Antropocene


Prima visione in Svizzera, stasera a Lugano - nell'ambito della rassegna LuganoPhotoDays -  del film documentario "Antropocene – L’epoca umana". Una meditazione cinematografica sulla massiccia ricostruzione del pianeta da parte dell’umanità, Antropocene – L’epoca umana è un film documentario che avuto una lavorazione di quattro anni ad opera del pluripremiato team composto da Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier e Edward Burtynsky.


Terzo in una trilogia che include Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013), il film segue la ricerca di un gruppo internazionale di scienziati, il gruppo di lavoro Anthropocene che, dopo quasi 10 anni di ricerca, sostiene la teoria secondo cui l’epoca dell’Olocene ha lasciato il posto all’epoca dell’Antropocene a metà del XX secolo in seguito a profondi e duraturi cambiamenti. Dalle pareti di cemento in Cina che ora coprono il 60% della costa continentale, alle più grandi macchine terrestri mai costruite in Germania, alle psichedeliche miniere di potassio negli Urali russi, alle fiere di metallo nella città di Norilsk, alla devastante Grande Barriera Corallina in Australia e surreali stagni di evaporazione del litio nel deserto di Atacama, i cineasti hanno attraversato il globo usando valori di produzione di fascia alta e tecniche fotografiche allo stato dell’arte per documentare le prove e l’esperienza del dominio dell’uomo sul pianeta. All’incrocio tra arte e scienza, Antropocene – L’epoca umana testimonia, attraverso l’esperienza e non la didattica, un momento critico nella storia geologica – portando un’esperienza provocatoria e indimenticabile dell’ampiezza e dell’impatto della nostra specie.




Fonte originale


Update: segnalo, infine, due mostre a tema. Quella che si tiene al MAST di Bologna fino al prossimo 5 gennaio. E quella che partirà il 20 novembre al Museo di storia naturale di Basilea.
Segnalo, altresì, un paio di bei libri recenti, oltre al classico sul tema:
📕Cristiano Giorda, "Geografia e Antropocene", Carocci 2019
📗Christopher Preston, "L’era sintetica.  Evoluzione artificiale, resurrezione di specie estinte, riprogettazione del mondo", Einaudi 2019
📘Paul Crutzen, "Benvenuti nell'Antropocene. L'uomo ha cambiato il clima, la Terra entra in una nuova era", Mondadori 2005

E infine il TEDx talk di Frank Raes sul primo Museo delle Tecnologie dell’Antropocene (di cui si parla nel primo libro segnalato con l'ultimo capitolo dedicato, cap. 11, pag. 166). Da visitare assolutamente!

Commenti

  1. Ottima segnalazione.
    Tra l’ altro il film (qui il trailer https://www.youtube.com/watch?v=8ZPs33HmEII)
    è in programmazione in diversi cinema anche in Italia.
    Non l’ ho ancora visto, ma sono fiducioso che manterrà l’ alto livello dei due precedenti, splendidi esempi di documentari in cui la forza e la bellezza delle immagini erano sia al servizio dell’ arte che della testimonianza presso il grande pubblico di cosa stia succedendo nel nostro mondo globalizzato.
    Segnalo poi che il termine Antropocene non solo si sta diffondendo come concetto chiave a livello di cultura condivisa ma parallelamente prosegue un percorso di riconoscimento da parte della geologia ufficiale. Infatti è in corso la procedura di formalizzazione della sua precisa definizione scientifica per opera del Gruppo di Lavoro per l’ Antropocene nell’ ambito della Commissione Internazionale di Stratigrafia.
    Attualmente (vedi l’ ottimo libro divulgativo “Il pianeta umano” di S.L.Lewis e M.A.Maslin) le due date più promettenti sono il 1610 (minimo di CO2 dell’ ultimo millennio correlato agli effetti del grande Scambio Colombiano) e il 1964 (picco del C14 a seguito degli esperimenti nucleari di Usa ed URSS), ma il dibattito scientifico è ancora aperto.

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  2. Ciao steph, volevo farti notare che c'è un errore, devi aver tagliato, per sbaglio sicuramente, un pezzo della tua lista di accadimenti dell'antropocene, mi permetto di aggiungere qualche riga, posso?

    "Benvenuti nell'antropocene,
    epoca nella quale si dà da mangiare alla stragrande maggioranza dei 7,7 miliardi di individui della specie.
    Epoca nella quale il tasso di fertilità delle donne è in costante diminuzione.
    Epoca nella quale" più CO2 e più caldo " fanno crescere meglio e di più le derrate alimentari, vedasi dati FAO.

    Tutto questo e molto altro, grazie ai terribili combustibili fossili."

