Sole collaterale


Interessante seminario, giovedì, allo IACETH. Era ospite Mirela Voiculescu dell'Università romena Dunărea de Jos di Galati. Ha parlato di uno dei suoi campi di ricerca: la possibile relazione fra attività solare e clima, specificamente attraverso l'influenza sulle nuvole.

Dopo una breve introduzione nella quale ha riassunto alcuni ambiti di ricerca incentrati sulla speculativa e affascinante connessione fra attività solare e modi di circolazione atmosfera (soprattutto euro-atlantica) - parte del vasto settore di studi di attribuzione dei fattori che contribuiscono ai trend termici su scala regionale e che fanno capo alla risposta dinamica prodotta da forzature esterne - , nella parte centrale del suo speech ha presentato i risultati dei suoi più recenti campi di ricerca in materia di connessione fra sole e copertura nuvolosa. Questa è la sintesi della sua presentazione.

È risaputo che la grande maggioranza degli scienziati concorda sull'origine antropogenica dell'attuale variabilità climatica. Sorprendentemente, però, un tale consenso è lungi dall'essere raggiunto quando si tratta di cause naturali interne o esterne al sistema climatico.
Alcune di queste ultime sono associate alla variabilità solare, il cui effetto sul clima terrestre è in gran parte ancora poco conosciuto, nonostante l'aumento della ricerca in questo ambito. Anche se piccolo, quando si guardano le conseguenze dirette, il contributo solare non dovrebbe essere trascurato, poiché i meccanismi di amplificazione possono generare cambiamenti significativi nell'evoluzione degli effetti climatici. È vero che questi meccanismi sono, a loro volta, ancora parecchio incerti e una delle critiche maggiormente diffuse, riguardo l'influenza della variabilità solare sul cambiamento del clima, risiede proprio nella richiesta vincolante di  meccanismi di amplificazione piuttosto speculativi (vedi ad es. qui). Fra questi, le nuvole e le loro proprietà sono probabilmente i meno prevedibili quando si tratta, ad es.,  di rappresentare tali processi nei modelli climatici. Quantificare la risposta da parte della copertura nuvolosa ai trigger solari, o valutare chiaramente se tale risposta esista o meno, può ridurre le incertezze associate a entrambi.

Solitamente alla parola "solare" si associa il concetto di "radiazione", tuttavia il vento solare, le particelle energetiche e le relative proprietà elettromagnetiche (cioè i cosiddetti "proxy solari") sono pure importanti quando si considerano tutti i possibili percorsi di trasferimento di energia dal Sole alla Terra. La presentazione si è concentrata soprattutto sui risultati che mostrano le fingerprints solari identificate nei dati di copertura delle nuvole alte e basse, riportate dagli strumenti satellitari.
Questi risultati mostrano che la copertura nuvolosa sembra rispondere in modo diverso e diversificato ai trigger solari, a seconda del tipo, della regione geografica, della stagione e del proxy solare utilizzato. Le nuvole basse si relazionano, in alcune regioni, ai cambiamenti della radiazione UV alle basse latitudini e sia del campo elettrico interplanetario che dei raggi cosmici a latitudini medio-alte. Le nubi alte rispondono ai cambiamenti di irradiazione a scala decennale nel Pacifico tropicale attraverso la temperatura della superficie del mare (vedi per es. anche qui). Tutti i tipi di nubi seguono coerentemente le variazioni solari in alcune aree ben definite, specialmente sopra gli oceani, e sono stati trovati anche ritardi di vari intervalli di tempo nella risposta delle nuvole.
Il prossimo passo sarà quello di effettuare un confronto con i dati di rianalisi a lungo termine, per verificare se i dati di osservazione e rianalisi mostrano risultati simili.
La ricercatrice ha infine presentato le principali opinioni contrastanti nel tentativo di verificare l'ipotesi che gli effetti indiretti del sole sulla variabilità climatica debba essere considerata.

In sintesi: se davvero esistenti (e non frutto di correlazioni spurie), gli effetti solari non risultano essere visibili a livello globale e qualsiasi analisi di questi effetti sulla copertura nuvolosa (e, di conseguenza, sul clima) andrebbe fatta sulla scala regionale (come già evidenziato anche in questo ambito).

Le immagini sotto vengono dal suo lavoro linkato.






Commenti

  1. EVENTI – Giornata mondiale della meteorologia il 23 marzo

    Quest’anno il tema della Giornata mondiale sarà “Weather-ready, climate-smart” per evidenziare come la meteorologia è essenziale per affrontare il cambiamento del clima globale. L’evento nazionale di punta si svolge a Roma.

    Un saluto Carlo

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