GW of CH

La Svizzera sta diventando sempre più calda. Dal 1864 la temperatura è aumentata di circa 2 °C. Ma la temperatura media non è l’unica grandezza utilizzata per descrivere il clima. Ecco quali altri cambiamenti si sono verificati con certezza e per quali, al contrario, non è possibile fare affermazioni chiare.



In Svizzera il 2018 è stato l’anno nettamente più caldo dall’inizio delle misurazioni nel 1864. In dieci mesi la temperatura mensile è risultata superiore alla media; sei di questi mesi sono stati tra i cinque più caldi delle rispettiva graduatorie mensili. Anche il semestre estivo ha fatto registrare un nuovo primato. Il 2018 non costituisce un caso isolato: nove dei dieci anni più caldi si sono verificati dal 2002. Il riscaldamento globale causato in larga misura dalle attività umane è una realtà. Tuttavia, i cambiamenti climatici non si manifestano unicamente con l’aumento della temperatura. In questo testo mostriamo, sulla base dei dati misurati, in che misura sono cambiate altre grandezze a seguito del riscaldamento globale e per quali altre grandezze per contro non esistono ancora segnali di cambiamento significativi.

Fig. 1 – I cambiamenti importanti del clima svizzero in base alle osservazioni effettuate.

I segnali evidenti del cambiamento climatico

In Svizzera il riscaldamento generale di circa 2 °C dal 1864 ha conseguenze dirette su altre grandezze legate alla temperatura. Ad esempio, le ondate di caldo sono diventate sensibilmente più frequenti e intense. Al contrario, i periodi di freddo si verificano molto più raramente. Alle basse quote della Svizzera, ad esempio, dal 1961 il numero di giorni di gelo è diminuito di circa il 60 %. A causa del riscaldamento, dal 1961 la quota dell’isoterma di zero gradi è salita, a dipendenza della stagione, di 300-400 metri.
L’effetto forse più impressionante del riscaldamento nelle Alpi è il suo impatto sui ghiacciai. Dal 1850 essi hanno perso oltre il 60 % del loro volume e sono destinati a scomparire quasi del tutto nelle Alpi entro la fine del XXI secolo. Alle basse quote gli effetti sulla vegetazione risultano molto evidenti. Oggi il periodo vegetativo dura da 2 a 4 settimane in più rispetto agli anni Sessanta del XX secolo.
A causa del riscaldamento le precipitazioni cadono più spesso sotto forma di pioggia anziché di neve, con significative conseguenze per la copertura nevosa. Dall’inizio degli anni Settanta del XX secolo, a oltre 2000 metri di quota il numero di giorni di neve è diminuito di circa il 20 % e alle basse quote, sotto gli 800 metri, addirittura di circa il 50 %.
Anche per quel che riguarda il regime delle precipitazioni i segnali di cambiamento sono evidenti. Negli ultimi 150 anni le precipitazioni invernali sono nettamente aumentate. Inoltre oggi le forti precipitazioni sono sensibilmente più frequenti e più intense rispetto agli inizi del XX secolo.
Un’evoluzione interessante è quella del soleggiamento. Tra il 1950 e il 1980 esso è diminuito di circa il 15 %, dal 1980 è aumentato di oltre il 20 % e oggi raggiunge di nuovo i valori tipici dell’inizio del XX secolo. L’inquinamento atmosferico (effetti di dimming, risp. di brightening) e i cambiamenti naturali della copertura nuvolosa potrebbero aver svolto un ruolo importante in questa evoluzione.


Cosa rimane da chiarire

I cambiamenti climatici hanno quindi già oggi un effetto su numerose grandezze del sistema climatico. Per altre, invece, non è ancora stato possibile mettere in evidenza in modo statisticamente robusto eventuali cambiamenti (cfr. figura 2). Vi sono a questo proposito due aspetti da tenere in considerazione: da un lato esistono grandezze per le quali i modelli climatici prevedono importanti cambiamenti in futuro, ma che però non sono ancora stati osservati – come ad esempio le precipitazioni estive e la siccità estiva. D’altro canto vi sono processi su piccola scala, o che si verificano raramente, che non sono considerati in modo sufficiente né dalle osservazioni, né dagli odierni modelli climatici per poter, al momento attuale, fare affermazioni sufficientemente robuste sui cambiamenti – come ad esempio per la nebbia alta, il vento, i temporali, i tornado o la grandine.
I dati delle osservazioni migliorano in continuazione, i modelli climatici sono in costante sviluppo e consentono di fare previsioni su scala sempre più piccola. Occorre pertanto aspettarsi che in futuro si potrà vieppiù dare una riposta agli aspetti ancora in sospeso.

(fonte: Meteosvizzera)

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