la media, tre in più del primato precedente.
Sempre lo scorso luglio, sulle isole Svalbard sono state ritrovate 200 renne morte per assenza di cibo.
Sul mare di Bering non c’era mai stato così poco ghiaccio e giugno 2019 è stato il più caldo da oltre un secolo. Come si vede sopra dai grafici, siamo ai livelli del record negativo del 2012, per quanto concerne estensione totale, volume e spessore della banchisa artica.



Con temperature che hanno oltrepassato i 20°C, dallo scorso mese di luglio i ghiacciai della Groenlandia hanno perso circa 250 miliardi di tonnellate di ghiaccio, il che corrisponde all’acqua contenuta in circa 1600 miliardi delle nostre comuni vasche da bagno! Nella sola giornata di martedì 30 luglio la Groenlandia ha perso 12,5 miliardi di tonnellate di ghiaccio, in altri termini s’è riversata in mare una quantità di acqua pari al contenuto di 5 milioni di piscine olimpioniche (una piscina olimpionica contiene 2500 tonnellate o m^3 di acqua, ossia l’equivalente di 16'000 vasche da bagno). Il record precedente datava del 2012, quando si sciolsero in un sol giorno 10 miliardi di tonnellate di ghiaccio.

L'acqua gocciola dal ghiaccio nel fiordo di Ilulissat durante il periodo insolitamente ed estremamente caldo lo scorso fine luglio

L’ondata di calore estremo che ha messo in ginocchio l’Europa nel mese di luglio s’è infatti spostata nelle regioni artiche, dove le temperature hanno superato di 10-15 gradi quelle normali di stagione, causando, appunto, uno scioglimento di ghiacciai senza precedenti nell'era satellitare.
E, come detto, vasti incendi.




Stiamo parlando di qualcosa che non ha precedenti (vedi tweet sopra): si tratta del numero più alto di incendi in questa regione nordica da 16 anni a questa parte, quando è iniziato un monitoraggio preciso.

Alaska, Canada, Groenlandia (!) e Siberia: oltre 100 quelli fotografati dallo spazio da due mesi a questa parte. La loro causa è evidente: l'aumento rapido e massiccio delle temperature nella zona, da anni soggetta al cosiddetto fenomeno dell'amplificazione artica. Solo in Siberia, lo scorso giugno è stato di 10 gradi più caldo della media delle temperature del trentennio 1981-2010.



Ad oggi, gli incendi che da due mesi devastano la Siberia non sono stati ancora domati (vedi video sopra). Secondo le autorità forestali russe, le fiamme interessano ancora 2,5 milioni di ettari di territorio. Una grandezza che diverge, però, dalle stime di Greenpeace Russia: l'organizzazione ambientalista parla di 4,3 milioni di ettari e sostiene che gli incendi hanno generato una quantità di CO2 pari a quella prodotta da 36 milioni di automobili l'anno. Alcuni degli incendi nella regione di Irkutsk, in particolare, sono stati causati dal disboscamento illegale, secondo gli inquirenti russi. Gli incendi estivi in Siberia fanno parte di un ciclo naturale, ma l'estensione, l'intensità e la durata di quest'anno sono senza precedenti.




In Alaska (vedi tweet sopra) nei primi 7 mesi del 2019 gli incendi hanno bruciato già il doppio dell'area che di solito viene bruciata in un intero anno normale e rilasciato il triplo dell'inquinamento carbonico che l'Alaska emette dalla combustione annua dei fossili.

Oltre che numerosi, i roghi sono anche persistenti perché intaccano un tipico terreno artico che - come spiegano gli esperti - è particolarmente favorevole alla propagazione e alla persistenza del fuoco.
A bruciare non è solo il bosco, dove le fiamme si esauriscono in 1-2 giorni, ma il terreno sottostante - la torba -  che può ardere anche per diverse settimane. Contrariamente agli incendi di boschi che si registrano nelle zone temperate, quelli dell’Artico si propagano infatti anche al sottosuolo, dove si nutrono degli spessi strati di torba. Bruciando in profondità possono durare settimane o addirittura mesi, anziché poche ore o giorni come per la maggior parte degli incendi boschivi alle nostre latitudini. Tutto ciò innesca un circolo vizioso perché vengono rilasciate grandi quantità di CO2, quella generata dalla combustione degli alberi ma anche quella generata dalla torba, una delle più grandi riserve di carbonio organico del mondo. E la CO2 alimenta il riscaldamento
afferma il glaciologo ed esperto di Artico Koni Steffen (vedi anche qui).



Nel corso degli ultimi due mesi gli incendi artici hanno mandato in fumo oltre 8 miliardi di metri quadrati di foreste liberando 129 milioni di tonnellate di CO2 (50 in giugno + 79 in luglio), ben oltre il doppio della quantità emessa dall'intera Svizzera in un singolo anno.



Il fumo, poi - essendo composto da particolato carbonioso, fuliggine e residui della combustione -, provoca un annerimento dei ghiacci artici (vedi anche qui), che in questo modo assorbono maggior radiazione solare accelerando ulteriormente la loro fusione.


Secondo il ricercatore Santiago Gassó della NASA (vedi tweet sopra), la coltre generata dai soli roghi siberiani si estende per oltre 4,5 milioni di kmq, una superficie più grande dell'intera Unione Europea.

To be continued...

Commenti

  1. Unprecedented...

    doi: 10.1017/jog.2018.40

    "ABSTRACT. The Holocene climatic optimum was a period 8–5 kyr ago when annual mean surface tem-
    peratures in Greenland were 2–3°C warmer than present-day values. However, this warming left little
    imprint on commonly used temperature proxies often used to derive the climate forcing for simulations
    of the past evolution of the Greenland ice sheet. In this study, we investigate the evolution of the
    Greenland ice sheet through the Holocene when forced by different proxy-derived temperature histories
    from ice core records, focusing on the effect of sustained higher surface temperatures during the early
    Holocene. We find that the ice sheet retreats to a minimum volume of ∼0.15–1.2 m sea-level equivalent
    smaller than present in the early or mid-Holocene when forcing an ice-sheet model with temperature
    reconstructions that contain a climatic optimum, and that the ice sheet has continued to recover from
    this minimum up to present day. Reconstructions without a warm climatic optimum in the early
    Holocene result in smaller ice losses continuing throughout the last 10 kyr. For all the simulated ice-
    sheet histories, the ice sheet is approaching a steady state at the end of the 20th century."

    Meno male che adesso Greta ci mette una pezza, dai...



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    1. Sì, è vero che a volte c'è un abuso improprio di "unprecedented", dipende sempre dalla scala temporale. In ogni caso - a parte che qui dovresti scrivere a quelli di Reading, non a me, vedi il loro tweet - qui si parla di "unprecedented" per quel che riguarda il numero di incendi nell'Artico, non le temperature o la fusione della calotta groenlandese. Lo sanno anche all'asilo che durante i primi millenni dell'Olocene - con condizioni al contorno assai diverse da oggi in particolare per quel che concerne il forcing orbitale sulle alte latitudini boreali - la Groenlandia (soprattutto la sua parte settentrionale) era più calda e aveva meno massa glaciale di oggi ( per esempio , oppure qui ).

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  2. Altre zone artiche vicine, invece, oggi sono senza ghiaccio per la prima volta in almeno 40 mila anni...
    " the degree to which recent Arctic warming is unprecedented remains debated"
    A proposito di "unprecedented"...

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  3. E a proposito di precedenti assai significativi bisognerebbe sottolineare come le massime temperature medie superficiali raggiunte in questo secolo sono terribilmente inferiori a quelle del nostro pianeta nell' Adeano

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