La fatica dei negoziati sul clima

196 Paesi e oltre 2000 organizzazioni non governative. Oltre 25'000 partecipanti seduti attorno al tavolo virtuale delle trattative per migliorare lo stato di salute climatico della Terra. È la sfida che ormai si rinnova a scadenze regolari dal 1992 con il "Summit" di Rio de Janeiro sotto l'egida delle nazioni unite. Uno sforzo prolungato nel tempo e molto faticoso, alla ricerca di compromessi, accordi e nuovi tavoli negoziali per capire quale direzione prendere e per valutare la reale efficacia delle misure finora adottate per migliorare il clima. 
A Parigi, da fine novembre, un nuovo summit di trattative e conferenze avrà quale obiettivo principale di trovare la strada per un ulteriore accordo per la riduzione dei gas serra immessi nell'atmosfera. Per sperare così di ragiungere l'obiettivo di una diminuzione delle emissioni del 40% entro il 2030 e mantenere sotto controllo anche il riscaldamento climatico a lungo termine. La soglia decisiva è stata fissata non oltre i due gradi centigradi rispetto alla situazione precedente all'avvento dell'industria. A Parigi, le sfide sono molte, le certezze poche.
Abbiamo chiesto a Luca Mercalli un parere sul summit attraverso una serie di domande generali.



Che cos'è la "Cop21"?

Le "Cop" - "Conferenze delle Parti" - sono congressi che radunano i Paesi, ovvero le "Parti", aderenti alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, siglata al "Summit della Terra" di Rio de Janeiro nel giugno 1992 con l'obiettivo di avviare i negoziati internazionali per la riduzione delle emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici. Si svolgono ogni anno, generalmente a inizio inverno, la prima si tenne a Berlino nel 1995 e quella in programma ora a Parigi sarà la ventunesima (Cop-21). Ciascuna edizione è preceduta da sessioni preparatorie per l'avanzamento degli accordi preliminari e dei dibattiti sulle strategie ambientali nazionali e comuni. 

Si discute da oltre 20 anni, ma i Paesi del mondo non si sono ancora accordati per inquinare meno? 

Il percorso dei negoziati sul clima è complesso e faticoso, coinvolge aspetti economici, politici e sociali che non si riescono cambiare dall'oggi al domani. Inoltre soprattutto in passato ha dovuto scontrarsi con le resistenze di grandi paesi inquinatori come gli Stati Uniti (salvo la recente "sterzata verde" di Obama, peraltro più a parole che a fatti, per ora). Tuttavia un primo significativo risultato fu raggiunto durante la Cop-3 del dicembre 1997 con l'adozione del Protocollo di Kyoto, ratificato entro gli anni seguenti dalla maggior parte dei governi mondiali (con l'eccezione clamorosa degli USA) ed entrato in vigore nel 2005, e che prevedeva entro il periodo 2008-2012 la riduzione del 5% delle emissioni serra rispetto al 1990 in un insieme di Paesi industrializzati (definito gruppo "Annex I"), con obiettivi leggermente variabili tra uno stato e l'altro in base agli indicatori di ricchezza.
La Svizzera ha adottato misure che hanno permesso di centrare l'obiettivo di riduzione assegnato dell'8%, come ha dichiarato l'Ufficio Federale per l'Ambiente nell'aprile 2014, tra cui l'efficienza energetica degli edifici (programma "Minergie"), la promozione dei mezzi pubblici di trasporto e la tassa sul CO2 applicata ai combustibili. Meno diligente la vicina Italia, che si è fermata a una diminuzione del 4,6% rispetto al 6,5% richiesto. Inoltre le economie emergenti, in particolare Cina e India, prima escluse dal Protocollo di Kyoto per non comprometterne lo sviluppo e il miglioramento del basso tenore di vita della popolazione, divorano oggi sempre più combustibili fossili, per cui si punta ora a un nuovo accordo globale vincolante verso più drastici tagli dei gas dannosi per il clima.

Dove e quando si terrà la Cop-21?

L'evento si svolgerà dal 30 novembre all'11 dicembre al Parc des Expositions di Le Bourget, alla periferia Nord di Parigi, in un'area di 160'000 metri quadrati comprendente una sala da 2000 posti per le sedute plenarie, 32 aule più piccole per i negoziati, un centro-stampa per 3000 giornalisti e spazi per eventi pubblici ed esposizioni.

Chi sono gli organizzatori?

È una conferenza delle Nazioni Unite, la cui organizzazione è affidata in questo caso a un coordinamento interministeriale del governo francese, presieduto da Laurent Fabius, Ministro degli Affari Esteri e dello Sviluppo Internazionale.

Chi parteciperà? 

