La scienza è politica?


Ma la scienza è politica?
The Verge se lo chiede ma io non me lo chiedo più da tempo, alla luce di quel che sta succedendo in USA con la nuova presidenza Trump. Come si sa, infatti, il becero "Robin Hood" degli alternativi, dalle dita corte, dal riporto arancio e dalla dubbia salute mentale - in combutta con la sua cricca - sta cancellando le politiche dell'agenzia per la protezione dell'ambiente e sta imponendo una visione totalmente autocratica del sapere scientifico. Con tutte le implicazioni politiche di questo e senza dare ragioni. In barba alle favelle che raccontano certi cortigiani di provincia.


Lo credevo un bandito alternativo.  Mi sa che è un alternativo più stupido che bandito (per dirla con Cipolla). Quanto rimpiangeremo lo stile e la sostanza del suo predecessore?


Scalo internazionale di Boston, ieri l'altro. La zona arrivi trasformata in un gigantesco ufficio legale, tra nastri portabagagli e valigie. Decine di cartelli, centinaia di manifestanti. 

Scalo internazionale di Francoforte, ieri l'altro. Tre anni all'Università di Harvard con una borsa di studio del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca: questo avrebbe dovuto cominciare in questi giorni Samira Asgari, iraniana, genetista specializzata in malattie infettive, con un PhD all'EPFL. Ma il viaggio della ricercatrice verso Boston si ferma prima del decollo dalla città tedesca.
Ero in fila con un visto valido, ma non mi hanno lasciato imbarcare perché iraniana
twitta Samira. Lo scorso venerdì riceve il visto, poche ore dopo arriva il giro di vite statunitense e il suo sogno crolla. Si ritrova di nuovo a Losanna ma senza lavoro e senza casa. Discriminata perché originaria di uno dei paesi islamici elencato nel nuovo decreto anti-terrorismo firmato dal "Robin Hood" degli alternativi e dal riporto arancio.
È crollata la mia idea di un Paese che pensavo apprezzasse e valorizzasse chi lavora molto e bene. Non è così.
La speranza di partire e di arrivare nel prestigioso ateneo statunitense non l'ha persa, ma ora tutto è bloccato.

Intanto, ecco una delle prime petizioni di accademici contro il "Muslin ban".




Update 2/2: Samira Asgari denuncia il Potus in persona! Ha deciso di ricorrere alle vie legali dopo che gli USA le hanno negato due volte l'entrata nel Paese malgrado disponesse di un visto valido. La prima volta sabato scorso all'aeroporto di  Francoforte e poi di nuovo martedì a Zurigo.
A margine di questo secondo tentativo, ho avuto occasione di parlarle. È furibonda (e la si può capire) ma anche tremendamente determinata a non darsi per vinta e a riprendersi il suo sogno di andare ad Harvard letteralmente scippato dal Potus dell'alternatività dal riporto arancio.
La compagnia aerea Swiss si sarebbe piegata alla minaccia proveniente da Washington di non permettere al volo di atterrare sul suolo americano e di infliggerle una multa di 50.000 US$.
Forte della decisione di un tribunale del Massachusset di sospendere l'esecuzione del decreto Trump del "Muslin ban" per le persone in possesso di un visto valido (vedi box a lato), la ricercatrice iraniana avrebbe, quindi, denunciato negli USA il Trump in persona, assieme all'autorità di protezione delle frontiere e al dipartimento della sicurezza interna. E non si tratta di un caso isolato, a quanto pare: dopo la firma del contestato decreto - in contrasto con la missione e i valori di tantissime organizzazioni scientifiche americane e legale solo nel mondo alternativo del Potus dell'alternatività dal riporto arancio - , sarebbero già diverse le denunce inoltrate da persone a cui è stata vietata l'entrata nel Paese.

Update 3/2: Samira Asgari ha infine potuto volare da Francoforte a Boston. La scienziata ha potuto beneficiare della decisione della giustizia del Massachusetts, favorevole a quanti come lei erano già in possesso di un visto valido. Lufthansa accetterà i passeggeri in questa situazione fino al 5 febbraio. 
Well done, Samira!

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