L'hockey e la sdraio


Domenica 19 maggio 2013, ore 20:30, Stoccolma, Globe Arena: la nazionale svizzera di hockey su ghiaccio sta per scolpire un'altra pagina di storia sportiva, giocando la finale dei Campionati del Mondo di questa seguitissima (in Svizzera, così come in Nordamerica, Scandinavia, Russia, Cechia, Slovacchia, negli Stati dell'ex-URSS,...) disciplina (qui o qui il live in streaming). La prima volta, dopo l'argento conquistato nel lontano 1935. Dopo aver clamorosamente vinto 9 partite su 9, aver battuto ed eliminato avversari quotatissimi come Canada, Repubblica Ceca o USA, l'outsider e oramai non più sorpresa del torneo iridato affronterà stasera la nazionale svedese, pluricampione del mondo nonché ospitante del torneo, già battuta dagli elvetici all'esordio. Ci sono robuste ragioni per essere fiduciosi. Perché i ragazzi elvetici hanno finora mostrato estrema compattezza, gran gioco di squadra, un sistema di gioco assai pagante: insomma, mai come in questa occasione, hanno dimostrato di saperci davvero fare con la mazza da hockey.
Dopo, oro o argento che sia, potranno guadagnarsi le meritate vacanze, a coronamento di una stagione lunghissima, iniziata, nei rispettivi campionati, lo scorso settembre. Insomma: la spiaggia, il mare, le brezze, e la sedia a sdraio inclinata verso il sole non sono più molto lontane, per loro.

Svizzera, mazza da hockey e sedia a sdraio hanno apparentemente ben poco a che fare con ciò di cui si occupa MS.
Invece...




Invece: la mazza da hockey è un'icona della tematica dei cambiamenti climatici su scala temporale plurisecolare, una vera e propria ossessione per alcuni, una grande scoperta della scienza paleoclimatica per chi di queste cose si occupa o si interessa in maniera razionale e ponderata.
Inventata in realtà da alcuni nordamericani (come lo sport che la usa), è entrata da poco più di un decennio nell'immaginario collettivo di chi si occupa di climate change. Curiosamente, uno degli esperti dai cui lavori di ricostruzione il famoso paper che partorì l'originale del 1998 prese spunto, ha lo stesso cognome di uno dei più forti difensori svizzeri della nazionale delle meraviglie di cui sopra.





Più volte messa alla gogna, più volte criticata, più volte messa in dubbio, la mazza è ancora lì bella integra e utilissima alla causa. Su chi (con atteggiamento iconoclasta) l'ha messa alla gogna del ludibrio terrapiattista, l'icona - come i gatti - si è più e più volte vendicata tornando sempre in vita (non che nel frattempo sia perita, eh)  più forte e robusta di prima. Da coloro i quali l'hanno criticata, ne hanno dubitato la sostanza (più che la forma) e ne hanno tentato la falsificazione, il normale processo scientifico ha saputo di volta in volta partorire nuove, più aggiornate e significative versioni (qui, qui e qui alcune recenti).
E tutte hanno sempre riconfermato la sostanza della forma: la mazza da hockey non si spezza e anzi: proprio stasera è all'apice mondiale della sua popolarità :-D


La Svizzera: beh un contributo importante alle ricostruzioni climatiche degli ultimi due millenni viene dalla ricerca che ha sede in terra elvetica, in particolare all'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) di Birmensdorf o all'Università di Berna  (dove ha sede l'Oeschger Centre) e dove per es. ricercatori quotatissimi ed autorevoli (un quartetto su tutti qui, qui, qui e qui), insieme a giovani studenti, lavorano da anni intrecciando quello che le scienze paleoclimatologiche (facenti capo a metodi come la dendrocronologia, la paleobotanica, lo studio delle carote glaciali, quello dei sedimenti marini, lacustri, glaciali,...) e le scienze umane (storia, economia, sociologia,...) sono in grado di raccontarci a proposito del clima degli scorsi millenni. Proprio a Berna ha una sede, fra l'altro, il progetto  PAGES, network internazionale dedicato al coordinamento e alla promozione della ricerca sui cambiamenti climatici e ambientali del passato e dal cui lavoro è scaturita la recente e importante ricostruzione climatica bi-millenaria e pluri-continentale (vedi anche qui).


E la sedia a sdraio? Beh, è stata assunta, da poco, a nuova e più "estesa" icona del clima del passato. Dopo che Marcott et al. (vedi anche qui e qui) ne hanno recentemente portato a conoscenza i frutti del loro lungo e importante lavoro (qui il full paper pubblicato su Science lo scorso 8 marzo).
Dopo le polemiche, la quiete del relax sulla sedia a sdraio, formulata (vedi anche qui), per l'occasione, mettendo assieme altri lavori di ricostruzione olocenica (vedi anche qui e qui). Sedia che però -  a prescindere dai dubbi circa alcune considerazioni collaterali (ci torneremo) - lascia anche ben pochi dubbi (o ne toglie ulteriori) circa le evidenze e la portata dell'attuale GW. E quindi non può di certo adempiere al suo scopo, quello del relax. Anche perché, come sappiamo, ha lo schienale bloccato a 90 gradi e difficilmente può essere riparato e quindi inclinato.
Sedia (funzionante) e relax a cui aspirano invece gli eroi dell'hockey su ghiaccio, dopo la possibile ultima e storica impresa di stasera.


Bon, let's go out for the gold....

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