Jambo Africa!
Guest post speciale sull'Africa in un (ennesimo) periodo drammatico per il Corno: si tratta della traduzione di un articolo scritto da René Estermann, direttore di myclimate, sul blog climatico dell'ETH.
Sono appena tornato da una visita dei nostri progetti in Africa. Tra le altre cose, ero con Anthony, un partner del progetto in Kenya: lui e la sua squadra installeranno nei prossimi anni 52'000 cucine efficienti per le famiglie nelle aree rurali intorno alla foresta Kakamega - l'ultima foresta pluviale del Kenya. Con l'aiuto di queste cucine, nei prossimi 7 anni si impedirà l'emissione di circa 250'000 tonnellate di CO₂, l'equivalente di quel che 100'000 automobili emettono mediamente ogni anno in Svizzera. Grazie ai fondi di compensazione di myclimate, i costi di un fornello ammontano a soli 200-300 scellini kenioti, un buon 75% in meno.
L'aumento della popolazione e la pressione sulle risorse naturali sono enormi in Africa, e questo già solo per soddisfare le esigenze di base come l'energia per cucinare, la luce nelle case scure, la fornitura di acqua pulita, la mobilità degli studenti e l'industria. La necessità di uno sviluppo sostenibile e di approvvigionamento energetico è altrettanto enorme.
Gli effetti del cambiamento climatico in Africa sono già visibili e tangibili sul posto: piogge ritardate e siccità causano innumerevoli crisi alimentari come quella terribile che sta avvenendo in Somalia, nel Kenya nord-orientale e nel sud-est dell'Etiopia. Inoltre, i livelli dei mari in aumento iniziano a minacciare le infrastrutture sulla costa.
Il cambiamento climatico è una grande sfida globale, richiede molti sforzi, innumerevoli piccoli atti di grossa portata e solidarietà globale. Sono quindi necessarie riduzioni da noi nei paesi industrializzati e parallelamente e soprattutto grandi impegni anche nelle regioni meno privilegiate del globo, come in Africa. Il nostro motto deve essere: «Let us do our best & offset the rest!». Con questo voglio dire che, oltre a riduzioni significative delle emissioni in Svizzera (almeno il 20% entro il 2020), ogni tonnellata di CO₂ non (ancora) ridotta in Svizzera deve essere compensata! Attualmente, questo si tradurrebbe in circa 35 milioni di tonnellate di gas serra che la Svizzera dovrebbe compensare ogni anno. Con circa un miliardo di franchi annui fino al 2020 sarebbe possibile. Con questo denaro si potrebbero realizzare, ad esempio, tutti i seguenti progetti di mitigazione e protezione climatica in Africa, Asia o America del Sud:
2012: 80'000 piccoli impianti di produzione di biogas, con cui circa mezzo milione di persone nelle aree rurali africane possono permettersi di cucinare;
2013: 35 milioni di lampade solari nelle zone rurali OTG, al posto di lampade a cherosene;
2014: compostaggio nelle capitali dell'Africa orientale per circa 3 milioni di tonnellate di rifiuti verdi;
2015: 3.5 milioni di cucine efficienti e fornelli solari per circa 20 milioni di persone;
2016: acqua pulita per 3.5 milioni di famiglie;
2017: energia elettrica da fonti rinnovabili, acqua potabile e rifiuti verdi per 1 milione di abitanti dell'isola di Zanzibar;
2018: ogni anno oltre 6'000 GWh di energia elettrica rinnovabile da impianti eolici;
2019: 70'000 autobus efficienti che emettono solo la metà delle emissioni attuali di CO₂;
2020: produzione di corrente da energia geotermica nei paesi della Rift Valley per più di 6'000 GWh all'anno.
Progetti efficaci e di spessore e, in teoria, di non facile attuazione. Ma solo con fatti concreti possiamo cambiare il mondo verso basse emissioni di carbonio - ed è necessario il contributo dei paesi maggiormente emettitori. Tali contributi ce li possiamo permettere in Svizzera. Per esempio, avremmo bisogno solo di 1 centesimo per ogni km di viaggio su strada o circa 10 centesimi per ogni litro di benzina e olio da riscaldamento e circa 6 franchi per 1.000 km di volo e circa 0.5 centesimi per kW di gas, in modo da finanziare almeno il costo adeguato (1miliardo di franchi all'anno) per la riduzione in un altro luogo della stessa quantità di CO₂ emessa da noi.
