La fine del mondo
Non si sa bene a che ora e come funzionerà con il problema del fuso orario, anche se alcuni ci hanno promesso che la nostra sfera si fermerà, per poi forse (?) invertire la direzione. Come ha twittato Paolo Attivissimo: aiuterebbe, in questo caso, a inclinarsi verso ovest per compensare la brusca decelerazione del moto rotatorio della terra? :-D
In ogni caso: il prossimo e più vicino appuntamento con la fine del mondo è per domani in streaming su vimeo e youtube: tutti online, mi raccomando :-D
A parte le fantasie galoppanti a proposito delle presunte profezie che sarebbero erogate dalle mirabili interpretazioni del computo lungo del calendario Maya e l'associato terremoto emotivo (e commerciale) indotto, c'è da ricordare come l'idea della fine del mondo, ovviamente, è tutt'altro che nuova: essa attraversa come una costante le linee maestre della storia del pensiero e se la secolarizzazione dell'Occidente l'ha sganciata dall'immagine dell'Apocalisse buttandola fuori dalla porta, questa nell'epoca moderna è sempre rientrata dalle finestre come una costante ossessione.
Se proviamo, per una volta, a rovesciare come un guanto questa idea ossessiva della fine del mondo utilizzando quello che le scienze naturali e alcune delle loro più nobili discipline (come la geologia, la paelontologia, la biologia, la climatologia,...) sono in grado oggi di dirci, emerge una visione inaspettata e assai più dirompente rispetto alle varie e intermittenti profezie che in media ogni due o tre anni fanno emergere una data designata per la fine catastrofica di tutto.
Se noi la guardiamo dal punto di vista evoluzionistico (consiglio caldamente questo bellissimo libro di Telmo Pievani, da cui ho preso spunto), la fine del mondo c’è già stata tante volte, perlomeno 5 volte e ha riguardato molte altre forme viventi, tanti animali e piante del passato che oggi non ci sono più. Le Big 5, ovvero le 5 catastrofi più devastanti (come avemmo modo di constatare in un weekend della scorsa primavera che passammo nel tempo profondo), furono causate da eventi biofisici avvenuti su scala globale: asteroidi, eruzioni vucaniche catastrofiche, deriva dei continenti, variazioni climatiche, del livello dei mari, della composizione chimica dell'atmosfera e degli oceani.
Potremmo anche dire che se ne siamo un po' ossessionati è perché siamo i figli della fine del mondo degli altri e senza quelle catastrofi del passato non saremmo qua a rifletterci sopra. Per es. l’ultima, quella avvenuta 65 milioni di anni fa e che tutti impariamo a conoscere sin da bambini, ha portato all’estinzione dei dinosauri e di ¾ delle specie viventi anche se non di tutti, perché una piccola famiglia è sopravvissuta e ha dato vita agli uccelli. Sappiamo perciò che gli uccelli sono figli in continuità dei dinosauri.
Le altre quattro precedenti hanno distrutto una percentuale enorme di specie viventi e la più grave di tutte, avvenuta 250 milioni di anni fa, ha portato all’estinzione di più del 90% di tutti gli esseri viventi di allora. Così, sappiamo che il motore dell’evoluzione ha rischiato, per un pelo, di fermarsi; poi è ripartito e noi veniamo fuori dai pochi sopravvissuti di quella ecatombe.
E se facciamo due conti molto banali e conteggiamo quante specie biologiche abbiamo estinto noi esseri umani da quando abbiamo inventato l’agricoltura in poi (dodici millenni circa) vengono fuori delle stime paragonabili a quelle delle grandi catastrofi del passato.
Insomma: noi che siamo figli della fine del mondo degli altri, adesso negli ultimi millenni abbiamo prodotto la fine del mondo di gran parte delle specie viventi sulla Terra.
E non è tutto, ovviamente: se guardiamo al futuro partendo da quello che possiamo osservare nel presente, vediamo come l’uomo contemporaneo stia predisponendo gli elementi per una vera e propria tempesta perfetta. È una situazione molto rara in cui si creano delle condizioni per una tempesta mai vista prima: c’è chi pensa che le evoluzioni di massa siano appunto come le tempeste perfette, momenti molto rari in cui gli elementi si combinano per produrre un cambiamento su scala radicale e globale. Nelle estinzioni di massa del passato, i 3 criteri per identificare questa tempesta perfetta sono: un cambiamento rapido del clima, un’alterazione altrettanto rapida della composizione chimica dell’atmosfera terrestre e degli oceani e poi un impatto ecologico molto forte che darebbe il colpo di grazia.
Ebbene: queste sono le 3 cose che stanno succedendo proprio adesso: il clima sta cambiando rapidamente, l’atmosfera ha una composizione che sta modificando in ragione dell’aumento del CO2 nell’aria e che tende ad acidificare gli oceani e infine c’è un agente ecologico molto impattante che grava in modo drastico sugli ecosistemi. Indovinate qual è questo agente?