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    1. Certo, c'è anche quello, ovviamente. Era sottinteso.

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  3. "Benvenuti nell'Antropocene:

    epoca nella quale l'Oms ci mostra come il 90% delle morti correlate all'inquinamento atmosferico avvengono in paesi sottosviluppati (Africa e Asia)

    epoca nella quale l'Ocse nel suo rapporto ambientale del 2002 ci mostra che l'inquinamento atmosferico nel paesi più industrializzati è diminuito del 70% in 40 anni.

    epoca nella quale la consultazione dei report annuali delle varie agenzie per la protezione dell'ambiente conferma una continua diminuzione dell'inquinamento atmosferico negli ultimi 20 anni

    epoca nella quale le riserve conosciute di tutti i minerali nel XX secolo sono moltiplicate in misura ben maggiore della quadruplicazione della popolazione

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    1. Nel frattempo ci sono 3 limiti planetari su 9 già superati in modo pericoloso e irreversibile: perdita della biodiversità, inquinamento da azoto e cambiamento climatico. Ma anche negli altri processi per cui è stato stabilito un limite numerico la tendenza è inequivocabilmente verso il raggiungimento della soglia. Ho aggiornato, a tal proposito, il post con il famoso grafico (in v. it.) di Rockström et al. dello Stockholm Resilience Centre.

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  4. L'inquinamento da azoto dal 1990 è diminuito drasticamente in Europa, cose che succedono nei paesi più sviluppati...ne deduco che nella parte del mondo sottosviluppata se ne stanno fregando dell'inquinamento da azoto e che i sacrifici faati da noi europei devono ancora farli:
    I costi dei loro sacrifici NON dobbiamo sostenerli noi europei.

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    1. Vuoi mettere i costi che i paesi in via di sviluppo dovranno sostenere in conseguenza dei cambiamenti climatici generati in particolare dalle emissioni dei paesi più ricchi come i nostri?
      https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2018GL078430
      https://gain.nd.edu/

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    2. Le emissioni dei paesi più ricchi, del mondo occidentale,è inferiore a quello di altri stati come India e Cina. Le emissioni di Europa e Stati Uniti insieme sono inferiori a quelli della sola Cina, Cina che aumenterà le proprie emissioni fino al 2030, questa è la vera assurdità degli accordi di Parigi. Quei costi li abbiamo già sostenuti noi occidentali quando eravamo in via di sviluppo, quindi è stupido farsi carico di costi perchè gli altri non europei di sacrifici non ne vogliono fare.

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    3. Beh, stai comparando giganti da quasi 3 miliardi di esseri umani in due (Cindia) con nanetti come la trentina di stati del mondo occidentale (a malapena 1 miliardo EU + USA + JAP). La comparazione - se di questo vuoi parlare - ha senso solo tenendo conto del peso demografico. Le emissioni pro capite degli americani sono il doppio di quello dei cinesi e 8 volte quelle degli indiani.

      Quei costi li abbiamo già sostenuti noi occidentali quando eravamo in via di sviluppo...
      ...lasciando però un'ipoteca enormemente gravosa.
      Emissioni cumulate di CO2 dal 1750 ad oggi:
      1) USA: quasi 400 miliardi di t su un totale di quasi 1600 miliardi di t emesse (25% del totale)
      2) Cina: 200 miliardi di t (13%)
      3) Russia: 100 miliardi di t (6%)
      4) Germania: 90 miliardi di t (5%)
      5) UK: quasi 80 miliardi di t (5%)
      Chi la paga saranno, in primis, come detto prima, i paesi in via di sviluppo.

      quindi è stupido farsi carico di costi perchè gli altri non europei di sacrifici non ne vogliono fare.
      questa é la tua opinione. Vedi sopra.

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    4. Se una singola persona ha la possibilità di essere più efficiente di un'altra persona non vedo perchè dovrebbe essere comparato ad un'altra persona che è meno efficiente.
      Quella più efficiente va premiata(mondo occidentale), quella meno efficiente(India e Cina) poteva essere più efficienti dal 1750 ad oggi, ma così non è stato, quindi è stupido incolpare chi è stato più efficiente e capace in passato.

      Se aspettavamo i cinesi e gli indiani tutt quelle cose scritte da me e Roberto non sarebbero accadute!