Anzitutto alla Cop-21 parteciperanno i rappresentanti di 196 Paesi, la quasi totalità delle nazioni mondiali (i membri dell'Unione Europea si presenteranno uniti come confederazione); sono attese da quaranta a cinquantamila persone, di cui venticinquemila delegati ufficiali di governi e varie organizzazioni internazionali (2000 Ong impegnate in temi ambientali e sociali).

Quali sono gli obiettivi e le aspettative?

La conferenza di Parigi-2015 è particolarmente attesa, strategica per definire il futuro percorso di riduzione delle emissioni climalteranti e di adattamento ai cambiamenti climatici abbozzato nelle precedenti edizioni (in particolare Lima 2014). I lavori si concentreranno su tre aspetti principali:
1) Raggiungimento di un nuovo accordo legalmente vincolante e che coinvolga tutti i Paesi del mondo, attivo a lungo termine a partire dal 2020, per l'abbattimento delle emissioni e la transizione verso un'economia verde resiliente e a sempre più basso impatto ambientale (peraltro ogni Paese ha già dovuto presentare il proprio piano nazionale per la riduzione dei gas serra).
2) Come stabilito nella Cop-15 di Copenhagen 2009 - nota per aver fallito gran parte degli obiettivi - mobilizzazione di 100 miliardi di dollari all'anno fino al 2020 da parte dei Paesi sviluppati (fondi pubblici e privati) per aiutare quelli emergenti nella lotta ai cambiamenti climatici tramite adozione di tecnologie ecosostenibili e strategie di adattamento.
3) Coordinamento delle molteplici e crescenti azioni concrete portate avanti da "attori" non governativi (singole città, associazioni, aziende, individui...) nell'ambito della "Agenda of Solutions", a supporto del processo di conversione ambientale e delle singole strategie ambientali nazionali.

Quale ruolo giocherà l'Unione Europea nei negoziati? 

L'Unione Europea svolgerà un determinante ruolo di "traino" per il resto del mondo, essendo da anni promotrice della lotta ai cambiamenti climatici e forte di una riduzione delle emissioni serra del 12% nel 2008-12 rispetto al 1990, più dell'8% richiesto dal Protocollo di Kyoto. In vista di Parigi-2015, lo scorso 6 marzo 2015 gli Stati membri hanno presentato una dichiarazione sui loro piani ambientali comuni per giungere a una diminuzione delle emissioni del 40% entro il 2030, e a una pressoché totale decarbonizzazione dell'economia europea nella seconda metà del ventunesimo secolo, obiettivo molto ambizioso ma indispensabile per sperare di contenere il riscaldamento globale entro limiti tollerabili a lungo termine (non oltre i 2 °C rispetto all'era preindustriale).

Ai lavori possono partecipare anche i cittadini?

I negoziati veri e propri sono riservati a circa venticinquemila addetti ai lavori accreditati e ai rappresentanti delle organizzazioni internazionali con status di "osservatori" riconosciuti dalle Nazioni Unite, mentre la società civile potrà prendere parte all'evento attraverso numerose altre iniziative collaterali negli spazi "Générations Climat", dibattiti, mostre, workshop educativi, pensate soprattutto per giovani e studenti, e organizzate - per la prima volta nella storia delle Cop - in base alle proposte emerse da una consultazione pubblica.
Il programma dettagliato degli eventi è disponibile da fine ottobre. Inoltre, in vista della Cop-21, il 13-15 ottobre alla Porte de Versailles si è tenuto "World Efficiency", salone dedicato alle soluzioni per la lotta al riscaldamento globale, e il 7-8 dicembre, allo "Stade de France", si terrà la sesta edizione annuale del "Sustainable Innovation Forum".

Quanto costa la Cop-21, e ne vale la pena?

Organizzare una conferenza di queste dimensioni, la più importante mai dedicata al clima, e il più grande evento diplomatico realizzato in Francia (si pensi ai due anni di preparazione, alla realizzazione di nuove sale, alla complessità dell'apparato comunicativo, mediatico e di sicurezza, all'accoglienza di migliaia di delegati, alla gestione dei negoziati e degli eventi per il pubblico...), ha ovviamente costi astronomici, stimati in 170 milioni di euro. Questa cifra è coperta per il 20% circa da finanziatori come Electricité de France (Edf), Renault, Bnp Paribas, Air France. Inoltre le decine di migliaia di viaggi aerei da tutto il mondo verso la Francia saranno responsabili di un bel po' di emissioni! Tuttavia se - come si spera - si giungerà al nuovo accordo sulla riduzione dei gas a effetto serra, ne sarà certamente valsa la pena! La posta in gioco è molto alta e, senza esagerare, possiamo infatti dire che dai risultati della conferenza di Parigi dipenderanno almeno in parte le sorti future della civiltà umana.


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