GW of 1,5 °C

Nel cosiddetto "Accordo di Parigi" del 2015, 195 Paesi si sono accordati per limitare il riscaldamento globale ad un valore chiaramente inferiore ai 2,0 °C - se possibile a 1,5 °C - rispetto al periodo preindustriale. Le conseguenze previste con questo riscaldamento globale di 1,5 °C e gli sforzi necessari per raggiungere l’obbiettivo sono stati riassunti nel nuovo rapporto speciale (SR) del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (IPCC). Quest’ultimo è stato presentato esattamente un mese fa.
Un ottimo approfondimento in italiano dello SR lo si può trovare qui.



Ecco, in sintesi, alcune delle conclusioni più significative del rapporto speciale:

● È ancora possibile limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, ma nei prossimi 1 – 2 decenni saranno necessarie trasformazioni rapide e di vasta portata in molti settori, come ad esempio quello energetico, quello della pianificazione del territorio, quello dello sviluppo urbano, delle infrastrutture oppure nella gestione dei processi industriali.

● Se le emissioni di gas ad effetto serra continueranno ad aumentare al ritmo attuale, il riscaldamento globale provocato dall'uomo oltrepasserà 1,5 °C fra il 2030 e il 2052, superando l'obiettivo a lungo termine dell'Accordo di Parigi.

● Se si vuole limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, le emissioni di CO2 prodotte dall'uomo devono diminuire rapidamente e scendere praticamente a zero entro il 2050*.

● L’aumento delle temperature provocato dall'uomo ha già raggiunto circa +1,0 °C (stato 2017) rispetto al periodo preindustriale.

Torneremo a parlarne più avanti, in occasione del terzo anniversario dell'Accordo di Parigi, in particolare ci soffermeremo, fra le altre cose, sul significato climatico e le implicazioni ambientali di questo mezzo grado vincolante di differenza.


I cambiamenti climatici globali hanno un notevole impatto anche sulla Svizzera. A questo proposito l’andamento della temperatura ne è un esempio molto chiaro. In Svizzera la temperatura dell'aria in prossimità del suolo è già aumentata di quasi 2,0 °C rispetto al periodo preindustriale. Nell’anno 2017 il riscaldamento rispetto al periodo preindustriale ha raggiunto circa 2,3 °C (vedi figura sotto).

Questo cosa significa per il futuro? In Svizzera dobbiamo aspettarci un ulteriore aumento importante delle temperature? La calda e secca estate 2018 sarà presto un’estate "normale"? Anche in Svizzera dobbiamo prepararci per un cambiamento nel regime delle forti precipitazioni?

Queste e altre domande troveranno una risposta nei nuovi scenari climatici svizzeri, che saranno presentati pubblicamente il 13 novembre 2018 al Politecnico federale (ETH) di Zurigo come tema prioritario del National Centre for Climate Services (NCCS).
Dopo la precedente versione presentata nel 2011, sull'arco degli ultimi quattro anni una partnership di istituti di ricerca comprendente l'ETH di Zurigo, l'Università di Berna, Meteosvizzera e ProClim ha calcolato, attraverso l’utilizzo dei più recenti modelli climatici, i possibili impatti dei cambiamenti climatici per la Svizzera. Questi scenari climatici costituiscono un'importante base per definire le misure e i provvedimenti di adattamento necessari a fronteggiare i cambiamenti climatici in Svizzera, limitandone l’impatto.


Deviazione della temperatura rispetto al periodo 1871-1900 (agli albori dell’industrializzazione). Per la Svizzera, le deviazioni annuali sono indicate con barre rosse e blu, mentre la linea nera indica la media mobile pluriannuale. La temperatura globale è indicata con la linea verde. Si può notare come nel 2017 il riscaldamento a livello globale era di 1,0 °C.


Climeworks è una startup, spin-off dell'ETH, che ha elaborato, nell'ambito di un progetto pilota dell'UE, un "marchingegno" per filtrare il CO2 dall'aria e immagazzinarlo nel sottosuolo. Per il momento sta facendo questo lavoro di alta tecnologia in Islanda, ma dall'anno prossimo lo potrebbe fare anche altrove, per clienti o per aziende che mirano a limitare il loro impatto sull'atmosfera.

Il funzionamento dell'impianto

Louise Charles, responsabile comunicazione di Climeworks

Un settore della serra alimentata da CO2 riciclata 

Vista sull'impianto che serve la serra con CO2 riciclata

Commenti

  1. Le conclusioni dello SR sono chiare e piuttosto scontate: continuando con il trend di emissioni in corso negli ultimi anni (al di là di una parziale stabilizzazione di 2-3 anni) si supererà la soglia degli 1,5 gradi tra meno di 30 anni. Guardando la fig. 1.5 infatti si vede che prolungando linearmente (e finora l' andamento delle T di lungo periodo è lineare) il trend recente si supererà la soglia poco dopo il 2040. Tutti gli altri scenari si basano su livelli diversi di ipotetiche riduzioni (o annullamenti) delle emissioni che finora non sono nemmeno iniziate.

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    1. Sì, su base decennale all'incirca entro il 2040. Il primo anno a superare questa soglia, però, avverrà presumibilmente già prima, probabilmente associato a un grande evento di El Niño tra la fine degli anni 20 e l'inizio dei 30.

      Il rapporto - su cui ci tornerò fra un paio di settimane - in sostanza ci dice che è (ancora) possibile rimanere al di sotto della soglia - e ne varrebbe davvero la pena, considerando le implicazioni climatiche e ambientali associate - ma è oggettivamente difficile. Oggi. "Domani" molto difficile. "Dopodomani" virtualmente impossibile.
      Insomma: quasi un wishful thinking...

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