Non riscaldiamoci troppo
Giunge notizia di un'intervista pubblicata qualche settimana fa su un giornaletto locale ad un sedicente "climatologo" a me sconosciuto e che avrebbe collezionato una serie di perle rare. Una di queste è stata ripresa a mo' di sfottò da un altro giornale settimanale nella sua rubrica ironica di copertina.
Qualche puntualizzazione a riguardo.
Inquinamento e inquinanti:
Oltre i 1000 ppm di CO2 in atmosfera, l’organismo umano incomincia ad avere qualche difficoltà cognitiva e con gli odierni tassi di crescita non più di 250 anni ci separano da questo primato. Secondo le proiezioni oggi possibili, a quel punto, se non altro, saranno esaurite anche le riserve di carbone (il combustibile fossile con il maggior impatto sul CO2 ), mentre le riserve di petrolio potrebbero essere finite già un paio di secoli prima.
In più: l'acidificazione dei mari: CO2 + CO32- + H2O → 2HCO3-
Insomma, mutatis mutandis: meglio non insegnare che la CO2 "non inquina", perché allora si dovrebbe anche dire che la combustione è un processo costruttivo.
Il sottinteso è che la CO2 sia cibo per le piante e non faccia loro altro che bene. Il famoso "effetto fertilizzante". Già. Peccato che si dimentica sempre di aggiungere come stanno realmente le cose. E le cose stanno così:
1) che l’aumento della concentrazione di CO2 atmosferica abbia permesso un aumento delle rese agricole è ancora tutto da dimostrare;
2) che l’aumento della concentrazione di CO2 atmosferica abbia permesso un aumento della copertura vegetale del pianeta non trova riscontro perché sembra essere vero ma solo per alcune zone e non per tutte le aree del pianeta, e dove ciò è avvenuto è stato messo in relazione anche con altre cause (regime pluviometrico, trend delle temperature, uso del suolo e disponibilità di nutrimenti);
3) diffidare dal prendere un caso particolare per poi estenderlo all’intero globo, o a tutto il regno vegetale, come fossero le due o tre specie botaniche del caso particolare, trattate in camera di crescita a concentrazioni crescenti di CO2, a dimostrare l’effetto fertilizzante per tutte le restanti specie (le sole Angiosperme sono qualcosa come 300 mila specie), comprese quelle a metabolismo C4 o CAM;
4) se introduciamo il fattore temperatura (in aumento), l'effetto fertilizzante della CO2 riferito al processo fotosintetico viene meno ancor più drasticamente. La letteratura nel merito si spreca, basta leggersi un qualsiasi testo base di fisiologia vegetale, concetti base di fotorespirazione e affinità della Rubisco ai gas disciolti all'interno della foglia. Piante a ciclo C4 (che coprono una superficie agraria non indifferente: mais, sorgo, canna da zucchero etc.) non traggono nessun beneficio dall'effetto fertilizzante della CO2, per esempio. Qui un bel lavoro che mette in guardia sull'aumento della temperatura e le rese, prendendo in considerazione anche l'effetto della CO2, che risulta effettivamente come fattore fertilizzante, a condizione però che le temperature e la disponibilità di acqua e nutrienti siano crescenti. In due parole, per rese crescenti, a parità di incremento della CO2, dovremmo fornire al sistema agrario più input.
Qualche puntualizzazione a riguardo.
Inquinamento e inquinanti:
wiki:
Treccani:
L'enciclopedia britannica:
Oltre i 1000 ppm di CO2 in atmosfera, l’organismo umano incomincia ad avere qualche difficoltà cognitiva e con gli odierni tassi di crescita non più di 250 anni ci separano da questo primato. Secondo le proiezioni oggi possibili, a quel punto, se non altro, saranno esaurite anche le riserve di carbone (il combustibile fossile con il maggior impatto sul CO2 ), mentre le riserve di petrolio potrebbero essere finite già un paio di secoli prima.
In più: l'acidificazione dei mari: CO2 + CO32- + H2O → 2HCO3-
Insomma, mutatis mutandis: meglio non insegnare che la CO2 "non inquina", perché allora si dovrebbe anche dire che la combustione è un processo costruttivo.
Il sottinteso è che la CO2 sia cibo per le piante e non faccia loro altro che bene. Il famoso "effetto fertilizzante". Già. Peccato che si dimentica sempre di aggiungere come stanno realmente le cose. E le cose stanno così:
1) che l’aumento della concentrazione di CO2 atmosferica abbia permesso un aumento delle rese agricole è ancora tutto da dimostrare;
2) che l’aumento della concentrazione di CO2 atmosferica abbia permesso un aumento della copertura vegetale del pianeta non trova riscontro perché sembra essere vero ma solo per alcune zone e non per tutte le aree del pianeta, e dove ciò è avvenuto è stato messo in relazione anche con altre cause (regime pluviometrico, trend delle temperature, uso del suolo e disponibilità di nutrimenti);
3) diffidare dal prendere un caso particolare per poi estenderlo all’intero globo, o a tutto il regno vegetale, come fossero le due o tre specie botaniche del caso particolare, trattate in camera di crescita a concentrazioni crescenti di CO2, a dimostrare l’effetto fertilizzante per tutte le restanti specie (le sole Angiosperme sono qualcosa come 300 mila specie), comprese quelle a metabolismo C4 o CAM;
4) se introduciamo il fattore temperatura (in aumento), l'effetto fertilizzante della CO2 riferito al processo fotosintetico viene meno ancor più drasticamente. La letteratura nel merito si spreca, basta leggersi un qualsiasi testo base di fisiologia vegetale, concetti base di fotorespirazione e affinità della Rubisco ai gas disciolti all'interno della foglia. Piante a ciclo C4 (che coprono una superficie agraria non indifferente: mais, sorgo, canna da zucchero etc.) non traggono nessun beneficio dall'effetto fertilizzante della CO2, per esempio. Qui un bel lavoro che mette in guardia sull'aumento della temperatura e le rese, prendendo in considerazione anche l'effetto della CO2, che risulta effettivamente come fattore fertilizzante, a condizione però che le temperature e la disponibilità di acqua e nutrienti siano crescenti. In due parole, per rese crescenti, a parità di incremento della CO2, dovremmo fornire al sistema agrario più input.
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