Proteggiamo ciò che conta veramente

Due o tre parole sulla votazione svizzera del prossimo 18 giugno in merito alla legge sulla protezione del clima. Perché votare SÌ dal punto di vista scientifico. E perché *non* votare un NO intriso di ideologia iper-catastrofista.



First of all: il contesto. Si voterà una legge che è frutto di un compromesso parlamentare (contro-progetto indiretto) dopo un’iniziativa lanciata da organizzazioni affini alla protezione ambientale considerata dal governo troppo radicale. 
Si vota perché l’ultra-destra (e solo lei!) si oppone e ha raccolto le firme necessarie a lanciare un referendum che porterà la popolazione al voto. Tutto il resto dello spettro politico parlamentare, il Consiglio Federale, così come il mondo della scienza, della cultura, dell’economia…sono a favore.

I principali argomenti in breve:

Altre argomentazioni:




Più di 230 scienziati provenienti dai settori del clima, dell'energia, della tecnologia, dell'ambiente, della sostenibilità e delle scienze politiche, sociali e umane legate all'ambiente, nonché dell'economia e del diritto sostengono la legge sulla protezione del clima.
La scienza mostra chiaramente che la Svizzera è già gravemente colpita dal cambiamento climatico. Dobbiamo agire ora. Per il pianeta e un futuro comune, per una Svizzera innovativa e forte.

Ecco tre motivi per cui gli scienziati sostengono la Legge sul clima e l'innovazione (LOCli):


In dettaglio, due articoli chiave della LOCli:



Questa legge si inserisce appieno nella politica energetica dell'UE e risponde ai vincoli degli accordi internazionali siglati a Parigi nel 2015.



Ok, ora vediamo un po’ di argomenti intrisi di ideologia iper-catastrofista dell’unico partito politico che si oppone: il partito dell’ultra-destra dell’UDC, partito comunque ben rappresentativo in Svizzera. Il loro punto forte è che questa legge divorerà l’elettricità futura in Svizzera.  
Iniziamo con alcuni slogan tratti da un loro ciclostilato partitico che circola in questi giorni e distribuito a tutti i cittadini. Per es. si sostiene che l’economia rischia la bancarotta. Mentre il mondo economico e bancario invece la sostengono.


Si dice che grava sulle spalle delle imprese, le quali imprese in genere sono invece favorevoli. Autolesionismo? 



In realtà, molti studi mostrano (per es. qui, qui, qui o qui) che - al contrario -  il passaggio dalle energie fossili a quelle rinnovabili porterà molti più benefici economici anche perché si ridurrebbe l'enorme costo che la mancata transizione graverà dal punto di vista degli effetti climatici.

Fra l'altro, bella la boutade che la Svizzera dovrebbe essere indipendente dal punto di vista della politica energetica. Certo, così come siamo messi adesso, senza l'introduzione della LOCli, col petrolio e il gas degli altri? Ma LOL^2



Si sostiene poi - ed è un punto che molto spesso gli oppositori che negano fanno loro nei dibattiti di questi giorni sui media nazionali - che ci sarebbero costi energetici aggiuntivi di 6600 franchi annui per abitante, sulla base di uno studio affiliato all’EPFL e all'EMPA, istituto dell’ETH (Züttel et al. 2022). In realtà si tratta della solita strategia di chi nega basata sul cherry picking e sulla strumentalizzazione a fini ideologici di una parte dei risultati di uno studio, come segnala una presa di posizione a riguardo dell'EPFL


Lo studio mostra che la completa autosufficienza energetica potrebbe essere raggiunta solo a costi esorbitanti in combinazione con gli interventi più massicci nel nostro ambiente. Ma questo è solo lo scenario limite e più estremo, in sostanza il più teorico e il meno probabile e realizzabile, come spiega bene anche il direttore dell'EMPA in questa intervista.

Nessuno pensa che la Svizzera possa diventare  auto-sufficiente dal punto di vista energetico, è pura ideologia. Nessuno tranne l'UDC nella sua campagna di disinformazione ideologica e catastrofista, naturalmente. 

Züttel et al. 2022

Noi siamo una batteria, con continui scambi di elettricità attraverso l’Europa. Dunque, un assunto che nessuno chiede. Lo studio però conferma anche la correttezza dell'attuale strategia della Svizzera, che mira a un mix di efficienza energetica, espansione delle energie rinnovabili in Svizzera, integrazione nella rete elettrica europea e commercio globale di energie rinnovabili, tanto screditata dalla ultra-destra. La piena autosufficienza non ha senso né economico né ecologico, il prezzo è semplicemente troppo alto. Inoltre non fa parte della strategia energetica della Svizzera. Dopo l'industrializzazione, la Svizzera non è più autosufficiente dal punto di vista energetico; lo stesso vale per molti altri aspetti come cibo, medicinali, ecc. 
Ovviamente la Svizzera deve ridurre la sua dipendenza dall'estero. Vale anche per uranio, gas, petrolio. L'autosufficienza, invece, non è né necessaria né sensata: oppure l'UDC pensa che ognuno abbia una pecora in giardino e fa i propri maglioni? 
Un nuovo sistema di riscaldamento più economico nel tempo non comporta costi aggiuntivi, ma anzi fa risparmiare denaro.

Come detto, il beneficio aggiuntivo è dato dalla creazione di valore nel proprio Paese attraverso l'innovazione e l'occupazione, e l'elusione dei danni causati dal cambiamento climatico. Non per niente UE e USA hanno deciso pacchetti infrastrutturali da miliardi. E come detto, la piazza finanziaria svizzera può finanziare più del 90% degli investimenti necessari mediante prestiti e tramite il mercato dei capitali.