In ogni caso: il prossimo e più vicino appuntamento con la fine del mondo è per domani in streaming su vimeo e youtube: tutti online, mi raccomando :-D
A parte le fantasie galoppanti a proposito delle presunte profezie che sarebbero erogate dalle mirabili interpretazioni del computo lungo del calendario Maya e l'associato terremoto emotivo (e commerciale) indotto, c'è da ricordare come l'idea della fine del mondo, ovviamente, è tutt'altro che nuova: essa attraversa come una costante le linee maestre della storia del pensiero e se la secolarizzazione dell'Occidente l'ha sganciata dall'immagine dell'Apocalisse buttandola fuori dalla porta, questa nell'epoca moderna è sempre rientrata dalle finestre come una costante ossessione.
Se proviamo, per una volta, a rovesciare come un guanto questa idea ossessiva della fine del mondo utilizzando quello che le scienze naturali e alcune delle loro più nobili discipline (come la geologia, la paelontologia, la biologia, la climatologia,...) sono in grado oggi di dirci, emerge una visione inaspettata e assai più dirompente rispetto alle varie e intermittenti profezie che in media ogni due o tre anni fanno emergere una data designata per la fine catastrofica di tutto.
Se noi la guardiamo dal punto di vista evoluzionistico (consiglio caldamente questo bellissimo libro di Telmo Pievani, da cui ho preso spunto), la fine del mondo c’è già stata tante volte, perlomeno 5 volte e ha riguardato molte altre forme viventi, tanti animali e piante del passato che oggi non ci sono più. Le Big 5, ovvero le 5 catastrofi più devastanti (come avemmo modo di constatare in un weekend della scorsa primavera che passammo nel tempo profondo), furono causate da eventi biofisici avvenuti su scala globale: asteroidi, eruzioni vucaniche catastrofiche, deriva dei continenti, variazioni climatiche, del livello dei mari, della composizione chimica dell'atmosfera e degli oceani.
Potremmo anche dire che se ne siamo un po' ossessionati è perché siamo i figli della fine del mondo degli altri e senza quelle catastrofi del passato non saremmo qua a rifletterci sopra. Per es. l’ultima, quella avvenuta 65 milioni di anni fa e che tutti impariamo a conoscere sin da bambini, ha portato all’estinzione dei dinosauri e di ¾ delle specie viventi anche se non di tutti, perché una piccola famiglia è sopravvissuta e ha dato vita agli uccelli. Sappiamo perciò che gli uccelli sono figli in continuità dei dinosauri.
Le altre quattro precedenti hanno distrutto una percentuale enorme di specie viventi e la più grave di tutte, avvenuta 250 milioni di anni fa, ha portato all’estinzione di più del 90% di tutti gli esseri viventi di allora. Così, sappiamo che il motore dell’evoluzione ha rischiato, per un pelo, di fermarsi; poi è ripartito e noi veniamo fuori dai pochi sopravvissuti di quella ecatombe.
E se facciamo due conti molto banali e conteggiamo quante specie biologiche abbiamo estinto noi esseri umani da quando abbiamo inventato l’agricoltura in poi (dodici millenni circa) vengono fuori delle stime paragonabili a quelle delle grandi catastrofi del passato.
Insomma: noi che siamo figli della fine del mondo degli altri, adesso negli ultimi millenni abbiamo prodotto la fine del mondo di gran parte delle specie viventi sulla Terra.
E non è tutto, ovviamente: se guardiamo al futuro partendo da quello che possiamo osservare nel presente, vediamo come l’uomo contemporaneo stia predisponendo gli elementi per una vera e propria tempesta perfetta. È una situazione molto rara in cui si creano delle condizioni per una tempesta mai vista prima: c’è chi pensa che le evoluzioni di massa siano appunto come le tempeste perfette, momenti molto rari in cui gli elementi si combinano per produrre un cambiamento su scala radicale e globale. Nelle estinzioni di massa del passato, i 3 criteri per identificare questa tempesta perfetta sono: un cambiamento rapido del clima, un’alterazione altrettanto rapida della composizione chimica dell’atmosfera terrestre e degli oceani e poi un impatto ecologico molto forte che darebbe il colpo di grazia.
Ebbene: queste sono le 3 cose che stanno succedendo proprio adesso: il clima sta cambiando rapidamente, l’atmosfera ha una composizione che sta modificando in ragione dell’aumento del CO2 nell’aria e che tende ad acidificare gli oceani e infine c’è un agente ecologico molto impattante che grava in modo drastico sugli ecosistemi. Indovinate qual è questo agente?
Insomma i maya avevano ragione. Anche se senza meteorite o trappi siberiani non fa audience.
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