1816 vs 2023


L'estate del 1816 fu eccezionalmente fredda, soprattutto nell'America nordorientale e in Europa, ma anche in quasi tutto il mondo. La causa principale fu l'eruzione del vulcano Tambora, sull'isola indonesiana di Sumbawa, appartenente alle Sonda, in Indonesia, avvenuta il 10 aprile 1815. 

Fonte: Raible et al. 2016
Vista aerea della caldera del vulcano Tambora oggi. Fonte: Manuel Marty.

Questa violenta eruzione, più grande di quelle del Vesuvio nel 79 d.C. e del Krakatoa nel 1883 - e probabilmente una fra le quattro più forti eruzioni degli ultimi 2500 anni, insieme a quella del Samalas, sull'isola indonesiana delle Sonda di Lombok nel 1257/58 e a quella di Kuwae, nell'arcipelago delle Vanuatu nel 1452 -, ha riversato nell'atmosfera e nella stratosfera una grande quantità di polveri, ceneri e composti di zolfo ad altitudini molto elevate. Si stima che fu immessa in stratosfera un quantitativo pari o leggermente superiore ai 60 milioni di tonnellate di anidride solforosa (per paragone: l'eruzione più violenta e impattante dal punto di vista radiativo, dopo il Tambora, è stata quella del Pinatubo nel 1991 e ha immesso in stratosfera un quantitativo più di 3 volte inferiore, 20 milioni di tonnellate di SO2, causando un raffreddamento globale temporaneo nei primi anni 90 di circa 0,3 °C).

La caldera sommitale del Tambora, larga 7 × 6 km e profonda più di 1 km, creata dall'eruzione del 1815. I prodotti eruttivi del 1815 formano la parte superiore della parete della caldera, come si vede in primo piano. Sul pavimento della caldera si trovano un lago effimero e un piccolo cono di un'eruzione successiva al 1815. Foto di Katie Preece, da Raible et al. 2016



I gas solforosi a lunga durata presenti nella stratosfera, che si diffondono tutt'attorno al globo terrestre, sono il fattore climatico più importante e contribuirono in modo significativo a un marcato raffreddamento globale. Grazie alle ricostruzioni disponibili è stato possibile stimare che il 1816 fu uno degli anni più freddi degli ultimi 400 anni a livello globale, alle latitudini extra-tropicali settentrionali e a quelle tropicali, ma non a quelle extra-tropicali meridionali. Tuttavia questi dati - che sembrano enfatizzare la variabilità decennale piuttosto che quella interannuale - sono discordanti per quanto riguarda l'ampiezza dell'anomalia, soprattutto su scala globale. La stima migliore verte su un calo della temperatura media globale di circa 0,6 gradi C rispetto alla temperatura media dei 30 anni precedenti. Nel solo emisfero boreale, il calo superò il grado C e arriva quindi a toccare i 2 gradi C in meno rispetto alla media del trentennio 1961-90. 

Una prospettiva dei processi che coinvolsero il sistema Terra durante l'eruzione del Tambora del 1815 e delle sue conseguenze. Fonte: Brönnimann et al. 2015


È anche interessante notare che, secondo la maggior parte delle ricostruzioni della temperatura dell'emisfero settentrionale, l'estate del 1816 rientrava in un periodo di temperatura già in calo, poiché avvenne in un contesto climatico assai differente (meno CO2 in atmosfera, clima più freddo) e seguiva un'altra eruzione piuttosto forte avvenuta nel 1808/09, un 'eruzione ad oggi ancora abbastanza avvolta nel mistero tanto da definirla un caso di cold case climatico, anche se recenti ricostruzioni quantificano una stima fra i 12 e i 20 milioni di tonnellate di SO2 emessi. 
Una fase fredda pronunciata si verificò anche negli anni 1830, con anni particolarmente freddi dopo le eruzioni di Babuyan Claro (Filippine) nel 1831 e di Cosiguina (Nicaragua) nel 1835, enfatizzando e protraendo la fase finale della piccola età glaciale fino a metà del XIX secolo.