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    5. Non si tratta di dare colpe a qualcuno. Si tratta di attenersi ai fatti, trarne le conseguenze e assumersi responsabilità. Il fatto che paesi come l'India non hanno potuto essere più efficienti in passato è anche e soprattutto una conseguenza del colonialismo e imperialismo occidentale (leggiti questo bel libro di Amitav Ghosh ). In generale, l'Asia è stata prima vittima (socio-economica), poi protagonista e al contempo di nuovo vittima (ambientale).
      Il maggior contributo del mondo occidentale all'accumulo di gas serra si è verificato dall'inizio del XX secolo in seguito al progressivo aumento dell'impatto ambientale da parte di quello che era allora circa 1/3 della popolazione mondiale. Solo nell'ultima parte del XX secolo, questi paesi (complice il maggior benessere diffuso) sono diventati / stanno diventando più efficienti in campo ambientale. Il contributo dell'Asia, invece, è iniziato alla fine del XX secolo con un'improvvisa ma limitata espansione dell'impatto ambientale da parte di un numero molto maggiore di persone. Pretendere maggior efficienza ambientale da parte di questi paesi è - termodinamicamente parlando, ma anche tenendo conto del solo smog causato - e sarà essenziale; pretenderlo da ieri è storicamente miope e sbagliato ed eticamente ingiusto.

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    6. "Le emissioni di Europa e Stati Uniti insieme sono inferiori a quelli della sola Cina ..."

      uhm, già, può darsi.Tuttavia...
      ... indovinello
      Chi compra le merci (a basso costo), prodotte ad alti costi (ambientali) dalla Cina e dagli paesi di recente industrializzazione e a basso costo del lavoro?
      Chi ha delocalizzato le produzioni più inquinanti e più costose (in termini di costo del lavoro)?
      ciao,
      Lorenzo

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  5. Attenzione: il tema del post (e del film) *non* è, nello specifico, il "Capitalocene", bensì l'Antropocene. L'epoca in cui la specie umana...

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    1. l'epoca in cui la specie umana da decenni :
      ha ridotto il numero di persone in povertà estrema,
      ha ridotto il numero di persone sotto la soglia di sicurezza alimentare,
      ha ridotto la mortalità neonatale,
      ha aumentato la vita media globale,
      ha aumentato la produzione globale procapite di cibo,
      ha aumentato le rese delle grandi colture,
      ha ridotto la mortalità da disastri naturali,
      ha ridotto gli incendi boschivi,
      ha aumentato il global greening,
      ecc.. ecc..
      P.s. in Europa dal 1990 è aumentata la superficie boschiva di 100mila kmq

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    2. Certo, c'è anche quello, ovviamente. Era sottinteso.
      Vedi commento del 29 ottobre 2019 14:41

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  6. Veramente alcune affermazioni di Alehandro sono corrette per qualunque data d'inizio (tra quelle oggetto di discussione scientifica) dell' Antropocene, come la vita media globale umana che è aumentata, come è ovvio dato che in quest' epoca la nostra specie ha prosperato come non mai.
    Altre invece possono essere errate a seconda della data d' inizio, come il numero di persone in povertà estrema oggi è vicino ai 2 miliardi e i sottonutriti sono ben più di 800 milioni, ossia se si prende come riferimento l' inizio della rivoluzione industriale non sono affatto diminuite, anzi sono aumentate enormemente in termini assoluti.
    Alcune poi sono senza alcun riferimento (i disastri naturali come terremoti, siccità, inondazioni causano anche oggi un numero notevolissimo di vittime ogni decennio, ed i paragoni andrebbero fatti tipo per tipo e in periodi precisi, considerando dati globali) o banalmente errate (gli incendi boschivi non si sono affatto ridotti sul pianeta terra).
    Ma soprattutto è allarmante la miopia nel non rendersi affatto conto che la cosiddetta "grande accelerazione", ossia il gigantesco sviluppo avuto dall' umanità soprattutto dopo la fine della WWII, oltre ad impattare sugli ecosistemi planetari in modi spesso irreversibili e distruttivi, ha un rischio estremo: si basa a grande maggioranza sull' uso di fonti ESAURIBILI (ed alcune già in via di esaurimento). Se tutta l' umanità venisse considerata come un superorganismo (possiamo pensare al leviatano di Hobbes) questo sarebbe un colosso dai piedi d' argilla.
    E questa cecità, che riguarda moltissimi individui, non fa di certo ben sperare per il futuro, dato che ridurre dei rischi, limitare dei danni od evitare un pericolo non può di certo avvenire se si è presuntuosamente inconsapevoli dei rischi in corso e dei pericoli che ci aspettano.