Sono appena tornato da una visita dei nostri progetti in Africa. Tra le altre cose, ero con Anthony, un partner del progetto in Kenya: lui e la sua squadra installeranno nei prossimi anni 52'000 cucine efficienti per le famiglie nelle aree rurali intorno alla foresta Kakamega - l'ultima foresta pluviale del Kenya. Con l'aiuto di queste cucine, nei prossimi 7 anni si impedirà l'emissione di circa 250'000 tonnellate di CO₂, l'equivalente di quel che 100'000 automobili emettono mediamente ogni anno in Svizzera. Grazie ai fondi di compensazione di myclimate, i costi di un fornello ammontano a soli 200-300 scellini kenioti, un buon 75% in meno.
L'aumento della popolazione e la pressione sulle risorse naturali sono enormi in Africa, e questo già solo per soddisfare le esigenze di base come l'energia per cucinare, la luce nelle case scure, la fornitura di acqua pulita, la mobilità degli studenti e l'industria. La necessità di uno sviluppo sostenibile e di approvvigionamento energetico è altrettanto enorme.
Gli effetti del cambiamento climatico in Africa sono già visibili e tangibili sul posto: piogge ritardate e siccità causano innumerevoli crisi alimentari come quella terribile che sta avvenendo in Somalia, nel Kenya nord-orientale e nel sud-est dell'Etiopia. Inoltre, i livelli dei mari in aumento iniziano a minacciare le infrastrutture sulla costa.
Il cambiamento climatico è una grande sfida globale, richiede molti sforzi, innumerevoli piccoli atti di grossa portata e solidarietà globale. Sono quindi necessarie riduzioni da noi nei paesi industrializzati e parallelamente e soprattutto grandi impegni anche nelle regioni meno privilegiate del globo, come in Africa. Il nostro motto deve essere: «Let us do our best & offset the rest!». Con questo voglio dire che, oltre a riduzioni significative delle emissioni in Svizzera (almeno il 20% entro il 2020), ogni tonnellata di CO₂ non (ancora) ridotta in Svizzera deve essere compensata! Attualmente, questo si tradurrebbe in circa 35 milioni di tonnellate di gas serra che la Svizzera dovrebbe compensare ogni anno. Con circa un miliardo di franchi annui fino al 2020 sarebbe possibile. Con questo denaro si potrebbero realizzare, ad esempio, tutti i seguenti progetti di mitigazione e protezione climatica in Africa, Asia o America del Sud:
2012: 80'000 piccoli impianti di produzione di biogas, con cui circa mezzo milione di persone nelle aree rurali africane possono permettersi di cucinare;
2013: 35 milioni di lampade solari nelle zone rurali OTG, al posto di lampade a cherosene;
2014: compostaggio nelle capitali dell'Africa orientale per circa 3 milioni di tonnellate di rifiuti verdi;
2015: 3.5 milioni di cucine efficienti e fornelli solari per circa 20 milioni di persone;
2016: acqua pulita per 3.5 milioni di famiglie;
2017: energia elettrica da fonti rinnovabili, acqua potabile e rifiuti verdi per 1 milione di abitanti dell'isola di Zanzibar;
2018: ogni anno oltre 6'000 GWh di energia elettrica rinnovabile da impianti eolici;
2019: 70'000 autobus efficienti che emettono solo la metà delle emissioni attuali di CO₂;
2020: produzione di corrente da energia geotermica nei paesi della Rift Valley per più di 6'000 GWh all'anno.
Progetti efficaci e di spessore e, in teoria, di non facile attuazione. Ma solo con fatti concreti possiamo cambiare il mondo verso basse emissioni di carbonio - ed è necessario il contributo dei paesi maggiormente emettitori. Tali contributi ce li possiamo permettere in Svizzera. Per esempio, avremmo bisogno solo di 1 centesimo per ogni km di viaggio su strada o circa 10 centesimi per ogni litro di benzina e olio da riscaldamento e circa 6 franchi per 1.000 km di volo e circa 0.5 centesimi per kW di gas, in modo da finanziare almeno il costo adeguato (1miliardo di franchi all'anno) per la riduzione in un altro luogo della stessa quantità di CO₂ emessa da noi.
Bel progetto: per il costo di un solo Falcon HTV-2...
RispondiEliminaE già. Ma vallo a dire ai vari ten.col. che aborrano le ong e per i quali il climate change è una truffa perché massaggiano i dati, non è il caldo a guidare i ghiacci, la media in natura non esiste e se esiste è un'invenzione degli ecoballisti...:-D
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