Il conto delle catastrofi



Il cambiamento climatico rischia di avere costi sociali ed economici altissimi, anche in Svizzera. Come già sappiamo, negli ultimi trent’anni nella Confederazione elvetica le temperature sono aumentate di circa un grado centigrado, provocando una contrazione dei ghiacciai alpini del 12% (per un totale di 1,5 miliardi di metri cubi). Dal 1850 la temperatura media annuale in Svizzera è aumentata di quasi 2 gradi, circa il doppio rispetto alla media mondiale. Se non si riuscirà a frenare il riscaldamento globale, le conseguenze rischiano di essere pesantissime: stando alle proiezioni dell’Accademia svizzera di scienze naturali, entro la fine di questo secolo la Confederazione potrebbe soffrire di un aumento della temperatura di 6,5 gradi rispetto a 150 anni fa. E secondo un report della Rete di ricerca sul cambiamento climatico urbano della Columbia University di New York, Ginevra rischia un innalzamento della temperatura di circa due gradi e mezzo entro i prossimi dieci anni.


Estremi
Accompagnato da fenomeni climatici estremi come alluvioni, uragani e incendi, il riscaldamento globale ha un costo sociale ed economico enorme e purtroppo crescente. Solo per fare un esempio, l’uragano Sandy del 2012 ha provocato danni per 50 miliardi di dollari lasciando cinque milioni di persone senza elettricità nella regione di New York. Nel 2005 l’uragano Katrina ha avuto un costo economico di 100 miliardi di dollari, oltre ad aver ucciso 1800 persone. Non è un caso che il colosso svizzero delle riassicurazioni Swiss Re abbia chiuso il bilancio 2017 con un crollo dell’utile (da 3,6 miliardi a 331 milioni di dollari) proprio per il moltiplicarsi delle catastrofi naturali. Dagli uragani Harvey, Maria e Irma che hanno devastato Caraibi e Stati Uniti al ciclone Debbie in Australia: secondo la società zurighese solo i costi legati al maltempo hanno pesato sul bilancio per 4,7 miliardi di dollari, ai quali si aggiungono i costi degli incendi negli Stati Uniti (costati almeno 400 milioni di dollari) e dei terremoti in Messico.
Stando alle proiezioni più pessimistiche, il rischio è che entro la fine di questo secolo la temperatura globale aumenti di quattro gradi. Uno scenario devastante soprattutto per i Paesi tropicali, come ha sottolineato uno dei più recenti World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale. Stando alle proiezioni riassunte nell'ultimo rapporto dell’IPCC un aumento di quattro gradi provocherebbe un crollo dei raccolti agricoli in Africa compreso tra il 15% e il 35%, con milioni di persone destinate a morire di malnutrizione e l’esposizione di 80 milioni di esseri umani al pericolo di malaria. Oltre a condannare probabilmente la foresta amazzonica e parte della tundra, un cambiamento climatico di questa entità rischierebbe di portare all’estinzione circa la metà delle specie animali esistenti, ma anche di esporre 300 milioni di persone delle zone costiere mondiali a inondazioni.
Lo sconvolgimento dell’ecosistema africano potrebbe inoltre creare 20 milioni di profughi climatici nei prossimi vent’anni, stando a uno studio della organizzazione non governativa ambientalista britannica Environmental Justice Foundation (EJF), in gran parte diretti in Europa. 

Oltre 11'000 miliardi di dollari l'anno
Non è facile fare una stima di quanto costerà all’umanità l’attuale trend di riscaldamento globale, sempre che non si riesca a frenare il processo in tempo. Una pubblicazione scientifica della Tufts University riassume le stime dei diversi modelli previsionali: tenendo conto anche dei possibili benefici, nell’ipotesi di un aumento di quattro gradi centigradi i costi oscillano tra il 2% del PIL globale del modello ENVISAGE, il 4% del modello DICE e il 10% del PIL mondiale secondo il famoso modello CRED, quello messo a punto dal Center of Research on Environmental Decisions della Columbia University di New York. In sintesi, il costo del climate change oscilla a seconda della variazione climatica e del modello previsionale tra l’1% e il 14% del PIL globale, con la possibilità di spingersi ancora più in alto. Si tratta di cifre enormi, comprese tra gli 800 e gli oltre 11mila miliardi di dollari l’anno, considerando l’attuale PIL mondiale.
Una decisa azione dei Governi e degli attori economici mondiali per evitare che il riscaldamento globale diventi una bomba a orologeria è però frenata da alcuni fattori, ben riassunti per es. da Martin Wolf sul «Financial Times»: in particolare le resistenze di specifici interessi economici, soprattutto nel settore dell’energia fossile, oltre al fatto che a correre i pericoli maggiori siano Paesi poveri e dallo scarso peso politico internazionale.