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    1. "Il fatto che paesi come l'India non hanno potuto essere più efficienti in passato è anche e soprattutto una conseguenza del colonialismo e imperialismo occidentale"

      Ma per favore!!!
      I paesi colonizzanti hanno certamente approfittato delle risorse naturali dei paesi colonizzati, ma da questo a due che senza colonizzazione i colonizzati sarebbero stati più efficienti è pura demagogia, auto - lesionismo ideologico, nulla di più.
      Africa è parte dell'Asia senza supporto occidentale sarebbero a livelli di mortalità infantile da medioevo.... un po' quello che il santino Ehrlich prevedeva (farloccamente) negli anni 70-80.
      C'mon Steph!

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    2. "si basa a grande maggioranza sull' uso di fonti ESAURIBILI (ed alcune già in via di esaurimento)"

      Eh!... eppure voi climatocatastrofisti siete generalmente (cioe' con poche eccezioni, tipo J. Hansen) contro lo sviluppo di quell' unica fonte pulita, scalabile a piacere, e non esauribile.
      Come mai? Secondo me perché il vostro groupthink vi impedisce di vedere le cose come sono.
      I risultati si vedono... vanno nella direzione opposta da quella da voi sperata. :-(

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    3. A parte che rispondi ad Alberto e semmai replicherà lui.
      Io ti dico solo che su questo ci sto riflettendo parecchio, e a tal proposito presto ci scrivo un post.

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    4. RK: certo che sei lei affibbia ai suoi interlocutori idee che questi non hanno nemmeno lontanamente, poi può replicare come le piace.
      Contento lei...
      Per sua informazione io sono un sostenitore dell' energia nucleare, al di là del fatto che non la guardo (come non guardo ad eolico e fotovoltaico) in termini ideologici: come le altre forme di generazione di energia elettrica del mix energetico ha i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi, ma imo, il mondo dovrebbe svilupparne la produzione nei prossimi anni/decenni molto più di quanto sta facendo.

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  7. I paesi colonizzanti hanno certamente approfittato delle risorse naturali dei paesi colonizzati, ma da questo a due che senza colonizzazione i colonizzati sarebbero stati più efficienti è pura demagogia, auto - lesionismo ideologico, nulla di più

    Due esempi che confutano la tua opinione.

    1) L’ideologia del libero mercato ha un lungo pedigree nell’esercizio del potere da parte delle potenze coloniali imperialiste anglo-americane. Ogniqualvolta i funzionari coloniali britannici e statunitensi si sono trovati, in passato, ad affrontare catastrofi causate dai ghiribizzi del clima (come per es. gli enormi sconvolgimenti in termini di siccità e carestie provocati dalle perturbazioni causate da El Nino nell’Ottocento e ancora ad inizio Novecento), diedero molto più peso all’inviolabilità del libero mercato piuttosto che a quella della vita umana. Vedi per es. questo illuminante saggio .
    In quelle circostanze, come durante le carestie che afflissero la Cina di Mao e l’Unione Sovietica di Stalin, l’ideologia prevalse sulla salvaguardia della vita.

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  8. 2) Come testimonia bene Ghosh nel testo già segnalato nei commenti precedenti, gli imprenditori indiani nell’Ottocento intuirono rapidamente le potenzialità della nascente e crescente tecnologia del vapore britannica e statunitense. Non c’è motivo di credere che non sarebbero stati quantomeno capaci di imitarla (con tutte le ripercussioni virtuose del caso), come fecero ad esempio i cotruttori tedeschi o russi, se le circostanze fossero state diverse. Ma poiché era anche il pioniere mondiale dell’economia del carbone, la potenza coloniale imperialista che governava l’India in quell’epoca fece in modo che quelle tecnologie in India non prendessero piede. Gli appetiti dell’economia britannica abbisognavano di grandi quantità di materie prime e, se in India e altrove si fosse sviluppata un’economia dei fossili, quelle materie prime sarebbero state usate sul posto invece di venire esportate. In altre parole, le economie allora emergenti in Occidente avevano bisogno che al resto del mondo fosse impedito – se necessario con la forza – di sviluppare propri sistemi energetici basati sullo sfruttamento del carbone. L’economia del carbone poteva funzionare solo a condizione che nessun altro la adottasse e il regime imperiale si premurò di impedirlo.
    Nell’Asia continentale, il cruciale legame fra economia, sovranità politica e potere militare durò finché, al termine della seconda guerra mondiale, non si avviarono i due processi paralleli della decolonizzazione e del (provvisorio) ritiro delle ex potenze coloniali e imperiali. E non è certo una coincidenza se, nel giro di pochi decenni, ne conseguì un’ accelerazione delle economie asiatiche.
    Viste così le cose, naturalmente, uno potrebbe anche chiedersi se, paradossalmente, l’imperialsimo abbia ritardato l’avvento della crisi climatica tenendo a freno l’espansione delle economie asiatiche. Se lo chiede anche lo stesso autore nel libro citato.

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