Come mostra il recente rapporto dell'IPCC, a livello globale molte tecnologie, in particolare le energie rinnovabili, hanno costi *negativi* (blu), il che significa risparmiare denaro nel corso della vita.


Insomma: i 6600.- dell'UDC non hanno alcun rapporto con la realtà. Nessuno deciderebbe una strategia clima/energia basata su un'unico scenario estremo, puramente teorico e irrealistico. Come visto, esiste tutta una serie di studi sul sistema energetico svizzero, alcuni dei quali hanno una base molto più ampia.

Per esempio, questo è un recente white paper dell'ETH, il cui abstract afferma: 


Oltre a quella dello spettro dei costi maggiorati per i cittadini, un'altra bufala usata da chi nega e si oppone alla LOCli è questa:



Ok, la Svizzera contribuisce solo per lo 0,1% delle emissioni globali di CO2. Dunque non influenza il clima, rispetto ad esempio alle emissioni dei giganti Cina e USA. Questa logica è molto diffusa, ma ha i piedi di argilla. A parte il fatto che se teniamo conto anche dell'influenza diretta o indiretta sull'economia globalizzata la percentuale sale al 2-3%,  per poter fare paragoni fra uno Stato e l'altro, vedi per es. PIL e redditi medi pro capite, solitamente è assai più utile considerare il "peso" demografico dei singoli Stati. E allora vediamo che gli 11mila milioni di tonnellate della Cina diviso per i 1400 milioni di abitanti fa quasi 8 t pro capite; e i 35 milioni della Svizzera diviso per gli 8,7 milioni di abitanti fa poco più di 4 t pro capite (che triplicano considerando però quanto detto sopra), mentre per es. sono ben 16 t quelle degli statunitensi.
A parte questo, dicevo: tutti sono in minoranza. Questa affermazione non è tecnicamente sbagliata ma questo modo di pensare è fuorviante e non solo perché anche la quota svizzera dei costi globali della politica climatica è piccola. Se tutti gli Stati applicassero questa logica perversa (la strategia del "passeggero clandestino"), nessuno farebbe nulla per risolvere il problema del clima.



La Francia, ad es., è molto più grande della Svizzera ma anche la quota francese delle emissioni globali di CO2 è marginale, pari allo 0,8%; anche la quota della Germania è gestibile, con l'1,8%. E anche l'UE nel suo complesso, con una quota del 7,3%, potrebbe sostenere che la sua politica climatica ha poca rilevanza in una prospettiva globale. Ma anche gli USA potrebbero dirlo (12,6%). E persino la Cina (con il 33%) potrebbe sottolineare che la maggior parte delle sue emissioni proviene dall'estero. 
Con la stessa logica, il consumatore X potrebbe dire che se ogni mattina ruba un cornetto al centro commerciale, sarebbe un'azione sensata: lui ne trae vantaggio, mentre per il gigante della vendita al dettaglio la perdita quotidiana di un cornetto è irrilevante. 


Un appunto sull'irrazionale timore di rimanere senza energia che l'UDC sbandiera continuamente nelle sue argomentazioni ideologiche intrise di catastrofismo. E conseguentemente il successivo timore di dover sacrificare il paesaggio naturale elvetico per poter ricoprire gran parte del territorio di celle fotovoltaiche.

Oggi in Svizzera il consumo annuo di energia elettrica ammonta a 57±2 TWh, un valore che è identico al consumo del 2005, quasi 20 anni fa! Due decenni nei quali la popolazione svizzera è aumentata di 1,5 milioni di abitanti, il numero di elettrodomestici pro nucleo familiare e pro capite è pure aumentato, siamo tutti equipaggiati di devices da 4G e 5G, il numero dei datacenter (che da soli coprono circa il 3% del consumo complessivo di elettricità) è decuplicato, ci sono 100'000 auto elettriche in più e 300'000 pompe di calore in più nelle abitazioni. E una centrale nucleare in meno (da circa 3 TWh annui). Insomma: nonostante siamo di più, abbiamo più apparecchi elettrici e una centrale elettro-nucleare in meno, i consumi sono rimasti stabili. 
Questione di efficienza nettamente maggiore, cosa che continuerà e anzi accelererà anche nei prossimi decenni (per es. il rendimento di una cella fotovoltaica oggi supera già il 20%).

E nessuna distruzione di paesaggio. Il potenziale fotovoltaico su tetti delle abitazioni in Svizzera è ancora molto grande: la stima parla di circa 70 TW (50 sui tetti e il resto sulle facciate), senza ancora tener conto dei parchi fotovoltaici in quota - verosimilmente al di sopra dei già esistenti e probabilmente maggiormente sfruttabili bacini di accumulazione idroelettrica - , per sfruttare le maggiori ore di sole invernale.

E chiudiamo con le comiche. Nei giorni scorsi è giunta a tutti i cittadini svizzeri una lettera di un fantomatico comitato che finanzia la campagna dell'ultra-destra contraria alla LOCli. Le loro argomentazioni sono quanto di peggio di possa ancora oggi leggere nell'ambito del negazionismo climatico. Non perdo tempo a confutarlo, sarebbe come parlar male di un sacco di merda. 
Qui decisamente, e infine, vengono al pettine i nodi argomentativi che stanno dietro alla campagna di disinformazione ideologica e catastrofista dell'UDC. Un consiglio: usare la lingua italiana. Un titolo come quello che apre il manuale for dummies del negazionismo climatico che segue, fa ridere la parte italofona del Paese. Un Paese come *lungo di lavoro*. Ma LOL^3


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