Alpi nel tempo /1
Estratti rizomatici da recenti studi, presentazioni, pubblicazioni, convegni et similia con fil rouge le Alpi fra passato remoto e futuro prossimo. Focus particolare su quelle svizzere.
Post in 2 parti. Oggi il passato.
(Joshua Peterson)
❖ Alpi durante l'ultimo massimo glaciale (LGM)
Ho assistito recentemente alla presentazione in italiano (da parte di uno dei co-autori per il sud delle Alpi) della nuovissima carta delle Alpi svizzere durante il LGM. Questa carta rinnova e aggiorna quella bellissima opera d'arte che era il vecchio e unico modello esistente per le Alpi (migliaia di studenti delle scienze geofisiche ma anche delle scuole superiori l'hanno sicuramente consultata): la carta di Heinrich Jäckli datata 1962 (e riedita nel 1970).
Ho assistito recentemente alla presentazione in italiano (da parte di uno dei co-autori per il sud delle Alpi) della nuovissima carta delle Alpi svizzere durante il LGM. Questa carta rinnova e aggiorna quella bellissima opera d'arte che era il vecchio e unico modello esistente per le Alpi (migliaia di studenti delle scienze geofisiche ma anche delle scuole superiori l'hanno sicuramente consultata): la carta di Heinrich Jäckli datata 1962 (e riedita nel 1970).
Qui (purtroppo solo in francese e tedesco) un po' di documentazione.
La nuova carta è molto più dettagliata e sostanzialmente diversa dalla precedente nonché arricchita di notevoli contributi locali. Interessanti alcuni aggiornamenti inseriti con cura e che sono il frutto di ricerche e nuovi apporti risalenti agli ultimi 10-15 anni. Per es. il Giura (fino a poco tempo fa ritenuto libero da formazioni glaciali) ricoperto da ghiacciai propri, e il sud delle Alpi, caratterizzato da un clima diverso rispetto al nord.
“Il modello precedente proponeva a sud estensioni ghiacciate in un certo senso specchiate rispetto al nord delle Alpi” ha spiegato il relatore. “La carta di oggi rileva a sud lobi glaciali molto più frastagliati perché già ai tempi delle glaciazioni c'erano differenze climatiche più marcate tra nord e sud. Qui i ghiacciai venivano alimentati da forti precipitazioni nevose sulle alte cime, analogamente a quanto succede oggi nella Nuova Zelanda. Aspetto confermato da grossi accumuli glaciali nell'Engadina, nella regione del Reno Anteriore e nell'Alto Vallese”. Tanto da far ipotizzare, ad es., un cambiamento di nome per il ghiacciaio che scendeva dall'Alto Vallese verso il Lemano: da "ghiacciaio del Rodano" (che in realtà doveva probabilmente estendersi verso nordovest e verso sud) a "ghiacciaio del Vallese", vista la sua principale sorgente di alimentazione riscontrabile fra il Cervino e il Monte Rosa.
❖ Alpi fra l'anomalia climatica medievale (MCA) e la piccola era glaciale (LIA)
Sintesi di alcune recentissime presentazioni dall'EGU2010:
. qui alcuni autori - utilizzando registrazioni isotopiche glaciali molto stabili e dopo "scrematura" da vari biases (per es. l'origine atlantica o mediterranea degli apporti pluviometrici condiziona la stabilità degli isotopi) - hanno ricostruito l'andamento termico estivo dell'ultimo millennio.
Risultati: condizioni persistentemente calde fra il 980 e il 1100, poi graduale declino termico - caratterizzato da forte variabilità decennale - fino al 1500, intervallato però da un paio di brevi periodi ancora caldi (comparabili a quelli del XX secolo) e da 4 brevi periodi molto freddi. Dopo il 1500, la LIA ha conosciuto comunque 3 periodi caldi, prima dei 2 massimi dell'epoca recente attorno agli anni 40 e negli ultimi decenni.
. qui altri autori hanno ricostruito - mediante amebe subfossili, isotopi stabili e pollini - la storia idrologica dell'ultimo millennio nell'Alta Engadina (Alpi svizzere sudorientali).
Risultati: forte variabilità secolare e decennale. Ai 3 secoli umidi fra il 1000 e il 1300 circa, con massimo a fine periodo, segue una riduzione graduale degli apporti idrici fin quasi alla fine del XVI secolo, poi torna un breve periodo molto umido e anche freddo (fra il 1580 e il 1630), fra la seconda metà del XVII secolo e l'inizio del XVIII secolo l'umidità decresce, a seguire nuovo periodo umido per gran parte del 1700 e fino al 1850, con massimo assoluto fra fine 1700 e inizio 1800. Infine, nell'ultimo periodo strumentale, i risultati confermano il graduale trend al ribasso accompagnato dall'incremento termico.
. infine qui altri autori hanno ricostruito trend e variabilità intra-annuale delle temperature invernali (ottobre-aprile) fra il 1100 e il 1500, utilizzando sedimenti lacustri dal lago Silvaplana.
Risultati: forte variabilità interdecennale sovrimposta ad un trend raffreddante dal 1400 in avanti. Una comparazione con le T estive (ricostruite in altri studi affini nello stesso luogo, vediqui) mostra anche forti fluttuazioni nella variabilità intra-annuale, mentre una comparazione con i principali forcing mostra che, durante il periodo in esame, forti eruzioni vulcaniche tropicali hanno coinciso con inverni relativamente miti (tipici da AO+).
Da notare che esiste già un'ampia banca dati tratta dal progetto HISTALP (per gli ultimi secoli) e ALP-IMP.
Nel prossimo ed ultimo post, parleremo delle Alpi oggi e in proiezione futura.
Da notare che esiste già un'ampia banca dati tratta dal progetto HISTALP (per gli ultimi secoli) e ALP-IMP.
Nel prossimo ed ultimo post, parleremo delle Alpi oggi e in proiezione futura.
To be continued....
Interessantissima la nuova carta glaciale alpina ma la lingua allemand non la digerisco proprio e quella in italiano "is not for free"!
RispondiEliminaQualche documento in italiano dove lo posso trovare ?
by Telegraph Cove
Grazie!
RispondiEliminaLa carta è disponibile anche in italiano, ma documenti sono disponibili purtroppo solo in tedesco e francese.
http://www.swisstopo.admin.ch/internet/swisstopo/it/home/products/maps/geology/geomaps/LGM-map500.html
Ciao!