Fonte


Torniamo a quel fatidico 1816: il mondo intero subì anche altri effetti importanti come inondazioni, siccità (soppressione e/o indebolimento dei principali monsoni), ondate di freddo, perdite di raccolti, carestie ed epidemie. Anche in Svizzera si ebbe l'ultima grave crisi alimentare. In particolare nella Svizzera orientale il tempo umido e freddo provocò una grave carestia : molte persone per disperazione furono costrette a cibarsi di erba o di carne di gatto.
Quell'eruzione, secondo taluni, potrebbe aver contribuito a cambiare il corso della storia. Ondate di  proteste e violenze legate alla carestia si diffusero in Europa negli anni successivi mentre in Asia - oltre ai devastanti effetti diretti di quella colossale eruzione con un tributo di  100.000 persone decedute a causa degli spessi flussi piroclastici di lava, dello tsunami che colpì le coste vicine dell'isola e della cenere spessa che ricoprì i terreni agricoli del Sud-Est asiatico, distruggendo i raccolti e gettando il paese nell'oscurità per una settimana - l'indebolimento del monsone negli anni successivi produsse micidiali effetti indiretti sull'ecologia patologica del Golfo del Bengala. 
Devastò i raccolti in tutto il subcontinente indiano, ma soprattutto diede origine a un nuovo e letale ceppo di colera. Il colera era sempre stato endemico nel Bengala, ma le bizzarre condizioni climatiche del 1816-17 innescate dall'eruzione di Tambora - prima la siccità, poi le inondazioni tardive e fuori stagione - alterarono l'ecologia microbica della Baia del Bengala. Il batterio del colera, che ha una struttura genetica insolitamente adattabile e molto sensibile ai cambiamenti dell'ambiente acquatico, mutò in un nuovo ceppo. La popolazione locale non oppose resistenza e il batterio si diffuse in tutta l'Asia e infine in tutto il mondo. Alla fine del secolo, il bilancio delle vittime del colera del Bengala era di decine di milioni di persone.
Come la Morte Nera connotò il XIV secolo in Europa e nel Vicino Oriente, così il colera plasmò il XIX secolo come nessun'altra calamità. Gran parte della nostra scienza medica e le nostre moderne istituzioni sanitarie pubbliche hanno avuto origine dalla battaglia vittoriana contro il colera. Ma solo ora, grazie al rinnovato interesse scientifico per la relazione tra colera e cambiamenti climatici, possiamo stabilire un collegamento tra l'epidemia mondiale di colera del 1817 e l'eruzione del Tambora a migliaia di chilometri di distanza.

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Nel contempo, durante la cupa, buia e piovosa estate del 1816, sulle fresche e umide rive del lago di Ginevra, la giovane scrittrice Mary Shelley trovava l’ispirazione per scrivere l'antesignano di tutta la successiva produzione letteraria delle gothic novels e John Constable e William Turner in Gran Bretagna dipingevano cieli umorali e rugginosi. Decenni dopo, si poteva ancora vedere un cambiamento della luce del giorno sulla Terra e, a parte i disastri, ancora bellissimi tramonti.
L'esplosione del Tambora potrebbe aver influenzato, in qualche modo, anche Charles Dickens: la presenza frequente del freddo nei suoi romanzi potrebbe rispecchiare i ricordi della sua giovinezza.
Durante i decenni compresi tra il 1815 e il 1855, a causa del clima sensibilmente freddo, i ghiacciai alpini ricominciarono ad avanzare e, non a caso, alla fine raggiunsero la massima espansione dell’età moderna. 

Il ghiacciaio del Rodano poco dopo la metà del XIX secolo. Oggi, il ghiacciaio si è ritirato dietro la soglia del terreno accanto al Belvedere, l'hotel che si può vedere sulla strada tortuosa del Furka.


Il più grande e simbolico ghiacciaio delle Alpi, l'Aletsch, al massimo della sua estensione a metà XIX secolo e oggi.


Un'estate come quella del 1816 non si ripeterà più tanto facilmente. Siamo in un'epoca climatica completamente differente, come detto. Perché le conseguenze climatiche possano essere così drammatiche come allora, sarebbe necessaria un'eruzione violenta come quella del Tambora se non di più, meglio ancora se più di una in successione e a distanza ravvicinata.
Eruzioni vulcaniche a parte, le previsioni a lungo termine del Centro europeo (ECMWF, vedi in alto ad inizio post) e del consorzio LAMMA (vedi sotto) indicano al contrario che l'estate del 2023 sarà calda, non solo per la Svizzera ma anche per gran parte dell'Europa. Nell'Europa centro-meridionale, nella regione alpina e nell'Europa sud-occidentale, la deviazione dalla norma per i mesi da giugno ad agosto potrebbe essere di oltre 1 °C.



Le previsioni stagionali per la Svizzera di Meteosvizzera mostrano una tendenza simile per i prossimi tre mesi (vedi sotto). Questo non esclude certo periodi di tempo più fresco e umido. Ma indica che l'estate del 2023 sarà molto probabilmente più calda della media, come del resto è accaduto per quasi tutte le estati dal 2015, ad eccezione del 2021. Non una grande novità, dunque: 9 delle 10 estati più calde in Svizzera sono tutte contenute negli ultimi 20 anni e 8 di queste negli ultimi 10.



Commenti

  1. Suggerisco di leggere https://svoltaeuropea.it/radiografia-di-un-gas-serra/

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    1. Grazie, ma preferisco affidarmi alla fisica dell'atmosfera, a principi noti da più di 150 anni, alla termodinamica e all'elettromagnetismo - che peraltro sono ambiti che ho studiato e su cui ci lavoro - piuttosto che alle opinioni di un wannabe qualunque.

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  2. Fra l'altro, il suo suggerimento è completamente fuori tema. In questo post non si parla dell'effetto serra dei gas serra.

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