Nel 2017 record di danni
Nel frattempo, il 2017 passerà alla storia come il più caro in assoluto per gli assicuratori sul fronte delle catastrofi: terremoti, cicloni, tempeste, inondazioni, incendi di boschi e disastri causati dall’uomo hanno generato danni coperti da polizze per 144 miliardi di dollari. Il dato è in forte aumento rispetto ai 56 miliardi versati dalle compagnie nel 2016, spiega la società di riassicurazione elvetica Swiss Re nel suo tradizionale studio Sigma. Le perdite economiche totali hanno raggiunto l’anno scorso 337 miliardi, rispetto ai 180 miliardi del 2016 (+87%). La lacuna a livello di copertura si è così attestata a 193 miliardi. Il quadro cambia radicalmente se si conteggiano le vittime. Nel periodo in rassegna vi sono stati 11'000 morti o dispersi: il numero è uno dei più bassi degli ultimi anni. L’evento più micidiale è relativo agli scoscendimenti e alle inondazioni che a metà agosto hanno interessato la Sierra Leone, con un bilancio di 1141 vittime. Nel dettaglio, lo studio ha censito 301 catastrofi, rispetto alle 329 nel 2016. In media, dal 2007 ogni anno si sono registrate perdite per 190 miliardi. Gli eventi più rilevanti dal profilo assicurativo sono stati gli uragani Harvey, Irma e Maria, che hanno interessato USA e Caraibi e che hanno causato danni per 92 miliardi di dollari, l’equivalente dello 0,5% del PIL USA.


Commenti

  1. "E secondo un report della Rete di ricerca sul cambiamento climatico urbano della Columbia University di New York, Ginevra rischia un innalzamento della temperatura di circa due gradi e mezzo entro i prossimi dieci anni."

    Il report? ... andiamo a vedere...

    Ah!... ancora risultati di modellini.
    Vabbe', dai... facciamo finta di preoccuparci di questo problema importantissimo... vitale, direi.
    Nel frattempo, gli stessi "soliti noti" spingono per fermare i reattori nucleari che coprono quasi il 40% della domanda elettrica svizzera per sostituirli con farlocche rinnovabili intermittenti che richiederanno, per forza, centrale termoelettriche a combustibili fossili come aiuto durante i momenti di non-sole e non-vento.

    Quasi comico.

    ---------------

    "Solo per fare un esempio, l’uragano Sandy del 2012 ha provocato danni per 50 miliardi di dollari lasciando cinque milioni di persone senza elettricità nella regione di New York. "

    ... omettendo di dire che negli 11 anni precedenti gli USA sono stati "risparmiati" da landfall di uragani di categoria da 3 in su (quelli che producono piu' danni)... WIlma nell'ottobre 2005... anche questo, a rigor di logica (merce rarissima da certe parti) "colpa" del global warming assassino:

    http://www.aoml.noaa.gov/hrd/tcfaq/E23.html

    Centinaia di miliardi di dollari risparmiati, confrontando con la media di danni/anno dei decenni precedenti. Se i danni sono la figura di merito... dateci piu' global warming... almeno a guardare le statistiche...

    Miti! "Si dice"! Leggende metropolitane! A piene mani! Basta!

    "Figure 2: Atlantic tropical storm counts adjusted for likely missing storms. Once an estimate for likely missing storms is accounted for the increase in tropical storms in the Atlantic since the late-19th Century is not distinguishable from no change. Figure adapted from Vecchi and Knutson (2008, J. Climate)"

    in https://www.gfdl.noaa.gov/historical-atlantic-hurricane-and-tropical-storm-records/

    Come recita quella canzonetta di Marco Masini? "Perche', lo faaaai?"...
    Perche', steph? Cosa ti viene in tasca, esattamente? Spiega.

    Ciao.



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